un film di Ali Abbasi
con Sebastian Stan (Donald Trump), Jeremy Strong (Roy Cohn), Maria Bakalova (Ivana Trump)
Dal 17 ottobre nelle sale
Le reti tv americane CBS e ABC si sono rifiutate di mandare in onda gli spot di questo film durante i dibattiti fra i candidati. Pare però che siano disponibili a trasmetterli in altri orari. Quindi, dobbiamo concludere che un film può ancora destare preoccupazione. E questa per me è una gran bella notizia. Stiamo parlando di un film che è un buon film e che, pur essendo pura finzione, ha l’impatto di un documentario.
tiamo parlando di un film che è un buon film e che, pur essendo pura finzione, ha l’impatto di un documentario. Hanno tutto il sapore della cronaca d’epoca le immagini sgranate, quasi sfocate con cui inizia il film in una New York degli anni Settanta.
I fatti storici irrompono nei notiziari e il ritmo è secco, come in un documentario. Mentre invece il regista iraniano naturalizzato danese (cercatevi i suoi film precedenti: ottimi) Ali Abbasi ha scelto la fiction per raccontare l’ascesa di Donald Trump e risalire all’origine della sua immensa ricchezza: come ha fatto ad accumulare tanto denaro, diventare presidente del Paese più forte del mondo ed essere ancora in corsa per le prossime elezioni di novembre?
Tutto inizia nella New York degli anni 70, una città in decadenza, sporca, con palazzi degradati, lontanissima dalla lussuosa metropoli di oggi orgogliosa dei nuovi grattacieli e dei tanti recuperi delle zone industriali. Niente glamour, solo personaggi spregiudicati pronti a darsi da fare.
Fra questi un giovanissimo Donald Trump, poco più che ventenne, disposto a tutto pur di entrare nel mondo che conta. Il padre ha qualche immobile, il figlio ritira gli affitti in palazzi fatiscenti, ricevendo insulti e porte sbattute in faccia. Non è questa la vita che vuole, è convinto di meritare molto di più e di riuscirci.
Ci deve essere un modo per riscattarsi da quella vita squallida. Il regista dipinge Donald goffo e deciso, già ossessionato dal ciuffo biondo che si sistema continuamente, dalla forma fisica, affannato nel guardarsi intorno: deve trovare il varco per entrare nell’ambiente giusto. Ci riesce quando incontra l’avvocato faccendiere Roy Cohn.
Personaggio controverso, ebreo, omosessuale, si fa un vanto del ruolo avuto nelle condanne per spionaggio contro Julius ed Ethel Rosenberg e per la collaborazione con il senatore McCarthy. Cohn viene conquistato dall’entusiasmo ruspante del giovane Trump. E, dopo aver accettato di difenderne il padre in una controversia con la commissione edilizia della città, fa del biondo Donald il suo discepolo. Tre sono i principi da cui un uomo che insegue ricchezza e potere non deve mai derogare: attaccare, attaccare, attaccare; negare ogni accusa; non ammettere mai una sconfitta.
A questi diktat Donald Trump si adegua superando il maestro e inizia la sua scalata. Vuole a tutti i costi costruire un grattacielo per farne un hotel (e sono quelli che vediamo nelle città americane: le Trump Tower), ma non vuole solo quello, vuole tutto.
E poi c’è il mondo, ci sono le feste folli dove arrivano la promiscuità sessuale e la cocaina, ci sono il ballo, i locali eleganti, le donne. Per una Trump perde la testa, la modella Ivana che diventerà sua moglie e qui ci vorrebbe un discorso a parte, ma troppo lungo, sulla violenza maschile di quella relazione, sul disprezzo dell’uomo di potere per le donne, sulla negazione di ogni indipendenza femminile. Guardate il film e giudicate poi voi.
Lo choc è la comparsa dell’Aids, virus negato, di cui tutti si vergognavano, ansia allo stato puro che distruggerà molti e metterà all’angolo Cohn, rinnegato da Trump quando non gli servirà più.
C’è tantissimo nel film, gli ambienti sono tutti credibili e la New York ricostruita a Toronto è perfetta. Trump ne esce come un killer senza cuore ma anche come un patriota, disposto a riconoscere, premiare e aiutare chi come lui vuole “Make America great again,” slogan di Reagan e Bush che farà suo.
L’ascesa negli anni Settanta e Ottanta è rapida, spericolata, priva di scrupoli. Quello che accadde poi è storia. Quello che accadrà dopo novembre dobbiamo ancora vederlo.
1 commento
Ieri ho visto questo film recensito da Erica Arosio. È stato molto interessante perché non parla solo delle origini di Trump ma della vita americana a quei tempi e del suo avvocato dal quale appunto aveva appreso il modo di conquistare il mondo.. da killer appunto ciò da uomo forte.