Di Todd Phillips
Con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Katherine Keener, Zazie Beetz
Joaquin Phoenix vale tutto il film: in Joker ha trovato il ruolo della vita e ci si cala per la seconda volta, con 23 chili di meno e sulle spalle ossute sostiene la devastante vicenda di cui è empatico protagonista. Ma il film, imperdibile, non è solo questo, è molto altro. Sofisticato, stratificato, attraversa i generi, reinventandoli. Film in trasformazione, come il suo protagonista, è dramma carcerario durissimo con riferimenti all’attualità, fumetto di culto portato sullo schermo, meravigliosa commedia musicale, inno alla fantasia e al suo potere salvifico che però non basta a far sopravvivere i più disperati.
A cinque anni di distanza dal primo Joker, successo mondiale che ha superato un miliardo di dollari di incasso, ritroviamo Arthur Fleck nel manicomio criminale di Arkham in attesa di essere processato per i delitti compiuti da Joker, il suo Mister Hyde: ma davvero Arthur soffre di sdoppiamento della personalità o è un assassino? Quanto hanno influito sulla sua psiche le violenze subite da bambino?
Arthur vegeta in un carcere che ricorda Alcatraz, con secondini violenti che lo deridono, ma imbottito di tranquillanti subisce ogni sopraffazione con inerzia, come se il suo corpo macilento fosse diventato insensibile. Perché lo sdoppiamento c’è: ogni volta che la sofferenza diventa insostenibile, Arthur si rifugia nei sogni musicali che hanno i colori pastello della felicità. E canta, con una voce così piena che Joaquin Phoenix avrebbe potuto diventare una rockstar invece che un attore.
Succede poco nel carcere, Arthur è passivo anche di fronte all’avvocato che cerca di prepararlo al processo: se non gli venisse riconosciuta l’infermità mentale, rischierebbe la pena di morte.
Ma ecco la svolta: trasferita nella sezione di “minima sicurezza” per la buona condotta incontra Lee (Lady Gaga, bravissima) una perdente come lui e se ne innamora follemente. I numeri musicali dove la coppia duetta sono emozionanti e davvero è consigliabile vedere il film in originale per non perdersi nessuna sfumatura delle voci dei due protagonisti, sia quando cantano che quando recitano.
Ma Lee è davvero chi dice di essere o anche lei è solo una tessera nel disperato mosaico della vita di Arthur?
Odissea di un looser, parabola fatale di un emarginato, summa di quello a cui può portare la disperazione il film incornicia un personaggio potentissimo che prende vita cangiante in ogni fotogramma nella bravura di Phoenix. Tutto in lui aderisce a Joker (e ad Arthur) in una dialettica di crudeltà e illusione trasmesse nella mobilità delle espressioni nei tanti primi piani dove un cambio nella luce degli occhi dice di più di mille parole.
Ci sono la risata isterica, gli occhi umidi di lacrime, la bocca spalancata della disperazione, lo sguardo addolcito dall’amore, il candore del sogno. C’è tutto in questo Joker che riesce a raccontare anche il mondo di oggi: in un’aggressione dei secondini un prigioniero balbetta “non riesco a respirare” (come George Floyd), c’è un attacco terroristico con uomini avvolti in nuvole di polvere come nelle Torri Gemelle, c’è la sentenza del tribunale dove non si cita più Gotham city, ma New York e il velo fra invenzione e realtà cade completamente.