regia di Maxime Rappaz
con Jeanne Balibar, Thomas Sarbacher, Pierre-Antoine Dubey, Véronique Mermoud
Dal 12 dicembre nelle sale
Succede spesso che un uomo non sappia affrontare la nascita di un figlio disabile. Succede spesso che una madre si trovi sola in questi casi, perché il marito se n’è andato. Succede in due film francesi che guardano senza moralismi, senza giudicare e che raccontano due storie di madri single loro malgrado, che si dedicano a figli con problemi, cercando al tempo stesso di conservare qualche spazio per loro stesse. Tema delicato, doloroso, nei due film messo in scena splendidamente. Il primo, Mon inséparable, con Laura Calamy (la pimpante segretaria di Chiami il mio agente, nelle versione francese) uscirà nei prossimi mesi, il secondo, Solo per una notte, sarà nelle sale dal 5 dicembre.
Siamo nel cantone vallese della Svizzera, è il 1997, un’epoca del passato prossimo che sembra distate secoli, perché allora non c’erano i social e il digitale non era invadente come oggi. Le vite potevano ancora essere discrete e tranquille, le relazioni non erano mediate dal cellulare né da Tinder. Claudine è una donna di mezza età, riservata che vive in un paesino, apprezzata sarta, lavora in casa dove accudisce con infinito amore un figlio adolescente disabile che dipende per tutto da lei. Gentile, attenta ai desideri delle clienti a cui dispensa con charme buoni consigli per non farle deragliare dall’eleganza, ha una seconda vita, segreta. Intoccabile. La sua camera di decompressione.
Ogni martedì lascia il figlio da accudire a una vicina e si reca, truccata, elegante, tacchi alti anche se la zona li sconsiglia, in un hotel ai piedi della diga della Grande-Dixence, la più alta d’Europa, un luogo di transito per tecnici e uomini d’affari. Si siede a un tavolo, studia gli ospiti e, seguendo le indicazioni del concierge, sceglie un uomo single che partirà il giorno successivo. Perché non può permettersi relazioni a lungo termine. Così si siede al tavolo del prescelto, inizia una conversazione su temi non impegnativi e senza perdere altro tempo propone di salire in camera. Vuole una notte sua, un po’ di tenerezza, qualche carezza, qualche ora di sesso, a volte deludente, a volte appagante. La mattina dopo torna alla vita di sempre. Non rivedrà più nessuno dei suoi amanti occasionali e sarà di nuovo senza rimpianti ad accudire il figlio.
Cosa può succedere se un uomo, inaspettatamente, diventerà più importante degli altri? Se irromperà quell’amore da cui si era sempre tenuta a distanza?
Jeanne Balibar è il film. Fisico asciutto, lineamenti scolpiti, una naturale eleganza, incarna alla perfezione una donna combattuta, onesta fino a farsi male, sgomenta di fronte a una possibile svolta, a un’emancipazione, a una liberazione.
Impossibile non stare dalla sua parte e impossibile, come lei, non sentirsi dilaniate da mille dubbi. Essere una madre amorevole deve per forza farti rinunciare alla tua vita di donna?