Di Coralie Fargeat
Con Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid
Perché Coralie Fargeat ha ambientato il suo film negli anni Ottanta? Probabilmente perché è stato proprio in quel decennio che è nata l’ossessione per il corpo, l’apparenza e la forma fisica. In quegli anni esplode la moda dell’aerobica con i corsi di Jane Fonda, imitata poi in tutto il mondo. Ed è ancora in quel decennio che la chirurgia estetica da pratica riservata solo a qualche diva comincia a far proseliti fuori dal mondo dello spettacolo. Parte da qui, dal desiderio di un corpo per sempre giovane, l’horror grottesco di questa regista che affronta le tematiche femminili e femministe utilizzando il cinema di genere, esasperandone i toni. Un film che è piaciuto al Festival di Cannes, dove concorreva per la Palma d’oro e che è stato presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma per arrivare sugli schermi a fine mese.
Siamo in California, Elisabeth Sparkle (Demi Moore, una delle attrici simbolo degli anni 80) è la star di uno show televisivo sul fitness. Ha 50 anni, è ancora bella, ma non basta. Il pubblico è crudele e vuole “carne fresca”, come scopre sentendo per caso una telefonata del producer (Dennis Quaid, anche lui ripescato dagli anni 80). Tornando in auto dagli studi, è così sconvolta e arrabbiata che si distrae e ha un incidente. Finisce in ospedale, non c’è niente di rotto, per fortuna, e mentre la medicano un infermiere le fa scivolare in tasca un foglietto con un numero di telefono. Per non invecchiare mai. E forse potremmo anche pensare che da questo momento in poi quello che vediamo sia solo un sogno. Che si trasforma in un incubo.
Elisabeth butta via il foglietto, ma ci ripensa presto e chiama la misteriosa società, ordinando The substance: un farmaco che iniettato sdoppia chi lo usa. Un dottor Jekyll e Mister Hyde, in cui l’alternanza non è di carattere ma di età. Il doppio di Elisabeth è sempre lei, ma con trenta anni di meno. Ci sono ovviamente delle regole da rispettare, l’alternanza fra i due corpi deve essere di una settimana e non bisogna mai dimenticare che si tratta sempre della stessa persona (Remember: you are one).
Naturalmente le regole verranno presto trasgredite, con conseguenze devastanti.
La prima parte di The substance è molto intrigante e rimanda a film come La morte ti fa bella (l’ossessione della giovinezza), a tante opere di Cronenberg (la manipolazione dei corpi), persino a Shining di Kubrick per la follia (il corridoio della casa di Elisabeth è come quello dell’Overlook hotel) e a Eva contro Eva per la rivalità femminile. Che qui non vede però due donne una contro l’altra, ma si scatena dalla scissione di una sola donna.
Demi Moore è stata coraggiosa a mostrare le rughe, il corpo che ha perso tonicità, la bellezza che rimane ma inevitabilmente sfiorisce. L’alter ego, Margaret Qualley ormai lanciatissima, è sempre più brava e incarna perfettamente l’antagonista impietosa che ha solo voglia di far fuori il sé vecchio. Dimenticando che la matrice è una.
Spettacolare, inquietante, intelligente, arguto e esagerato, The substance mette alla berlina l’ossessione per la giovinezza che esiste da sempre (dagli dei greci al Ritratto di Dorian Gray) ma che oggi ha raggiunte vette di follia. Una follia che irrompe nella seconda parte del film dove tutto assume dimensioni mostruose. Tutto diventa troppo. Troppo horror, troppo sangue, troppo splatter in un inutile crescendo che se forse ha divertito la regista rischia però di sfiancare il pubblico.
Difficile però prevedere le reazioni degli spettatori, perché i più giovani sono (purtroppo) abituati agli eccessi e sono ormai anestetizzati di fronte alla violenza. Con il rischio che non si distingua più il confine fra la realtà e la finzione, fra la vita vera e quella virtuale.