Torino non è solo monumenti e chiese, viali sconfinati e primo parlamento italiano. In Torino è scritta la storia di uno dei primi club musicali d’Italia, il Tuxedo, all’epoca in Via Belfiore, 8, l’alternativa torinese al Plastic milanese.
La passione che coltivo fin dall’infanzia è la musica. In senso lato. Prima al pianoforte imparo a odiare il solfeggio come unica ambizione artistica manifestata dal maestro. Poi ad amare il basso, militando nella band di famiglia. Sogno di punkeggiare coi Litfiba. Troppo brava e troppo femmina per loro. Alla pionieristica discoteca New Beat Tuxedo di Torino negli anni di cavallitudine sperimento l’ascolto di certi album in vinile su un piatto avveniristico per l’epoca, quello della Technics SL-1200 MK2 del ’79. Un ascolto pieno di energia coagulata in un’anarchia fatta di birra, alcolici, nicotina, usura, sudore e sostanze.
La calorosa puntina impregna notte dopo notte vernice e metallo e persone con tutte le vibrazioni oscure della new wave, chitarre tetre, synth sgretolati e bassi potenti. Ritmiche articolate partono dai quattro quarti dei Depeche Mode per arrivare chissà dove (ammesso che qualcuno ancora non li conosca, se ne goda la videografia). In consolle si alternano personaggi tra i principali interpreti della scena musicale. Uno di loro assiste con me alle lezioni del liceo Gioberti.
Gioberti, liceo torinese e baciapile
Devo il mio ateismo a questo liceo, diretto dai Gesuiti. Intitolato al filosofo e politico italiano Vincenzo Gioberti, fu il testimone risorgimentale il cui pensiero dimostrò una tale armonia con la fede cattolica da invischiare la filosofia italiana tra i lacci della teologia. Insomma, Gioberti non era un filosofo, ma un baciapile.
E quindi, cosa possiamo concludere sul Proudhon?
Che circa proprietà e possesso, la differenza consiste essenzialmente in quanto segue. La prima va intesa come diritto esclusivo, il secondo come occupazione fisica. Proudhon prescrisse anche il rifiuto della violenza.
Ok Gloss, a te non si può prendere in castagna, nevvero?
Lascio l’interrogativo per beneficio del dubbio. Per salvarci, non c’è che la cultura. Sosteniamo la cultura che ci rende liberi.
Quanto detestavo quel gesuita dal pensiero giobertiano. Compagnia di Gesù e pensiero giobertiano provano a imporsi alla me adolescente, ottenendo per reazione uguale e contraria solo il mio ateismo. Lo spirito di ricerca che mi anima si trova piuttosto in consonanza con l’istituzione della “commissione fabbriche”, la prima mai costituita in una scuola superiore italiana, proprio dentro il liceo Gioberti di Torino, tanto da essere citata nel film “Vento dell’est” di Jean-Luc Godard. Filmografia a me molto gradita assieme all’anarchia del Tuxedo.
Anarchia musicale
Le porte del club dal lunedì al sabato negli anni Ottanta sono aperte fino a tardi. Il pubblico è tra il più svariato, o avariato, a partire dagli amanti della prima house il lunedì e il venerdì, a quelli del dark il giovedì con la Gothic Gotham Night, fino alla new wave del sabato. Il periodo florido è quello in cui ho la fortuna di pogare sulla pista da ballo. Quella sala unica in quanto alternativa perde pian piano la propria identità, fino a giungere alla chiusura nei primi anni Novanta. Del Tuxedo, inteso come immobile, nel mondo radical chic contemporaneo si parla di archeologia industriale di cui certi immobiliaristi senza scrupoli hanno preso possesso per fare ben altro.
Il presente del Tuxedo
Oggi il Tuxedo è una congrega di Dj E Pr che “prende in prestito” locali à la mode in Torino e immediate vicinanze, (gli eventi sono man mano proposti sul più boomer dei Social) senza perdere il fascino nero dell’onda anni Ottanta. Vietato l’ingresso agli adolescenti di oggi, che pare non amino più di tanto trasgredire.