Libero pensiero
I regimi totalitari ostacolano il libero pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. Gloss rende proprio l’invito di Christophe Clavé, laureato a Sciences-Po Paris, titolare di un MBA, allenatore professionista. Nel suo curriculum, si legge che ha trascorso venticinque anni in azienda, come DRH e poi Direttore Generale. È stato anche incaricato del corso Strategia e Politiche d’Impresa a HEC Parigi per cinque anni. Clavé osserva:
“Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Anche se sembra complicato. Soprattutto se è complicato. Perché in questo sforzo c’è la libertà.” A fine luglio 2024 un senatore della Lega (bisognerebbe scrivere il nome perché le persone si rendano conto di chi hanno votato per non ripetere l’errore) ha depositato
un disegno di legge per vietare ufficialmente l’uso della declinazione femminile di ruoli e titoli nelle istituzioni, pena multe fino a cinquemila €.
Gloss lo scrive in cifre, così è più chiaro. 5000 euro. Sono tanti. Ma anche solo 10 euro sarebbero troppi, per i motivi che Gloss esporrà tra qualche giorno in VOCABOLARI E GOVERNI.
Il pdl è stato fischiato e in seguito ritirato dalla stessa Lega, ma la strada è stata aperta ed è una strada che scotta. Le professioni al femminile fanno paura o al maschile danno più credito a chi le esercita? Una domanda su cui Gloss proverà a fare qualche riflessione tra pochi giorni in MASCHILIZZAZIONE DEL LINGUAGGIO.
Alcune attiviste, come Manuela Manera, ne hanno prontamente approfittato per promuovere le proprie pubblicazioni (ah le vendite, quelle che tutt3 vorrebbero, ma allo stesso tempo aborrono). Gloss riporta l’informazione perché, nella sua ingenuità, condividere è cultura. Per non fare terrorismo e in ossequio alla propria onestà intellettuale, riporta anche la notizia Ansa.
Alessitimia verbale
Gli e le studiose notano come la violenza tra soggetti senzienti deriva in parte dal fenomeno dell’alessitimia, un disturbo del comportamento che può dipendere dall’incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Se nel nostro Paese vige un linguaggio affetto da tronismo*, si perde vocabolario. Con la perdita di vocabolario, si perde cultura. Con la perdita di cultura, si perdono diritti. Con la perdita di diritti, si perde umanità. Con perdita di umanità, prendono piede discriminazioni, violenze e guerre.
La Società stupisce di come gli studenti e relative famiglie, oggi, si ribellino ai voti comminati dai professori, arrivando persino a farli oggetto di ritorsioni se non perfino di pestaggi (è uno dei tanti), Invece no. Alla luce di quanto accade persino nelle Istituzioni Alte dello Stato, nessuno stupore.
Detersivi e forma mentis
Oggi il popolo italiano attraversa una fase contraddittoria, in cui il mutamento della Rivoluzione Femminile accende controspinte violente, che possono essere interpretate in termini di continuità di una preistorica attitudine maschile – finalmente sottoposta a una critica sociale alta, tanto da stravolgere persino le pubblicità di detersivi**- ma anche in termini di novità, come reazione nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi. Se, da un lato, il mondo del marketing ha accolto la trasformazione radicalizzandola, dall’altro la cronaca italiana offre di continuo casi drammatici che rivelano modi nuovi di accanirsi su corpo e mente femminili.
Una lunga scia di delitti commessi in questi ultimi anni in Italia da uomini contro le ex mogli o fidanzate, o contro compagne in procinto di lasciarli. Il clamore e lo scandalo sono alti.
Più il giornalismo che ne parla è bieco e irrispettoso, vittimizzando per la seconda volta le donne già vittime, vieppiù clangore e sconcerto aumentano. All’aumentare di clamore e scandalo, aumentano le vendite. All’aumento delle vendite, aumentano gli sponsor che acquistano spazi pubblicitari sui Media.
Gloss sostiene si debba dare fiducia alle attiviste per la parità dei diritti delle donne e non al denaro. Il rilievo mediatico del giornalismo al soldo di certa partitica attribuisce la violenza sessuale allo “straniero”, quando anche la società occidentale non è immune da questo tipo di violenza. Oltre che a rispondere a esigenze di partito e di marketing, risponde anche a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo stesso tipo di violenza nei comportamenti dei maschi occidentali.
Aggiornamento dello sguardo
Lo sguardo maschile – si pensi per esempio alle organizzazioni sindacali – non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione della società italiana prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro. Urge una approfondita riflessione sull’uso del linguaggio, qualche volta ancora sessista, sebbene si stiano compiendo dei passi in avanti. Le eroine dei film Disney sono cambiate. Il giornalismo non si è ancora accorto della mutazione e continua a utilizzare espressioni come “raptus della gelosia” o “delitto passionale”. Non preoccupandosi di selezionare termini più aderenti al reale, o di proporre alternative al linguaggio, da giornalismo di inchiesta si trasforma in pettegolezzo di bassa lega.
Perché “urge”? Vero è che sono sempre esistiti i soprusi a danno delle donne fin dalla preistoria (i gioielli femminili come bracciali, anelli, collane, cavigliere derivano dai “legami” del Paleolitico. Ai tempi delle caverne, gli uomini rapivano le donne dai villaggi vicini. Per tenerle avvinte a sé e al proprio clan, le legavano nella grotta, o per il polso, o per un piede. Alle più ribelli riservavano perfino il legame al collo), ma è anche vero che nel XXI secolo c’è più diffusione di informazioni e si avverte il tema come urgente. Ogni giorno muore una donna per il fatto stesso di esserlo, anche se la parola “femminicidio” dà fastidio ad alcune persone che ignorano. Leggasi ignoranti.
Sosteniamo la cultura perché ci rende liberi.
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*tronismo: neologismo riferito al degrado culturale promulgato da certe trasmissioni televisive. Gloss inventa parole nuove quando l’italiano ne difetta. Vedi il termine suddico per supplire alla mancanza del corrispondente nordico.
** pubblicità di detersivi anni ’80: due donne si confrontano e si consigliano vicendevolmente sul detersivo imprescindibile per essere brave ragazze, con tanto di perle al collo, simbolo di affidabilità dai tempi dei romani e magari con il condimento di qualche allusione sessuale;
pubblicità detersivi nel 2024: i pubblicitari si sono davvero impegnati ad affidare il compito all’uomo. In questo spot addirittura, il casalingo nonché mammo, è l’uomo, mentre la donna è libera di uscire (senza uomo né figlio).
(continua)
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