Qualche sera fa Gloss e il suo compagno Fabrizio hanno partecipato a una delle serate del Club Silencio, cocktail di musica, alcol, persone, ma soprattutto arte, organizzata alla Promotrice delle Belle Arti di Torino con visita alle mostre “KLIMT – The Gold Experience” (si possono acquistare i biglietti per la mostra “KLIMT – The Gold Experience” a Torino qui) e “Banksy&Friends”. Tanti i giovani e meno giovani attratti a questa serie di iniziative realizzate all’interno dei musei in orari d’apertura inconsueti, ma umani. Godono di opere che invitano alla riflessione, da Klimt, astro del secessionismo viennese, a Banksy, guru della post pop art. L’arte in mostra può essere letta proprio in questa chiave, un progressivo toccare argomenti delicati sia trascendenti (l’amore, la guerra, la filosofia e la giurisprudenza per l’uno) sia immanenti (l’ingiustizia sociale, lo specismo, il perbenismo e le guerre per gli altri), utilizzando un linguaggi visivi potenti e diretti.
Aforismi artistici
Per conoscere Gustav Klimt, la mostra propone di partire dai suoi aforismi:
“L’arte è uno specchio della nostra epoca.” “L’arte non è mai finita, solo abbandonata.” “Non esiste un’arte senza vita e una vita senza arte.” “L’arte è una lotta incessante contro la morte.” “Tutta l’arte è erotica.” “L’arte deve sorprendere e incantare, proprio come un film di Méliès.”
Ma soprattutto:
“Chi vuole sapere di me deve guardare attentamente i miei quadri e cercare di riconoscere in essi ciò che sono e ciò che voglio.” E allora Gloss e Fabri osservano i suoi quadri. Gli artisti della Secessione come lui aspirano a portare l’arte al di fuori dei confini della tradizione accademica, in un florilegio di arti plastiche, design e architettura.
Percorso multimediale, attraverso lightboxes raffiguranti le opere più celebri, tra cui “L’albero della vita”, “Il Bacio” e “Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer”, i visitatori possono ammirare dettagli in grande formato e persino scattare foto e selfie, rivivendo lo spirito dell’artista in un dialogo tra passato e presente. L’esposizione celebra Gustav Klimt trasportando i visitatori in un universo in cui l’oro diventa protagonista. Una saletta diventa innovativa installazione con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e aggiunge un tocco contemporaneo alla mostra.
Cosa fa l’intelligenza artificiale
La AI ha saputo ricreare opere molto somiglianti a quelle di Klimt, sebbene mai eseguite dall’autore. Istruita con la poetica di Klimt, ha saputo lavorare come lui su temi perfino inesistenti – perché inaffrontabili o “irrappresentabili” perché troppo “oltre” all’epoca a lui contemporanea, come l’omosessualità, l’amore per le bestie (stupenda la “sua” Crudelia DeMont) o il poliamore e l’amore di gruppo.
Aspre critiche e scandali
Nel 1894 l’Università di Vienna commissionò all’artista la decorazione del soffitto dell’aula magna sul tema illuminista del Trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà: Filosofia, Giurisprudenza e Medicina.
I lavori furono rimandati per anni e, quando i pannelli vennero presentati, vennero rifiutati e aspramente criticati dai committenti, che avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, ma che si ritrovarono un turbinio di corpi sensuali.
L’opera realizzata si distanziava dalle aspettative dei committenti e fu giudicata sconveniente e offensiva; pareva che il tema fosse stato ribaltato e Klimt avesse realizzato «la vittoria delle tenebre sopra ogni cosa.
Gustav Klimt, influenzato anche dalla lettura di Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche, aveva cercato di dare una propria interpretazione all’enigma dell’esistenza umana. In queste opere Klimt aveva affrontato tematiche tabù come la malattia, la vecchiaia e la povertà in tutta la loro crudezza e il loro orrore, non lasciando spazio all’idealizzazione della realtà imposta fino a questo momento dalla morale comune.
Le aspre critiche suscitate portarono ottantasei rappresentanti dell’Università a inviare una petizione al ministro dell’Istruzione con la quale manifestarono la loro opposizione alla collocazione del dipinto nell’aula magna dell’Università, incentrando le critiche sul piano estetico, senza osteggiare nudità o libertà di espressione, bensì la bruttezza. A queste dichiarazioni rispose lo storico dell’arte Franz Wickhoff con la conferenza “Che cos’è il brutto?” presso la società filosofica dell’Università.
Arte&Tecnolgia
Grazie alla tecnologia del videomapping e ad un sistema di proiettori ad alta definizione, quadri iconici come “Il Bacio”, “L’Albero della Vita”, “La Speranza”, “Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer”, un’altra “sala cyberspaziale” è il fulcro dell’esposizione. Accoglie Gloss, Fabri e il resto del pubblico inondandoli di luce e abbracciandoli in un turbinio dorato. Dedicata alla sensualità dell’oro, cifra stilistica inimitata di Klimt, pareti, pavimento e ogni elemento strutturale del salone svaniscono per sciogliersi in un mare dorato. Porta Gloss e Fabri in un mondo di malìa e fascinazione. Un’occasione unica per immergersi in un mondo dorato di Klimt che ha toccato loro il cuore e incantato i sensi. Svela l’affascinante estetica filosofica di Klimt che ha rivoluzionato l’arte con la sua cifra stilistica ipnotica e sensuale.
Il video viene proposto in loop abbinato a colonne sonore che variano in funzione didascalica o in contrasto con le immagini rotanti. È possibile visionarlo più volte, da diversi punti di vista: in piedi o seduti nella stanza, diventando parte integrante del quadro scenico, cullati dalla colonna sonora di musica classica, da Beethoven a Carl Orff in grado, ancor di più, di esaltare l’emotività del viaggio.
La “Golden Age” di Klimt qui rappresentata deriva dall’osservazione e studio dei mosaici ravennati, dove il soggetto, sempre ieratico, è spesso appiattito sullo sfondo e fuso con esso con spiccata bidimensionalità, linearismo, pregnanti simbolismi e prevalenza di figure femminili, che il pennello di Klimt ricolma di un armonioso erotismo. A Ravenna l’oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria, spinge Klimt, ormai prossimo ai quarant’anni, verso la trasfigurazione del reale, in un vero e proprio dominio dell’oro di Bisanzio.
Verso l’Espressionismo
Il mito della Belle Époque, insieme ai fasti dell’ Impero austro-ungarico, giunge al tramonto. Collassano con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. A contatto con la produzione di artisti come Van Gogh, Matisse, Toulouse-Lautrec, Klimt inizia a mettere in discussione la propria arte, sfociando nel “periodo maturo” (detto anche “periodo fiorito”). Egon Schiele e Oskar Kokoschka, già suoi allievi, lo portarono incontro alla pittura espressionista.
L’attività di Klimt si interrompe l’11 gennaio 1918 quando, di ritorno da un viaggio in Romania, è colpito da ictus e polmonite dovuta all’epidemia di influenza spagnola.
Dopo la sua morte sono ben quattordici le donne che sostengono in tribunale di aver avuto un figlio da lui; di questi, sei sono riconosciuti come tali. Dopo l’estasi bohémienne klimtiana, Gloss e Fabri passano alla Street Art da Banksy&Co in giù, non per questo di valore inferiore. Anzi.
(segue)
Netnografia
(continua)