La poetessa e pittrice torinese Floriana Porta e Anna Maria Scocozza, virtuosa artista romana, sono due donne e due artiste e hanno creato insieme il libro SIAMO FATTE DI CARTA (Ventura Edizioni, 2024).
Un viaggio poetico e artistico nell’universo femminile e nella magia della natura. Un libro sul dolore, sulla rinascita, sulla fragilità, sulla speranza, sulla natura, sulla sostenibilità e sul riciclo creativo.
Lo hanno presentato al Museo Andersen di Roma l’8 marzo 2024 https://www.beniculturali.it/evento/anna-maria-scocozza-indumenti-poetici-la-bellezza-della-carta-ricreata
Abbiamo voluto intervistare le autrici Floriana Porta e Anna Maria Scocozza che ci hanno risposto in coppia
Link alla scheda libro: www.venturaedizioni.it/prodotto/siamo-fatte-di-carta
Risposte di Floriana Porta
Come è nato il vostro connubio di arte e poesia?
È nato grazie ad un primo progetto pilota che ci ha visto unire le forze lavorando su un ebook gratuito che abbiamo voluto dedicare a tutte le donne vittime di femminicidio; lo troverete su Issuu cercando “Lo Spirito del Kintsugi”. Dopo questa esperienza io e Anna Maria abbiamo voluto sviluppare, in modo più articolato, questa bella idea di unire il suo mondo, quello della carta e della scultura, con il mio, quello della poesia e dell’essenzialità. Abbiamo unito le nostre due anime in una sola. E abbiamo imparato tanto una dall’altra.
A chi vi rivolgete? Qual è il vostro pubblico?
Ci rivolgiamo alle persone sensibili all’arte, alla poesia, alla cultura e alla bellezza, ma non solo, il nostro pubblico è ampio: non solo poeti e artisti ma anche musicisti, fotografi, insegnanti, fino ad arrivare a psichiatri, psicologi e psicoterapeuti. Sì perché fare arte credo sia un ottimo strumento terapeutico. La creatività, infatti, facilita la consapevolezza psicologica e ci aiuta ad esprimere tutte le nostre emozioni. La poetry terapy, molto apprezzata all’estero già da diversi anni, si sta diffondendo anche in Italia, e noi di questo ne siamo felici.
E che ci dice dei graffiti e delle parole della musica?
Sono, fin da bambina, attratta dalla musica. Ho fatto parte, per diversi anni, di un coro di voci bianche, i Piccoli Cantori di Torino, e la musica mi ha dato l’opportunità di conoscere tante persone e di superare timori e insicurezze. La musica poi la ritengo una vera e propria forma poetica, perché le parole di alcune canzoni – fatte di suoni, ritmi e pause – creano onde sonore di pura poesia! E sui graffiti rispondo che li considero arte a tutti gli effetti, se fatti legalmente e in un certo modo, cioè non per imbrattare i muri ma per lanciare dei messaggi sociali, ecologici o etici, e per ridare dignità a paesaggi urbani deprimenti e posti abbandonati.
Risposte di Anna Maria Scocozza
Che cosa vi proponete di realizzare?
L’immagine che prende voce e le parole poetiche che si trasformano in immagini creano un cortocircuito che espande il cuore e l’anima, rivelandosi nella loro piena bellezza. Coltivare e seminare la meraviglia insieme alla bellezza: questo è il segreto della nostra ricerca, ecco ciò che veramente desideriamo realizzare.
Poco amore per l’arte tra le nuove generazioni? E per la poesia?
L‘arte, la poesia e la creatività in generale, nella nostra società, sono spesso considerate soltanto un piacevole passatempo, anche dai giovani. Invece esse ci aiutano a crescere, a sviluppare la nostra personalità in modo originale e ci mettono in contatto con la nostra unicità. Sono ciò che rimane quando tutto passa. Sono la strada che ci riporta a casa quando ci siamo persi. L’arte ci offre un nuovo sguardo, sviluppa la nostra intelligenza emotiva ed è la cura, l’antidoto contro il veleno superficiale e tecnologico dei nostri tempi.
Cosa vi aspettate dal vostro progetto?
Noi siamo come contadini che seminano il campo appena arato, attendendo fiduciosi che si manifesti la forma unica e originale, la matrice di ogni seme nascosta nel segreto buio della terra.
Cosa germoglierà? Riusciranno i semi a crescere? Non si sa. Ma si continua ad avere fiducia lo stesso. Non tutti i semi avranno il coraggio di rispondere alla domanda eterna “del chi sei?” o al richiamo dell’esistenza. Tuttavia, noi attendiamo fiduciose i germogli dell’umano apparire.