Chiara Giuria Cortese, di Savona, ma vive a Roma, laureatasi in Scienze della Comunicazione, ha avuto la fortuna di avere come Professori docenti del calibro di Alessandro Dal Lago, Federico Boni e Carlo Freccero. Quest’ultimo, guru indiscusso del piccolo schermo le ha trasmesso la passione per il mezzo televisivo. Il suo primo incarico fu con Fabio Fazio, Giacomo Forte e Donata Riva per quella che sarebbe dovuta essere la prima edizione di Che tempo che fa. Si dividevano tra Milano e Torino.
Sei giornalista? Che lavoro fai adesso?
Sono stata giornalista pubblicista, ho lavorato diversi anni nelle tv private e in radio, anche in grossi network. Per cinque anni sono stata anche nel cast de L’Arena di Domenica In (Raiuno) condotta da Massimo Giletti, esperienza che mi è servita ad addentrarmi maggiormente nell’ambiente professionale che mi interessava. Poi la vita mi ha portato a specializzarmi in altri settori per cui non ho più rinnovato il tesserino. Durante il mio percorso di formazione ho capito che occuparmi di cronaca e di spettacolo non mi bastava più, volevo fare parte del sistema da dentro, non raccontarlo sui giornali o in tv.
Così mi sono formata come addetta stampa di artisti e in Tour manager. Il primo è un lavoro di relazioni con i media, il secondo ha una dimensione decisamente più dinamica.
Hai tuttora un vodcast sulla piattaforma culturale indipendente YouSquare, quindi non hai abbandonato del tutto la vocazione giornalistica?
Sì, grazie alla regista Giovanna Gra e a Veronica Pivetti sono entrata in questa bella realtà. YouSquare è una piattaforma che diffonde contenuti culturali e io ho un vodcast che si chiama People, in cui intervisto diversi personaggi della cultura, dello spettacolo e della televisione. La mia prima intervista a People fu al regista recentemente scomparso Alessandro D’Alatri, ne ho realizzate quasi una quarantina. Tra gli altri ho intervistato Marianna Aprile, Don Antonio Mazzi, Duccio Forzano, Lidia Ravera, Barbara Alberti, Nichi Vendola, Milena Vukotic, Aldo Cazzullo e Iaia Forte. Si possono vedere tutte sulla piattaforma
Collabori con nomi molto famosi?
Sì, in entrambe le mie attività da anni ho a che fare con nomi di spicco del panorama musicale e televisivo italiano. Inoltre ho collaborato con il Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma e ho condotto per anni il Premio Margutta con la direzione artistica di Gabriele Salvatores. Recentemente ho intrapreso una collaborazione con Nidodiragno Produzioni Teatrali per cui seguo diversi progetti tra cui il tour teatrale Le Serve di Jean Genet con la regia di Veronica Cruciani. In scena Eva Robin’s, Matilde Vigna e Beatrice Vecchione.
Lavoro per Bottega Poggi, una società di produzione con cui portiamo in scena Figlio, non sei più giglio, scritto da Stefania Porrino, con Daniela Poggi e Mariella Nava. Per la televisione seguo il conduttore Pino Rinaldi che è appena approdato su Raitre con la terza stagione di Detectives – Casi Risolti e Irrisolti, un programma realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato, prodotto da Verve Media Company. Il programma true crime di Rai Approfondimento è un programma di Pino Rinaldi e Fabrizio Berruti.
Sono l’addetta stampa di una galleria artistica di Roma, la galleria di Patrizia Anastasi di Viale Giuseppe Mazzini 1, con la quale organizziamo diversi vernissage all’anno di mostre personali e collettive. Sempre nomi di grosso risalto nel panorama dell’arte contemporanea italiana.
Sono stata Responsabile delle relazioni esterne per il Festival dell’Eccellenza al Femminile diretto da Consuelo Barilari e ufficio stampa di Rid 96.8 Fm, Radio incontro donna, la cui editrice è Michelle Marie Castiello.
Cosa vuol dire incontrare persone conosciute o famose?
Vuol dire ogni volta immergersi in nuovi mondi, nuovi scenari, nuove avventure. Vuole dire misurarsi costantemente con grandi personalità. Vuole dire spesso cambiare casa e città, a seconda di dove vieni chiamato a lavorare. Vuole dire vivere costantemente in viaggio e utilizzare la casa come base d’appoggio per fare il cambio trolley e qualche lavatrice. Vuole dire che la vera casa, diventa l’auto, con la quale ti sposti da una data all’altra, da uno spettacolo teatrale all’altro, da un evento all’altro. Come cantava il mio conterraneo Fabrizio De Andrè in Khorakhané (A forza di essere vento) “Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare”. Il nostro mestiere è una vocazione e la mia inclinazione a questo tipo di vita arriva da molto lontano, dai miei bisnonni, da mio nonno e dai miei prozii che giravano l’Europa in carovana portando in scena uno spettacolo teatrale. Sono stati gli antesignani degli artisti di strada, erano circensi.
Hai mai pensato che vorresti essere come loro?
No, ho scelto fermamente di voler stare dietro le quinte. Tra l’altro soffro d’ansia per cui sarebbe un inferno quotidiano.
Pensi che la notorietà possa essere anche un problema?
No, nella misura in cui uno riesca a preservare ciò che davvero conta nella sua vita.
Cosa ti piace maggiormente dello spettacolo? L’intrattenimento o altro?
L’arte è salvifica. Quando inizia un concerto o uno spettacolo teatrale che portiamo in scena, quando si accendono le luci e si aprono i microfoni, capisco che quello è il mio unico lido di un naufragio eterno.