Gianna Binda lavora in Svizzera. Ama definirsi “Figlia del mondo”. Dopo una separazione dolorosa, per lei e per i figli, si laurea in farmacia, nel 2008, sua seconda laurea.
L’approccio al mondo della letteratura incomincia nel 2009 con la collaborazione con riviste come Artinsieme e con articoli pubblicati anche in web. Tra le sue pubblicazioni: “Volevo solo separarmi”, prima edizione 2009,
Tra le sue pubblicazioni: “Volevo solo separarmi”, prima edizione 2009, Edizioni Eldorado di Lugano, città dove lavora in quegli anni come farmacista. Seguono: “La luce della Libertà”; “Uomini liberi- la democrazia passa per la Tunisia”; “Quel ramo del lago di Como… quello che ne resta”; “Nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti”, continuazione del primo romanzo per affrontare la brutta storia, simile a tante, che si verifica quando si vogliono derubare le persone oneste.
”Quella narrata da Gianna Binda è una storia come tante, la storia di una difficile maturazione e acquisizione di coscienza negli inferni quotidiani di un istituto, quale è quello del matrimonio, dai ruoli socialmente istituzionalizzati e congelati tra un dominante e un dominato, tra imposizione e accettazione, sotto lo scudo di una Legge assurda e ottusa e sulla scena di una Società che non tutela le esigenze più profonde degli individui, esigenze di amore, esigenze di condivisione. Un’esigenza di aria, come suggerisce il nome stesso dell’eroina della vicenda narrata, la radice di un nome che evoca un gesto di coraggio e una trasgressione in nome dell’amore.”
tratto dalla prefazione di Vincenzo Guarracino
Ultimi romanzi pubblicati: “La mia isola – Come vivere felici in un mondo senza denaro”, che può essere considerato un saggio ideologico in cui l’autrice propone un progetto economico e sociale alternativo alla società vorace in cui si trova a vivere suo malgrado, “Favole e racconti per tutti”, nel 2022 con Aletti Editore. Pubblica le raccolte di poesie “Versi di luce” e “Onde di emozione” in cui vi è una visione del mondo ideale dove le vibrazioni energetiche positive prevalgono e diffondono l’armonia universale.
Intraprende anche l’esperienza pittorica e dipinge le copertine di “Onde di emozioni”; “La mia isola – Come vivere felici in un mondo senza denaro” e una sua incisione è la copertina di “Nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti”. Ripropone il suo primo romanzo “Volevo solo separarmi” con una copertina identica alla precedente, ma da lei dipinta.
Si cimenta con l’incisione, la pittura su ceramica, la pittura a olio e si avvicina alla scultura.
Il suo impegno sociale sfocia in candidature per le elezioni Amministrative di Como del 2007 e del 2012 ed in quelle politiche per la Camera dei Deputati nel 2008. Ha partecipato alle manifestazioni delle auto d’epoca ed ha vinto il Trofeo Zanon nell’aprile 2007 su Lancia Aprilia.
Perchè Gianna hai scritto ”Volevo solo separarmi”?
Ho scritto il romanzo “Volevo solo separarmi” per denunciare le gravi conseguenze di alcuni divorzi in cui si usano i figli per depredare uno dei due coniugi, senza comprendere che si tratta di una terribile truffa con gravi coinvolgimenti psicologici oltre che economici. Questo mio romanzo non solo serve da monito verso coloro che vivono queste situazioni, in cui è necessario avere il pieno rispetto reciproco, ma è una denuncia verso un intero sistema. La nostra dovrebbe essere una società avanzata, ma non lo è affatto poiché non si esita ad usare i sentimenti delle persone pur di depredarle relegandole al difficile ruolo di “sopravvissuti” come avviene in una vera e propria guerra. Inoltre la storia narrata è avvenuta con il pieno coinvolgimento di una politica che non esita ad appoggiare coloro che chiamo “predatori” senza scrupoli.
Quindi è un romanzo-denuncia?
Certamente. Scrissi questo romanzo nel 2008, quando ancora non sapevo che la storia sarebbe sfociata in un’opera predatoria a danno non solo della protagonista, ma anche dei figli. Dopo quindici anni ho sentito in me l’esigenza di ripubblicare il romanzo, con un mio dipinto in copertina e con una mia postfazione scritta per amore della giustizia, di quella Giustizia che è rappresentata in “Nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti” in cui ho narrato alcune vicende di questo divorzio.
Alla luce dei successivi fatti si evince che siamo anche di fronte ad un vero e proprio giallo in cui compare un testamento, redatto quando già quell’uomo, manovrato come un burattino, stava morendo.
Questo ha permesso a quell’avida compagna di continuare a fare causa ai figli per quindici anni, grazie all’appoggio della politica locale, pur di arraffare tutto ciò che era stato creato dal lavoro della loro madre. Alla fine ai figli sono rimasti i debiti che li hanno portati a litigare tra di loro con immenso dolore per la loro madre che confida in un Universo amico e giusto