Calippo e Chinotto tours: cadono le maschere. Una giovane si dissocia e ne svela i meccanismi dietro cui si allunga l’ombra di agenzie che ci lucrerebbero sopra, gestendoli con una opacità sospetta, sia dal punto di vista delle attività delle ragazze, che della partecipazione degli uomini.
Su queste giovanissime, che nel social più amato dai minori promuovevano (e promuovono) questi due tours di performance sessuali (parziali e complete), chiamandoli col nome di un colorato ghiacciolo e di una gradita bevanda, se ne sono sentite dire tante.
Imprenditrici di se stesse, abili strateghe di una formidabile operazione di marketing, furbe attr-attrici di attenzione mediatica ed emancipate sdoganatrici di nuove forme di sex working che avrebbero fatto compiere al genere femminile il salto dallo stereotipo dell’oggetto del desiderio allo status di soggetto sessuale indipendente ed autodeterminato. E si potrebbe continuare.
Nel mio articolo precedente (qui) avevo invece espresso una serie di timori sulla probabile entrata delle ragazze in questione nella spietata e stritolante nicchia del porno che vessa le sue reclute sfruttandole, perchè gestita prevalentemente da quel mondo maschile per cui è pensata.
A pochi giorni di distanza, un evento fortuito, ossia la fuoriuscita di una promotrice dal chinotto tour, sembra confermare pienamente i più sulfurei sospetti.
La giovane, appena maggiorenne, inquieta e tremante, gira un video in cui afferma come dietro al meccanismo si nascondano delle agenzie specializzate in cui persone molto più grandi, dopo aver sussurrato il più classico “Baby farò di te una stella” a delle ragazzine, gestiscono un sistema in cui queste sono tutto fuorchè libere di autodeterminarsi in qualcosa.
Persino i loro account social non gli appartengono, tanto è vero che lei stessa riferisce di essere stata costretta a pubblicare su un profilo di fortuna, dichiarandosi per di più spaventata a motivo della testimonianza che fornisce.
Le sue parole lasciano poco spazio a dubbi, quando afferma di aver “veramente paura a fare questo video” che ha lo scopo di lasciar emergere la verità e di aiutarla a rimettere insieme i propri pezzi. Ciò la dice lunga su quanto la realtà possa essere distante dalla narrazione social che è stata costretta a diffondere in precedenza e soprattutto in che contesto, con quali pressioni e conseguenze, anche e soprattutto in termini di malessere psicologico, debbano operare le ragazze dei Calippo e Chinotto tours.
C’è un’altra frase in cui è contenuto un concetto chiave che restituisce il senso della manipolazione volta a catturare le ideali candidate e gli spettatori tra cui irretire munifici utenti di queste trappole sessuali, quello del divertimento: “Ho ancora la speranza in me di divertirmi su quello che faccio”, sottolinea. La stessa eco dissonante sorge anche da un altro video, stavolta promozionale del Chinotto Tour, in cui due ridenti ragazzine, sedute sul letto di una cameretta da adolescenti, parlano in videocamera della prossima impresa da condividere. Indovinate quale.
Ma è il dialogo che mira a creare un effetto familiarità con i ragazzi ad essere terribile. Una delle due, infatti, annuncia trionfalmente di aver convinto l’altra, sua presunta cugina, a partecipare al Chinotto Tour. Quest’ultima conferma, ma contemporaneamente avverte di essere fidanzata e dunque viene così incalzata: “Amo, per piacere lascia il tipo e vieni a fare il chinotto tour con me no, che ti diverti! Dai!.
“Va bene”, si convince infine la parente, “ lascio il tipo!!”. Il contenuto termina tra gridolini di esultanza ed applausi, come se le due fossero in procinto di scappare per seguire il cantante preferito in tournée e non prestarsi ad una attività che prevede atti sessuali completi al fine di girare video da caricare su Onlyfans.
Falso divertimento, insieme al sogno di facile notorietà dunque, come specchietti per le allodole, che cercano di propinare anche le altre due ragazze note per il Calippo Tour attualmente impegnate in un teatrino mediatico che coinvolge un noto personaggio dei social imputandogli la paternità di una presunta gravidanza di una delle due.
E invece, come si evince dalle parole della fuoriuscita, non c’è proprio nulla di divertente in questi meccanismi e le ragazze che si lasciano manipolare sono tutt’altro che emancipate e furbe, ma al contrario appaiono giovani incaute che cadono nel tranello di un sistema che le manovra, al limite dello sfruttamento e, cosa estremamente preoccupante, si serve delle altre piattaforme in cui navigano anche i minori per reclutare “nuove leve” ed utenza maschile da spennare, al punto che qualcuno adombra la possibilità di una truffa. Un uomo che si sarebbe voluto candidare per uno dei tours, infatti, ha raccontato di non essere neanche riuscito ad accedere alle informazioni per farlo, mentre veniva continuamente indotto ad acquistare numerosi contenuti per adulti dopo essersi dovuto iscrivere su Onlyfans.
In tale piattaforma, è utile ribadirlo, si diventa famosi e si guadagna solo se si è già conosciuti ed ecco perché ragazze qualunque si prestano per “campagne promozionali”, come quelle che stiamo osservando. Al centro di tutto c’è il sesso che, solo perché non viene retribuito direttamente ed è gestito quale attività creativa finalizzata alla produzione di materiale video da vendere in seguito, non configura reati perseguibili dalla legge.
Per questo sarebbe fondamentale che i genitori avessero piena contezza dell’importanza della loro mission educativa, a partire dalla trasmissione di quel codice affettivo e valoriale che promuove nei figli la formazione di un senso di sé e del proprio corpo, tale da non trovare affatto divertenti né attrattive, bensì avvilenti se non degradanti e pericolose, proposte come quelle di cui stiamo parlando.
Altrettanto cruciale oggi risulta essere l’affiancamento dei minori nella navigazione online, come previsto dalla legge dai 13 ai 14 anni, aiutandoli a sviluppare un senso critico circa ciò che vedono.
Per non parlare poi dell’urgenza di fornire alle scuole gli strumenti per impartire già dalla scuola primaria una educazione digitale, al fine di prevenire fenomeni come il grooming (adescamento online) il cyberbullismo, il sexting, il revenge porn, illustrando le trappole che si nascondono dietro narrazioni di modernità ed emancipazione della donna che passano sempre per il desiderio sessuale che suscita il suo corpo.
Questa concezione retriva che si perde nella notte dei tempi si declina oggi nella sessualizzazione precoce delle bambine che vengono vestite ed indotte a comportarsi come adulte ammiccanti e nel tentativo, per le più grandi, di sdoganare squallide operazioni di oggettificazione e lucro sulla donna, presentandole come divertenti manifestazioni di libera espressione o nuove forme di imprenditoria femminile.
Soprattutto, occorre creare e promuovere consapevolezza nei ragazzi e nelle ragazze che la rete, e particolarmente i social, sono indubbiamente facilitatori della comunicazione, ma anche terre di nessuno in cui si consuma lo spaccio del falso venduto per vero, dell’illusorio per serio, dello sfruttamento per opportunità, del deteriore per divertimento e della farsa per autenticità, in cui non si deve credere a nulla che non si possa verificare e soprattutto che devono disporsi ad usarli senza lasciarsi corrompere, manipolare ed usare.