Il russo Kirill Serebrennikov descrive il controverso Eduard Limonov, affidando a Ben Whishaw il ruolo di protagonista e alla splendida attrice russa di soli 30 anni Viktoria Miroshnichnko il ruolo di sua moglie, già premiata a TORINO per il ruolo di La radazza d’autunno.
Il regista ha scritto la sceneggiatura insieme a Pawel Pawlikowski e Ben Hopkins, ma questa non è originale: si tratta dell’adattamento cinematografico di Limonov (2011), la biografia romanzata del poeta e dissidente politico sovietico Ėduard Limonov, scritta dallo scrittore francese Emmanuel Carrère (che è anche stato consulente del film).
Il regista russo Kirill Serebrennikov (Leto, Petrov’s Flu e La moglie di Čajkovskij) firma una pellicola epica che racconta l’incredibile storia di Eduard Limonov.
Una fatica cinematografica che il regista descrive, infatti, così: “Probabilmente il progetto più complicato della mia vita”. Basato sul libro bestseller dello scrittore francese, che con quel romanzo vinse il Prix Renaudot nel 2011, scopriamo quello che bisogna sapere di questo capolavoro arrivato nelle scorse ore nelle sale italiane.
Il film non è dunque un vero e proprio biopic, ma una versione romanzata della vita di Limonov, guardata da un punto di vista occidentale.
Eduard Limonov era dominato da una sincera attitudine punk, e il punk di Serebrennikov si esprime nel modo in cui si muove la macchina da presa, nel montaggio, nella recitazione, certo, ma anche nel modo in cui il personaggio e la storia interagiscono le scenografie. Limonov procede incessante, senza una pausa, senza un filo logico che non sia quello della volubile e inarrestabile voglia del suo protagonista si seguire l’istinto, la distrazione, la suggestione momentanea e fugace, la sua voglia di cambiare serata, locale, amici, o vita, nel giro di un secondo.
Il film racconta la scandalosa storia del poeta russo.
Dopo aver raggiunto una certa fama in patria, si trasferì a New York, dove visse anche come senzatetto, per poi tornare in Europa, a Parigi.
Qui Limonov entrò nei circoli letterari francesi e ricevette perfino la cittadinanza.
Una volta tornato in patria, dopo la caduta dell’URSS, non solo venne definito un antieroe politico, ma fu attivissimo in politica specialmente in campo bellico.
Limonov è stato descritto in diversi modi o, meglio, è stato tante cose: militante rivoluzionario, delinquente, scrittore underground, maggiordomo di un miliardario di Manhattan, amante delle belle donne, attivista politico, guerrafondaio.
È stato tutte queste persone, ma anche un poeta e romanziere, che ha raccontato la sua grandezza, imprimendo nell’inchiostro tutto se stesso.
Il racconto della vita di Eduard Limonov è anche un viaggio tra la Russia, l’America e l’Europa nella seconda metà del XX secolo.
Per il suo ritratto dello scrittore torinese Primo Levi riceve molte lodi da pubblico e critica quando, nel 1995, lo spettacolo partecipa al festival di Edimburgo.
La storia della vita di Limonov è un viaggio attraverso la Russia, l’America e l’Europa durante la seconda metà del XX secolo.
Nei panni di Eduard Limonov è semplicemente formidabile.
A Cannes il film è stato applaudito per 10’, e anche Viktoria Miroshnichnko applauditissima sul red carpet anche per il vestito B/N di Alesander McQueen e le originali scarpe dove il tacco alto è sostituito da due gambe femminili con tanto di glutei scolpiti.
Il cinema russo torna stupire.
Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.