Vocaboli e Treccani
Un uso saggiamente appropriato e ragionevolmente prolungato delle parole al femminile delle professioni finora ad appannaggio maschile potrà colmare il gap esistente tra i due universi, prevenendo la violenza di genere e in particolare, la violenza sulle donne. Accogliendo le istanze degli e delle attiviste, il Dizionario Treccani in ottobre 2022 ha pubblicato una nuova versione più inclusiva, che introduce definitivamente l’uso di metalinguaggi relativi alle carriere virati al femminile, come avvocata, sebbene già esistente da secoli, con la preghiera del “Salve Regina, avvocata nostra”. Dunque, persino con l’avallo di un ente tra i più patriarcali, la Chiesa.
Le donne sono il peggior nemico delle donne stesse?
Grazie agli studi e alle ricerche che compie per ogni scritto, Gloss desidera comprendere a fondo i motivi del patriarcato maschilista così pregnante in Italia, da condizionare perfino le donne (alcune) a diventare le peggiori nemiche delle donne stesse.
Luglio 2022: il Senato respinge l’emendamento per l’adozione della differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. Con scrutinio segreto, richiesto da Fratelli d’Italia, complice la destra.
Cioè, il Senato avalla l’eliminazione della terminologia al femminile, l’obbligato (noi, il popolo avallato) impara dal Senato che la riduzione di vocabolario è una cosa corretta. Eliminazione passata sotto silenzio della maggioranza.
Settembre 2022: alle elezioni politiche trionfa una donna, di destra. In anni di battaglie femministe, la sinistra non ha saputo far salire al governo una donna. In Senato, la sinistra non ha saputo tutelare le donne dallo snaturamento del linguaggio: lo si è visto con il respingimento dell’emendamento per l’adozione della differenza di genere nella comunicazione istituzionale scritta. Due accadimenti che confermano quanto la Rivoluzione Femminile in atto a partire dalla Rivoluzione Industriale attivi reazioni avverse e violente. Cui si è aggiunto di recente un nuovo tentativo di un pdl della Lega, subito respinto. Del quale la massa non sa.
QI non è intelligenza
In quanto filosofa umanista e scrittrice impegnata dal 2013 nella sensibilizzazione circa la violenza sulle donne e le discriminazioni, Gloss è d’accordo con Christophe Clavé, laureato a Sciences-Po Paris, titolare di un MBA, allenatore professionista. Nel suo curriculum, si legge che ha trascorso venticinque anni in azienda, come DRH e poi Direttore Generale. È stato anche incaricato del corso Strategia e Politiche d’Impresa a HEC Parigi per cinque anni. Clavé osserva come “Il QI medio della popolazione mondiale (…) nell’ultimo ventennio (sia) in diminuzione”.
È l’inversione del cosiddetto “effetto Flynn”, fenomeno dall’omonimo ricercatore neozelandese che maggiormente l’ha studiato, e che aveva mostrato quanto il QI dell’umanità fosse cresciuto nel corso del secolo scorso. Somministrando alcuni test, i risultati avevano evidenziato un raddoppiamento dei livelli di QI medio dal 1942, passando da 70 a 130 (Flynn, 2009).
Ora invece l’umanità è assoggettata all’inversione del fenomeno. Una delle cause potrebbe essere l’impoverimento del linguaggio. Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e il depauperamento della lingua, imputabili in parte alla graduale scomparsa dei tempi verbali verso l’incapacità di proiezioni temporali.
In parte anche alle estremizzazioni televisive che esaltano l’apparenza rispetto all’essenza. La relativizzazione del linguaggio induce l’italiano medio a semplificazioni da tronismo 1 acuto, a snellimenti di tutorial, a scomparsa di maiuscole e di punteggiatura, ad apparizione di “k” al posto di “ch”, ad abbreviazioni di parole come “cmq” invece di “comunque”, alla graduale sparizione della calligrafia in corsivo.
Questi e altri sono colpi mortali alla precisione e alla varietà dell’espressione italiana. In tempi di compilazione automatica, appaiono come regressioni. Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e di elaborare un pensiero.
Sosteniamo la cultura perché ci rende liberi.
1: tronismo: neologismo riferito al degrado culturale promulgato da certe trasmissioni televisive. Gloss inventa parole nuove quando l’italiano ne difetta. Vedi il termine suddico per supplire alla mancanza del corrispondente nordico.
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(continua)