Dopo la visita a Casa Luzi, Gloss ha capito che con Open House avrebbe potuto non solo conoscere in modo più approfondito Torino, ma anche scoprire quei luoghi un po’ nascosti che ne costituiscono il fascino discreto. Così si è offerta volontaria. Finita la manifestazione, è stata organizzata una festicciola per i volontari nel giardino privato di uno di questi luoghi.
Una piccola parte dei circa seicento volontari dell’annuale manifestazione, indossata l’iconica t-shirt azzurra, si è divertita qui, all’aperto, in Via Federico Campana 37, riunita sotto un grande tensostruttura, al riparo dalla pioggerellina novembrina che ha caratterizzato tutto il mese di giugno 2024. Gloss l’ha ribattezzato giugnembre. Finita la meritatissima baldoria, chiede agli organizzatori dove si trovano, perché, pur avendo visitato più volte il Parco del Valentino lì adiacente, mai aveva notato né giardino (nascostissimo da alte mura e ancor più alti alberi) né la palazzina tardo-ottocentesca, che lo protegge al suo interno da sguardi indiscreti.
Arte fra Storia e restauri
L’interpellato, architetto, mi spiega che «Villa Sanquirico è frutto di un intervento di restauro nei primi anni Duemila. Con l’occasione, la dimora si arricchisce di una peculiare piscina coperta al piano seminterrato» sopra al quale hanno festeggiato, inconsapevoli – altra ragione di fascino. «Entra pure nella villa, Gloss. È aperta appositamente per noi, ma anche durante le edizioni di Artissima».
Rêverie cinematografiche
La villa è fra le location catalogate da Film Commission Torino Piemonte : lo testimoniano due locandine appese all’ingresso. Una è di un film di Dario Argento, che scelse proprio Torino come ambientazione di qualche sua pellicola, primo fra tutti Profondo Rosso. Ciak, motore, immaginazione.
Gloss si aggira con la O dello stupore che le apre la bocca tra le ampie stanze della palazzina dagli interni in stile eclettico, lasciandomi trasportare in altre epoche e atmosfere, tra pavimenti-mosaico, fantasie geometriche, calorosi soffitti in legno, altri affrescati magistralmente, fino alla veranda con trompe-l’oeil. Un gigantesco popcorn in resina, una panca in forma di cagnolino di Jeff Coons, nonché una serie di dipinti contemporanei in cui riconosco una mano importante la fanno viaggiare sospesa e felice.
Villa Sanquirico è una galleria d’arte già di per sé, dove Storia e storie si accavallano. Le stanze sono sgombre da mobilia, ma contengono memorie che dimorano lì come l’arcano Appeso dei Tarocchi marsigliesi. Parlano di chiacchiericcio nei salotti, di prelibati pranzi, di notti sensuali, di sferraglianti cucine, di studio “matto e disperatissimo”, di fastosi balli, di narcisismo nelle stanze da bagno, dove le installazioni accendono magie supplementari. È un piccolo incantesimo aggirarsi qui. Dura il tempo d’un battito d’ali di una farfalla, che le fa dimenticare le foto. Meglio godersi l’istante che perdersi nella cura di un’inquadratura.
Accesso al pubblico
Ogni anno, nel fine settimana dell’arte di Contemporary Torino, è dato accesso al pubblico. Villa Sanquirico si commuta in scénario (scenografia alla francese) e ospita dialoghi tra artisti con le loro opere. La relazione con Torino li lega in comunità, come genesi, tappa, suggestione, spalmata su tante ombreggiature. fotografia che riflette l’individualità cittadina, dove ogni artista ne racconta la natura storica, internazionale, magica, di genialità sotterranea, fatta di acqua e montagne all’orizzonte, del ricordo del mare. Così il giardino, che diventa parco d’arte con installazioni nel verde. Allora Gloss indaga e approfondisce. Nel sito di un’edizione di Artissima trova un pezzo d’eccelsa ironia (suo motto è “l’ironia salverà il mondo”) tra scrittura e installazione.
In quell’edizione, Villa Sanquirico è stata riempita di pollai d’artista e delle relative occupanti.
Galline d’arte
“Questo pollaio sembra un elettrodomestico proprio perché vorremmo suggerire a tutti l’importanza di averne uno, come il frigorifero o la lavastoviglie. Il rispetto per il mondo animale passa anche da lì: dal volerli accudire. Non c’è modo migliore di sottolineare la bellezza e l’importanza delle galline che attraverso l’arte contemporanea. Sono opere che travalicano i confini tra arte, design e architettura e che ognuno di noi potrebbe tenere comodamente sul terrazzo di casa o in giardino come un oggetto d’arredamento o, appunto, un elettrodomestico perché servono ad ospitare e a tenere al sicuro le galline in attesa della covata e della schiusa delle uova. Il tutto rispettandone il massimo comfort, contro la pratica dell’allevamento intensivo ormai predominante.”
Pollai anarchici
Gloss nota cassette/pollaio in compagnia di candelabri. Osserva meglio. No. Non sono candelabri. Al posto delle candele ci sono uova. Sono veri e propri portauova che paiono candelabri a forma di zampa di gallina. “Sono tutti pezzi realizzati a mano, i cui esterni in legno presentano messaggi dallo spirito ironico e politico tipici di Vedovamazzei, capaci di innescare una riflessione su temi universali come l’emigrazione, la casa, la gestione delle risorse naturali.
La cifra del nostro pollaio è la stessa di Vedovamazzei: l’ironia”, racconta Nicolas Ballario, curatore dell’iniziativa. “Ma è un’ironia colta, sofisticata, non fine a sé stessa. Ogni pollaio lancia infatti grandi messaggi: dal ‘ci costerà carissimo’ che ci ricorda tutti gli atteggiamenti autodistruttivi degli esseri umani, fino al diritto alla casa con una scritta spray (realizzata dalle galline stesse?) che dice ‘casa occupata’ con un aspetto un po’ anarchico. C’è poi un pollaio tutto in oro, un altro dove Eraclito, Platone e Aristotele ci dicono la loro sul consumo di uova e molto, molto altro. Non saprei dire se sia un pollaio che diventa opera d’arte o un’opera d’arte diventa pollaio… Sarebbe come chiedere se è nato prima l’uovo o la gallina”.
E allora appuntamento alla prossima Contemporary Art. Perché la Cultura faccia da padrona per la libertà di tutt3.