Anche con Stefania Porrino vediamo che le conoscenze artistiche teatro e musica si incrociano e fondono non sovrapponendosi ma arricchendosi l’una con l’altra. E’ come se l’arte non avesse orizzonti e confini.
Stefania Porrino, è scrittrice di teatro e narrativa, regista di lirica e di prosa, è nata e ha studiato a Roma: si è laureata in Lettere presso l’Università “La Sapienza” e diplomata in Pianoforte al Conservatorio di Musica “S. Cecilia”.
Dal 1982, dopo aver frequentato presso “La Sapienza” il Corso biennale di Drammaturgia di Eduardo De Filippo, si è dedicata alla scrittura teatrale.
Una quarantina di suoi testi, quasi tutti premiati o segnalati (I.D.I, Vallecorsi, Fondi-La Pastora, Betti, Studio 12, Donne e teatro, Luigi Antonelli-Castilenti, Gerundo, Fersen) e pubblicati (con Laterza, Bulzoni, Costa & Nolan, Editoria & Spettacolo, Edizioni Sabinae, Borgia, Bevivino e le riviste “Fermenti” e “Ridotto”) sono andati in scena principalmente a Roma, ma anche in Italia e all’estero.
Vincitrice di concorso nel 1992, è stata docente fino ad ottobre 2024 di Arte Scenica e di Regia del Teatro Musicale presso il Conservatorio di Musica “Licinio Refice” di Frosinone con il patrocinio del quale ha pubblicato, nel 2013, Teatro musicale – Lezioni di regia, edito da Libreria Musicale Italiana, con la prefazione di Guido Salvetti.
Come autrice drammatica è stata inclusa nella Storia del teatro italiano del novecento di Giovanni Antonucci (Edizioni Studium), in Autori e Drammaturgie – prima enciclopedia del teatro italiano del dopoguerra (E&A 1998) in Autori e Drammaturgie – enciclopedia del teatro italiano (Siad -BeaTentertainmentart 2017) e nell’Annuario degli Autori Italiani (Laterza).
Per la RAI ha scritto lo sceneggiato radiofonico in cinque puntate L’Isolano: Ennio Porrino, uomo e musicista (1988) e la sceneggiatura del film Tu madre, tu Sardegna, di cui ha firmato anche la regia (1990).
Dal ’95 ha fatto parte del Gruppo di Ricerca Drammaturgica Teatro Donna con il quale ha realizzato diverse pubblicazioni (con presentazioni di Vittorio Gassman, Franca Rame, Walter Pedullà, Franca Angelini, Carlo Quartucci, Giovanni Antonucci, Lidia Menapace) e messe in scene con il patrocinio del Comune di Roma.
Dal 2006 fa parte del Direttivo SIAD (Società Italiana Autori Drammatici) e collabora alla rivista Ridotto edita dalla SIAD.
Dal 2014 organizza, insieme a Duska Bisconti, “Spiritualmente Laici”, una rassegna teatrale dedicata ai temi della ricerca spirituale.
Ha debuttato nella narrativa con Il romanzo del Sentire – da Atlantide a noi, Edizioni Bastogi, 2003; IkonaLiber, 2014 (e-book) e 2019 (cartaceo).
Nel 2018 pubblica con IkonaLiber un libro per ragazzi: I racconti della carriola magica – Favole in cinque millenni di arte e storia.
Nel 2019 esce un libro di memorie dedicate alla Sardegna intitolato Effetto di sardi affetti, edito dalle Edizioni Nemapress,
Abbiamo conosciuto Stefania Porrino per il suo ultimo lavoro con Daniela Poggi Figlio, non sei più Giglio ed abbiamo pensato di approfondire la sua conoscenza.
Lei ha studiato lettere e poi fatto il conservatorio e poia è passata alla regia. Come si compongono insieme queste attività e quale ha completato le altre o
le ha fagocitate?
In realtà ho compiuto gli studi universitari e musicali parallelamente alle prime esperienze come tirocinante al Teatro dell’Opera, e poi come regista sia di lirica che di prosa.
L’alternare studio ed esperienza concreta di regia è stato molto stimolante perché negli stessi anni ho potuto approfondire la mia cultura teatrale, musicale e artistica dal punto di vista teorico avendo però la possibilità di mettere subito in pratica e verificare le mie preferenze stilistiche nella realizzazione di spettacoli.
A volte dallo studio della teoria mi nascevano idee di regia per lo spettacolo che stavo per mettere in scena, altre volte, durante le prove di uno spettacolo, sorgevano problemi estetici ai quali cercavo di dare risposte interrogando i libri dei grandi maestri di regia del Novecento.
L’arte teatrale per sua natura poggia su questi due aspetti, teoria e prassi, che devono dialogare tra loro se si vuole costruire uno spettacolo che abbia profondità di significati e di emozioni.
Quindi nessuna di queste attività ha fagocitato le altre ma si sono sviluppate parallelamente creando una sinergia molto positiva.
Musica e teatro vivono in lei all’ unisono?
Mio padre, Ennio Porrino, è stato un compositore di musica classica che ha toccato tutti i generi: sinfonico, da camera e operistico. Ma il teatro lirico era la forma musicale che più lo attraeva proprio per questa sua caratteristica di convogliare tutte le forme d’arte in un unico spettacolo.
Mia madre, pittrice, ha lavorato come scenografa sia nel teatro lirico che in quello di prosa.
Io, come “figlia d’arte”, sono stata attratta sin da bambina verso questa forma di spettacolo prima come regista e poi anche come autrice: ho scritto libretti d’opera, libretti per musical, melologhi e testi in prosa nei quali spesso la musica non è solo commento sonoro ma elemento strutturale della storia e della costruzione del testo.
In alcuni (“Invenzione a tre voci”, “Il Rondò del Caffè Ristoro”, “Presto, prestissimo”, “Signori, il baritono!”, “Paradisi pucciniani”, “Addio senza rancor”, “Se don Giovanni avesse detto sì”) già dal titolo si dichiara l’importanza di un argomento o di una struttura musicale sottesi al testo in prosa.
E l’insegnamento quanto è Importante?
Insegnando si impara: la volontà di comunicare la propria esperienza a chi sta iniziando lo stesso cammino artistico costringe a non accontentarsi mai di quello che si sa fare e si conosce già ma spinge a ricercare sempre nuovi argomenti e nuovi modi per riuscire a svegliare negli allievi capacità che a volte non sono ancora ben delineate e hanno bisogno di essere scoperte e coltivate.
Ed è bellissimo quando nel corso di un esercizio o di una prova vedo accendersi nello sguardo dell’allievo quel certo guizzo di intelligenza indice del fatto che qualcosa dentro di lui è scattato, il messaggio è arrivato, l’allievo ha compreso e trovato in se stesso una chiave interpretativa che prima gli sfuggiva.
Quanto è rilevante la ricerca drammaturgica nel teatro femminile per il quale lei ha vinto anche un premio Anima Mundi?
E’ stato un cammino parallelo e complementare alla mia attività di scrittrice solitaria.
Dagli anni Ottanta ad oggi ho fatto parte di quattro realtà legate al teatro delle donne:
la prima presso il Teatro La Maddalena dove seguii un seminario di Drammaturgia condotto da Dacia Maraini e dove è andato il scena il mio primo testo teatrale,
la seconda è stata l’Associazione “Isabella Andreini”, fondata da Maricla Boggio, con la quale furono realizzate diverse serate, rassegne e pubblicazioni;
la terza esperienza, non solo di scrittura ma anche organizzativa, l’ho fatta con il Gruppo di Ricerca Drammaturgica Teatro Donna, realizzando anche in questo caso spettacoli e pubblicazioni su figure di donne di volta in volta legate ad un particolare contesto geografico (abbiamo pubblicato e messo in scena le rassegne “Accadde a Roma”, “Accadde a Milano”, “Accadde in Sicilia”);
ed ora, da pochi mesi, sono entrata nel gruppo “Controparola”, un gruppo di giornaliste e scrittrici nato nel 1992 per iniziativa di Dacia Maraini, con le quali stiamo progettando l’uscita di un nuovo libro sempre dedicato a figure femminili ma osservate e raccontate da un’ottica particolare, quella dell’amicizia tra le donne.
E la narrativa perché giunta al termine della sua opera quasi a coronare il suo cammino?
Il primo romanzo che ho scritto (più di 350 pagine) si intitola “Il romanzo del Sentire – da Atlantide a noi” e racconta la storia dell’evoluzione della coscienza umana attraverso una settantina di singoli episodi ambientati in epoche e luoghi diversi a partire appunto dal tempo della leggendaria Atlantide fino al 2000 e oltre: una serie di reincarnazioni della stessa individualità che forma e sviluppa la propria coscienza attraverso tante vite diverse.
L’idea era nata come frutto del mio pluriennale studio dell’insegnamento filosofico – esoterico del Cerchio Firenze 77 e la scelta di realizzarla in forma narrativa piuttosto che teatrale è stata determinata dall’impossibilità di trattare un tema tanto vasto nel breve arco di uno spettacolo teatrale e soprattutto nell’impossibilità di usare soltanto il dialogo per raccontare la struttura del succedersi di stati di coscienza sempre più ampi che sono all’origine dei personaggi e delle storie trattate.
Dopo questa prima pubblicazione con Bastogi, avvenuta nel 2003, ho continuato – parallelamente alla scrittura drammaturgica – a sperimentare altri generi di narrativa scrivendo un libro per ragazzi (“I racconti della carriola magica – favole in cinque millenni di arte e storia”) con ikonaLiber e un libro di memorie “Effetto di sardi affetti” con Nemapress. E per il futuro ho un nuovo romanzo nel cassetto…
Ci parla del suo ultimo lavoro Figlio, non sei più Giglio? Come è nato e che risposta ha avuto?
È stata Daniela Poggi a propormi di scrivere un monologo per lei sul tema del femminicidio. E subito mi disse che il testo in prosa avrebbe dovuto alternarsi con le canzoni di Mariella Nava che avrebbero fatto da contrappunto ai temi trattati nel testo.
Inoltre Daniela mi aveva chiesto di scegliere come protagonista della storia non la vittima ma la madre del femminicida. Partendo da quest’ottica il nucleo dello spettacolo doveva essere il dolore di una donna che deve affrontare la tragica realtà di aver generato un uomo capace di uccidere un’altra donna.
Entrambe non volevamo che lo spettacolo restasse troppo legato solo alla cronaca dei fatti, volevamo trattare il tema sotto un aspetto più universale.
E per ottenere questo ho pensato di utilizzare la famosa lauda drammatica di Jacopone da Todi Il pianto della Madonna rovesciandone la situazione: Jacopone parla del dolore di Maria che vede suo figlio innocente – il “figlio, amoroso giglio” – ingiustamente condannato a morte; la protagonista del mio testo invece è una Maria moderna che soffre la morte non fisica ma morale della creatura che ha partorito, un figlio che non le è più figlio, un figlio colpevole che – al contrario di Gesù per Maria – “non è più giglio”.
La risposta del pubblico è stata superiore ad ogni aspettativa: ogni sera, in tutte le 17 piazze della scorsa stagione, il pubblico ha applaudito con grande entusiasmo le due bravissime interpreti partecipando con evidente emozione allo spettacolo e riconoscendo la necessità di affrontare il problema del femminicidio dai diversi punti di vista che il testo propone.
Stesso successo abbiamo avuto il 30 ottobre scorso, quando abbiamo presentato lo spettacolo alla Camera dei Deputati, e altrettanto speriamo di averne nelle prossime tappe della tournée che andrà sicuramente avanti fino a marzo 2025 e forse anche oltre…