Quando una donna urla contro un’altra donna non è ovviamente femminista, e tutte le sue tesi diventano chiaramente intrise di patriarcato, in stile ti spiego io le cose. Purtroppo accade sempre più spesso e il dialogo si spezza di fronte a certi comportamenti e cattive abitudini, tanto da rendere difficile comunicare, ci pensi due volte prima di esprimere la tua opinione. Quello sciame di parole può fare molto male e tendere a silenziare.
Visceralmente ho pensato e mi sono espressa come non facevo più per evitare appunto problemi, polemiche. Comunque il succo è che non ce la faccio più ad assistere in silenzio a certe derive. No, il femminismo del potere che insegue modelli maschili non è il mio. Così come il femminismo che si erge a guida ma lo fa da un piedistallo di potere e ricchezza enormi. Abbiamo un femminismo che si è dimenticato la lotta di classe, che abbraccia il capitalismo e il liberismo che permette di poter agire bellamente senza occuparsi di quelle donne che restano inchiodate al patriarcato e alla mancanza di diritti, nel lavoro e nella vita privata. I nostri corpi (ovviamente quelli delle donne più fragili e povere) sono alla mercé del mercato senza che nessuno sappia aprire bocca e quando lo si fa si viene con forza schiacciate.
Io ribadisco che il mio percorso è assai differente da un modello modaiolo e festante di femminismo, dove ognuna pensa per sé. La dimensione collettiva, di lotta, deve tornare a essere centrale. Il disfacimento del patriarcato non può avvenire con gli stessi strumenti del padrone. Non possiamo semplificare sempre, sciogliendo ogni lotta in una specie di festa per ricchi, bianchi, privilegiati. Si diffonde la lotta giovani contro le cosiddette boomer, che è molto più violento di altre parole ed è anch’essa una parola sessista, usata come grimaldello. Ma abbiamo come priorità la lotta al patriarcato, allo sfruttamento dei corpi e del lavoro di cura, la prepotenza del capitalismo liberista e la violenza maschile contro le donne.
“Per uguaglianza della donna si intende il suo diritto a partecipare alla gestione del potere nella società mediante il riconoscimento che essa possiede capacità uguali a quelle dell’uomo. Ma il chiarimento che l’esperienza femminile più genuina di questi anni ha portato sta in un processo di svalutazione globale del mondo maschile. Ci siamo accorte che, sul piano della gestione del potere, non occorrono delle capacità, ma una particolare forma di alienazione molto efficace. Il porsi della donna non implica una partecipazione al potere maschile, ma una messa in questione del concetto di potere. E’ per sventare questo possibile attentato della donna che oggi ci viene riconosciuto l’inserimento a titolo di uguaglianza.
L’uguaglianza è un principio giuridico: il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va resa giustizia. La differenza è un principio esistenziale che riguarda i modi dell’essere umano, la peculiarità delle sue esperienze, delle sue finalità, delle sue aperture, del suo senso dell’esistenza in una situazione data e nella situazione che vuole darsi. Quella tra donna e uomo è la differenza di base dell’umanità.” da Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi
Il mondo dell’uguaglianza secondo Lonzi è il mondo della sopraffazione legalizzata, dell’unidimensionale; il mondo della differenza, invece, è il mondo dove il terrorismo getta le armi e la sopraffazione cede al rispetto della varietà e della molteplicità della vita. Giustamente Lonzi legge l’uguaglianza tra i sessi come la veste in cui si maschera oggi l’inferiorità della donna. Chi è differente vuole operare un mutamento globale della civiltà che l’ha recluso. Abbiamo scoperto l’origine della nostra oppressione, ma l’alienazione che è scaturita nel mondo dall’averci tenute prigioniere. Le donne non hanno più appigli per aderire agli obiettivi dell’uomo. La donna a questo punto dovrebbe affermare con forza che nessun gruppo vuole definirsi o essere definito sulla base di un altro essere umano o di un altro gruppo.
“L’oppressione della donna è il risultato di millenni: il capitalismo l’ha ereditato piuttosto che prodotto. Il sorgere della proprietà privata ha espresso uno squilibrio tra i sessi come bisogno di potere di ciascun uomo su ciascuna donna, intanto che si definivano i rapporti di potere tra gli uomini.”
E’ interessante la disamina di Carla Lonzi e andrebbe letta nuovamente perché i paradigmi sono ancora validi e non ci siamo mosse da certi meccanismi. Mi riprometto di ritornare per un focus su Carla Lonzi.
Ringrazio tutte le donne che sanno andare oltre la superficie dei fenomeni messi in piedi dai media e dalle industrie discografiche che per venderci qualcosa farebbero di tutto, anche creare un femminismo glitterato e profumato di potere maschile e guidato dai poteri economici. I modelli devono essere altri e non correre dietro il self empowerment, fregandosene del contesto socio economico e politico.