Il parco naturale lombardo della Valle del Ticino è un’area naturale protetta istituita il 9 gennaio 1974. È stato il primo parco regionale italiano ad essere istituito. nonché il primo parco fluviale europeo È situato lungo le rive del fiume Ticino, interamente in Lombardia, e interessa le province di Milano, Pavia e Varese, in un’area di 91.410 ettari compresa tra il Lago Maggiore ed il Po.
Abbiamo voluto intervistare il segretario generale che dal 2020 è Antonella Annechiarico, napoletana che vive in lombardia da così tanti anni da considerarla la sua terra di adozione.
Da quanti anni vive a Milano? E come ci è arrivata? Come ha iniziato la sua attività?
Vivo a Milano da ventitre anni e la frequento da quasi trenta. La mia professione di segretario comunale mi ha portato all’età ventisei anni sulle vette della Val Brembana e da qui è nato il mio rapporto con Milano.
Milano l’ho scelta, perché con il tempo l’ho colta nella sua più intima e riservata essenza, al di là dei facili luoghi comuni, l’ho confermata come mia città di adozione quando, sedici anni fa, è nata Anna, mia figlia.
All’inizio, venendo da Napoli, mi spaventava la pianura, mi sentivo senza punti di riferimento, mi spaventava l’idea di vivere senza l’acqua. Poi il mio sguardo è andato oltre, ho iniziata a conoscerla, a incuriosirmi alla città d’acqua nascosta, alla grande visione di Leonardo. E pian piano, senza che lo cercassi, la vita mi ha portato al Parco Lombardo della Valle Ticino, di cui ricopro l’incarico di Segretario Generale dal 2020 .
Di professione sono segretario generale nei comuni, nell’immaginario collettivo un burocrate, in realtà il mio percorso è sempre stato connesso al mondo dell’arte contemporanea. Sono sposata con un artista, per anni, insieme a mio marito, Gennaro Castellano, mi sono interessata di public art, l’arte nello spazio pubblico, intesa come spazio delle relazioni ; citando Michelangelo Pistoletto, che ho avuto il privilegio di frequentare per anni, Arte al centro di una trasformazione sociale responsabile.
Ho sempre pensato che la pubblica amministrazione avesse bisogno di leggere i territori e i contesti attraverso uno sguardo attento alla complessità e non soltanto di applicare leggi e regolamenti in maniera spesso acritica e autoreferenziale. Per tanti anni ho cercato di impegnarmi nel rafforzare le reti con il mondo dell’arte, della cultura, dell’ambiente, del sociale.
In Lombardia ci sono molti parchi fluviali e quello del Ticino è molto grande. Quali iniziative vi proponete di portare avanti?
La storia del parco del Ticino, di cui quest’ anno corre il cinquantesimo dalla fondazione è una bella storia, che va coltivata, raccontata, tutelata.
Un’ esperienza unica, nata dal basso, da territori consapevoli dei rischi che le spinte all’urbanizzazione e allo sviluppo industriale potevano comportare, che ha trovato accoglimento in una visione lungimirante delle Istituzioni.
Parliamo del 1974, anno in cui nasce in Lombardia il primo Parco Regionale che include al suo interno tutte le superfici urbanizzate degli Enti che lo compongono, comprese le infrastrutture strategiche, per un’estensione complessiva di 91.800 Ha di cui 71.258,34 Ha di Parco regionale e 20.534,55 Ha di Parco Naturale.
Si costituisce un ente che comprende l’intero territorio amministrativo di 47 Comuni delle province di Milano, Varese, Pavia, collocati lungo il tratto del fiume Ticino ricompreso tra il lago Maggiore ed il fiume Po (115 Km). Nel 2002 gran parte del territorio viene insignito del riconoscimento UNESCO di Riserva della Biosfera Valle del Ticino (oggi Riserva Ticino Val Grande Verbano, a seguito dell’ampliamento approvato nel 2018) nell’ambito del Programma MAB Man and Biosphere.
E’ fondamentale sottolineare che il Parco Lombardo della Valle del Ticino, ricomprendendo al suo interno l’intero territorio comunale, agisce non solo sul fiume, ma anche e soprattutto sul territorio boschivo, agricolo urbanizzato e sui grandi corridoi ecologici riconosciuti dalla UE .
Quindi non parliamo solo di Parco fluviale, ma anche e soprattutto di Parco agricolo (55% della sup) naturale e urbano . E’ un circolo virtuoso: tutto quello che si fa nei boschi, nei campi, nelle aree urbanizzate influenza la vita del fiume e viceversa.
E’ fondamentale osservare che uno dei primi provvedimenti richiesti e adottati è stato il divieto di escavazione nel fiume, nella consapevolezza che se non si fosse più estratta sabbia e ghiaia, l’alveo fluviale sarebbe rimasto alla stessa quota della barriera boschiva e all’arrivo delle forti piogge e delle piene, l’acqua, rallentata dai boschi, si sarebbe equamente distribuita senza far danni.
Non a caso il Ticino è uno dei pochi fiumi italiani dove da anni non avvengono dissesti idrogeologici . Se invece vengono eliminati i boschi, urbanizzate le zone vicino al fiume e autorizzate le escavazioni, l’alveo si abbassa, si restringe e l’acqua corre velocissima verso valle provocando disastri sulle sue rive.
In sintesi, quello che ci proponiamo di portare avanti, rispondendo alle grandi sfide del terzo millennio è il mantenimento di una governance in grado di gestire questa complessità , coniugando tutela e sviluppo sostenibile.
Al sud ci sono molti grandi parchi come quello del Pollino che però non è fluviale. Quanto le riserve d’acqua aiutano i parchi e la natura?.
Nel rispondere a questa domanda mi avvalgo del punto di vista del nostro Responsabile Agricoltura, Michele Bove.
I Parchi fluviali ricevono l’acqua dalle montagne e dai laghi e hanno il compito di usarla per conservarla: l’agricoltura di pianura che sta intorno al fiume e nei parchi, vive da secoli grazie ad una vastissima rete irrigua di superficie nella quale scorre questa acqua prelevata dal fiume che fa crescere le colture agricole, mantiene in vita i boschi, le siepi e i filari intorno ai campi e l’erba degli argini e dei prati.
L’agricoltura utilizza quest’acqua, la mantiene fresca, la depura (se è una buona agricoltura) e, infine, la restituisce al fiume che scorre al centro della valle e che aspetta quest’acqua per mantenere in vita i pesci, gli insetti e gli animali dei boschi che stanno intorno.
Se quest’acqua non viene più fatta scorrere nei canali della rete irrigua, tutta la vita intorno ai fiumi muore; se l’irrigazione a goccia sostituisce l’irrigazione a scorrimento, le colture agricole sopravvivono ma tutto ciò che sta intorno muore, diventa deserto: argini inerbiti, siepi, filari, zone umide, bosci e boschetti,…sopravvivono grazie alla rete irrigua per l’agricoltura, grazie all’uso agricolo dell’acqua: uso per scorrimento, apparentemente volumi di acqua sprecata, in realtà un alto volume di acqua che dopo l’uso agricolo disseta tutto il corredo di campagna alberato, erbe selvatiche, animali, boschi e infine nuovamente il fiume.
Acqua che se non viene rallentata, distribuita nei campi, infiltrata, non ricarica la falda e se ne va al mare inutilizzata e sprecata…mentre se rimane in falda viene resa disponibile nel tempo e poi lentamente ritorna al Ticino, al Po, al mare Adriatico.
E’ un po’ come il sistema di circolazione sanguigno del corpo umano: finchè il sangue viene pompato dal cuore, circola nelle arterie e nelle vene, raggiunge ogni angolo del nostro corpo con i capillari, noi viviamo: ma se il cuore si ferma e il sangue non circola più, il nostro corpo muore.
Così il sistema irriguo di pianura: se non mettiamo l’acqua nei canali la falda non si ricarica e tutto l’ecosistema muore, se l’acqua non attraversa più i campi agricoli rimane calda e non si raffredda, il fiume non la riceve e la sua temperatura sale al punto che tutta la vita fluviale muore: è l’agricoltura, con l’uso dell’acqua e con le pratiche sostenibili, che mantiene in vita il fiume e il parco.
Quanto è importante il rispetto ecologico per l’ambiente?
Il parco si propone in generale di fornire “servizi ecosistemici”, ormai riconosciuti anche dalla politica e dall’economia mondiale, che si stanno interessando alla loro quantificazione e all’integrazione nella gestione delle risorse naturali e nella pianificazione territoriale.
L’obiettivo è quello di incrementare le conoscenze rispetto ai servizi prodotti dagli ecosistemi tutelati , accrescere il valore del capitale naturale e culturale attraverso una gestione virtuosa e definirne i molteplici valori, tra cui quelli economici, espressi dai benefici diretti e indiretti degli ecosistemi.
Anche attraverso una capillare attività di educazione ambientale,con pubblicazioni di carattere scientifico, convegni , confronti e una rete di collaborazioni sul territorio si vuole aumentare la conoscenza e la consapevolezza sull’importanza degli elementi dell’ecosistema e favorire nelle nuove generazioni interesse e opportunità di lavoro. Posso dire che da questo punto di vista rappresentiamo un incubatore.
Il Parco del Ticino e ‘‘accessibilità dei parco del Ticino
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