Ora che le esequie del dottor Sammy Basso
si sono concluse,
ora che intorno al giovane Sammy
cala il silenzio,
non il silenzio istintivo
delle creature naturali,
ma il silenzio silente
del mondo umano,
quello che medita
a volte prega
e più spesso s’adatta,
ora si apre un grande mare,
un oceano di luce e cori,
che non riusciamo a contenere.
Ognuno ha da dire
qualcosa a Sammy,
parlare al dottor Basso
come fosse suo,
ed è urgente,
talvolta irrinunciabile.
Lo dicono «scrivano», attivista,
«personaggio pubblico»,
qualcuno biologo – come era –
o ricercatore – come era -.
Il «piú anziano affetto da progeria», no.
Pure questo era,
per una manciata di mesi
che lo separavano da Isabella,
anch’essa attivista, scrittrice,
personaggio pubblico.
Isabella che l’aveva anticipato
forse preannunciato
col suo corpicino da nonna
e adesso che lui l’ha raggiunta
la ricordiamo come profeta.
Ma il «piú anziano affetto da progeria», no.
Sammy non l’avrebbe voluto
per non farsi inchiodare
a una minima parte di sé.
Fu biologo, ricercatore.
Forse uno scienziato,
certamente un fisico:
alla maniera umanista, rinascimentale,
galileiana.
Aveva qualcosa d’antico, nel tratto,
il dottor Sammy.
Era uomo del Tempo,
una creaturina di Bosch
venuta sulla Terra,
non piovuta, ma inviata.
Era uomo del Tempo,
uomo d’Europa
quando l’Europa
aveva un nome, «sguardo largo».
Era un filosofo tomista,
non un positivista esausto.
Scienza e fede.
Fede e scienza.
Fides et ratio.
Il dottor Sammy Basso
era segno di contraddizione.
Il «meno ovvio» dell’oggi.
Quando la «scienza» è diventata altro
sostituendo la «fisica»,
e la «ragione» si è resa
inconciliabile con la fede,
egli ha dimostrato che, in principio,
non era così.
Sammy Basso era uomo medievale
come il tau appeso al collo,
più grande del suo petto rinchiuso,
logica appendice, semplice natura.
Natura: per il fisico Basso
essa era il Creato.
Medioevo francescano, a colori.
Un cantico.
Fides et ratio.
Nessuna contrapposizione.
Cosmo, utero di tenerezza.
Sammy «ildegardiano».
Non esistono per lui
spirito e corpo,
anima e materia.
L’universo, il mondo e la vita
erano incontro d’innamorati.
Sempre col sorriso.
Spiegava che ci s’innamora
per combinazione chimica
di estrogeni e testosterone.
Nella crescita del rapporto si stimola l’ossitocina
«che ci porta a prenderci cura dell’altro».
L’ormone dell’empatia
è questione di cellule,
l’abbiamo scritto nel corpo.
Non è lezione che s’impara,
è qualcosa da scoprire
alla maniera di Edith Stein.
Ma ossitocina è anche piacere:
«procura l’orgasmo, Dio lo benedica».
Per il positivista, questa combinazione prova
l’assenza di ogni dimensione spirituale.
Per il fisico Basso, ne è la conferma.
E la scienza diventa festa.
Risus paschalis.
Due semplici frasi, e viene cancellato
ogni oppositivo remedium concupiscentiae.
Orgasmo è dono di Dio.
O inizio di dono.
Volano di castità.
Sammy «ildegardiano»
era tutto questo,
il romanziere che univa
Tolkien e l’età classica
la ricerca e il destino
che non era fato
ma volontà.
Il motore della vita – hanno scritto –
è paradossalmente la morte,
il contatto col mistero
della nostra finitudine.
Ma Sammy no,
non è legato a questo.
La coscienza del suo tempo limitato
– del suo tempo concentrato –
non è la dimostrazione della fugacità umana
ma la celebrazione della nascita
d’una vita doppiamente vita
d’una scommessa rilanciata
un aprirsi d’orizzonti,
un andare oltre, anche oltre
la stessa gracile fisicità.
Si nasce e si rinasce,
pur se la morte
è un ignoto che spaventa,
un fatto nudo, privo d’esperienza.
Ma in fondo una parentesi
intervallo fra nascite:
ché Dio è «madre e padre»,
s’incarna in una donna
che per tempio ha il corpo.
Sammy Basso è con le donne
afghane o italiane
vittime di violenze,
con le vite iniziali e diverse.
Sammy il mistico, Sammy il biblista,Sammy il cattolico
vissuto da cattolico
morto da cattolico è per questo vicino
come Teresa di Lisieux
come Gandhi, come Rumi
a chiunque invochi il nome di Dio
a voce alta,limpida, univoca.
Non entità, non essere supremo:
Dio, riassunto di ogni atomo.
Sammy uomo e fratello,
uomo di pace,
uomo di lettere,
uomo d’Israele, figlio di Palestina
e d’ogni contrada,
bandiva il conflitto
già nel lessico:
«Sicuramente in molti diranno
che ho perso la mia battaglia
contro la malattia.
Non ascoltate!
Non c’è mai stata
nessuna battaglia da combattere,
c’è solo stata una vita
da abbracciare per com’era,
con le sue difficoltà,
ma pur sempre splendida,
pur sempre fantastica,
né premio né condanna,
semplicemente un dono
che mi è stato dato da Dio».
Non fu un guerriero il dottor Basso,
fu un malato di vita piena.
La guerra è morte
ed egli ha lavorato
solo per la vita.
La novità che ha portato
è un risveglio di coscienze
parole nuove
di dottrina antica
non finitudine
ma inizio di vita vera,
piú umana, a portata di mano,
vicinissima se la si vuole.
È la vita lo scandalo
per l’uomo d’oggi,la pietra su cui s’infrange
ogni astruso vaniloquio:
«Se i potenti della Terra
capissero cosa significa
lottare per la vita,
credo non avrebbero il coraggio
di fare la guerra».
Così è. Da sempre e per sempre.
VIDEO: Il testo integrale della lettera-testamento di Sammy Basso