Stefania Cavagnoli è ordinaria di linguistica applicata e glottodidattica presso l’Università di Roma Tor Vergata, dove ha costituito e diretto il Centro linguistico di ateneo, e coordinato la Macroarea di Lettere e Filosofia.
Componente del CUG di ateneo, è molto attiva nell’ambito della terza missione (divulgazione).
E’ autrice di volumi e articoli anche a livello internazionale, lavora da anni sull’educazione linguistica plurilingue, con focus sul linguaggio giuridico, e particolare riferimento alla lingua di genere. Interessata al lavoro interdisciplinare, collabora con molti ordini professionali per la formazione linguistica ed è vicecoordinatrice del centro di ricerca Grammatica e sessismo.
I suoi campi di ricerca sono l’educazione plurilingue e la linguistica giuridica. Le principali pubblicazioni in questi ambiti, oltre alla tesi di dottorato (La recezione delle traduzioni tedesche dei Promessi Sposi di Manzoni), sono un’Introduzione al linguaggio giuridico italiano Beck Verlag, La comunicazione specialistica Carocci, Educare al plurilinguismo Franco Angeli, e Linguaggio giuridico e lingua di genere: una simbiosi possibile, Edizioni dell’Orso, oltre a molti articoli e contribuiti in volumi e riviste. Attualmente è componente esperta della Commissione Pari Opportunità della Provincia autonoma di Trento.
Con Francesca Dragotto ha scritto il libro Sessismo,
”Sessismo è una parola che ha una storia relativamente recente, si trova nei dizionari italiani dagli anni Settanta in poi come traduzione del corrispondente termine inglese. Ma il concetto di sessismo è intrinseco alla nostra società ben prima degli anni Settanta. Il sessismo è una forma di discriminazione fra le persone sulla base del sesso e del genere di appartenenza. È un modo di considerare il mondo in maniera asimmetrica, nella quale il punto di riferimento è l’uomo e la donna un suo “completamento”. Oggi parliamo di discriminazione sessista anche verso persone che si considerano non binarie; una discriminazione legata comunque sempre al sesso e al genere.”
Quanto è importante la lingua come strumento sociale di parità?
La lingua è il principale strumento di parità. Noi vediamo il mondo, e quindi le relazioni comunicative, attraverso la lingua e il linguaggio. Siamo formati/e attraverso la lingua e formiamo il mondo attraverso di essa
Ne ragioni nel libro sessismo ? A quale conclusione giungi? È più importante come ti appellato o come è chi sei veramente ?
Nel nostro libro la questione del linguaggio e della lingua è al centro di tutte le riflessioni. Partiamo da come si acquisisce la lingua, in un contesto familiare, per poi arrivare a come ci descrivono i dizionari, e a come le norme giuridiche lavorano sulla lingua nel senso della parità. Nel libro facciamo anche riferimento alla questione della rappresentazione linguistica nei media. Oggi aggiungeremmo un capitolo sulla questione dell’IA e dei bias che essa si porta addosso.
La grammatica aiuta la Parità o la ingabbia?
La grammatica, se rispettata, aiuta la parità, nel senso che rappresenta una società in cui donne e uomini occupano un posto, sociale e professionale. Se parliamo poi di grammatica in senso ampio, va assolutamente fatta una riflessione sull’uso degli aggettivi, per esempio. Una categoria grammaticale che ci aiuta a descrivere la realtà in cui viviamo, ma che spesso viene applicata in senso stereotipato perché manca la consapevolezza di chi parla.,
Come nominare i transgender?
Nel caso di persone transgender va considerata la loro identità. Se la persona è donna è una transgender, se è uomo, un transgender.
Quanto è importante il zpluriilinguismo nella nostra società? 6 Che ne pensi degli studenti d’oggi? Una cultura troppo allargata che crea confusione o apre nuove strade? 7 Gli studenti d’oggi sono più o meno impegnati di un tempo?
Il plurilinguismo è sempre stato determinannte nella società. Oggi, con la globalizzazione ed un mondo aperto lo è ancora di più. Il plurilinguiismo è naturale in molte società, meno in quella italiana. Ma anche in Italia orama assistiamo alla presenza di persone plurilingui, sia nate in Italia che provenienti dall’estero. Inoltre, la definizione di plurilinguismo è cambiata negli anni: dal 1994 la Commissione europea parla di plurilinguismo asimmetrico e si pone l’obiettivo che la cittadinanza conosca almeno 3 lingue: la propria, quella franca e quella dei vicini. Anche appunto in modo non equilibrato.
Che ne pensi degli studenti d’oggi? Una cultura troppo allargata che crea confusione o apre nuove strade?
Degli studenti e delle studentesse penso tutto il bene possibile. Sono loro la linfa del cambiamento, l’apertura ad un modno diverso. Hanno un approccio al sapere molto diverso da quello della mia generazione, ma direi molto più creativo. Non servono molte nozioni, quelle si trovano online. L’obiettivo della formazione è fornirli di strumenti critici, che valutino le fonti e contribuiscano a creare un pensiero proprio.
Gli studenti d’oggi sono più o meno impegnati di un tempo?
Non so se sono meno impegnati, forse manca un po’ la dimensione “politica” di gruppo. Ma sono impegnati in temi per loro fondamentali, come il cambiamento climatico.