Dopo la bohémienne estasi klimtiana, Gloss e Fabri passano alla Street Art da Banksy in giù, non per questo di valore inferiore. Anzi.
L’esposizione si intitola “Banksy&Friends” ed è sempre situata alla Promotrice delle Belle Arti di Torino Viale Diego Balsamo Crivelli, 11 – Torino
Storie di artisti ribelli messe in luce con le opere più audaci e provocatorie della scena artistica contemporanea. Ne sono esposte oltre ottanta di fama mondiale per offrire una visione intensa e critica della realtà attuale. Gloss e Fabri si tuffano in un percorso che attraversa tematiche sociali, culturali e politiche, esprimendo le voci di chi si oppone ai canoni tradizionali dell’arte, e nello stesso tempo le ingloba. Anzi, le fagocita.
La mostra è capace di raccontare per immagini la sfida alle convenzioni. Artisti come Liu Bolin, David LaChapelle, Jago, Takashi Murakami, Damien Hirst e ovviamente Banksy.
A Gloss preme parlare degli artisti che ama maggiormente.
Damien Hirst
Per Damien Hirst ciò che importa non è l’arte ma lo shock che provoca. Da Warhol in poi, Hirst non crede nella manualità dell’autore, l’intento è comunicare idee, l’artista è un marchio, un collettivo. Per Hirst lavora una quarantina di persone. Nell’opera [A Thousand Years] il senso della vita viene crudamente rappresentato con l’assurdità del ciclo vitale tramite, da un lato, una colonia di larve prima e mosche poi, dall’altro una testa di vitello mozzata. Le mosche, per raggiungerla, devono superare lo sbarramento di una griglia moschicida elettrificata.
Il concetto trova potente realizzazione nel teschio tempestato di diamanti di [For the Love of God], opera che ha reso noto Hirst anche tra chi non frequenta abitualmente l’arte contemporanea.
Celebri le installazioni di animali veri fatti a fette e cristallizzati in formaldeide. In mostra, “solo” le farfalle rosse.
Sebbene appaia trasgressivo e irritante, poco educato, talvolta irresponsabile nell’elaborazione del suo punto di vista e alquanto sbrigativo nella gestione manageriale e cinica del proprio personaggio, è sorprendente verificare la qualità di sfumature che attraversano il lavoro e l’estrema lucidità con cui Hirst riesce a stabilire un livello di comunicazione immediata con lo spettatore.
Laurina Paperina
Laurina Paperina, l’alter ego artistico di Laura Scottini, prende in giro l’arte e la vita nei suoi dipinti, disegni, installazioni, sculture, animazioni e fotografie morbosamente umoristiche. Si ispira alla quotidianità ma anche a Goya.
Gloss riconosce nell’opera [The Amazing Art World] i soggetti di Marc Chagall, Frida Kahlo e Edvard Munch, Andy Warhol imbananato, il pisciatoio di Marcel Duchamp, Pablo Picasso disteso nella bara, Marina Abramović seduta su un ammasso di teschi, il topo di Banksy, Keith Haring e il suo cane, [La merda d’artista] di Manzù, un fiore di Takashi Murakami… e chissà quanti altri riferimenti le sfuggono.
Immergersi in un suo quadro per Gloss e Fabri significa rimanerne avvinghiati, cercando le connessioni tra titolo e immagine. Quadri collettivi, stipati, gioiosissimi. Le icone pop sono transustanziate con ironia, spogliate da velleità seriose, in sgargianti tinte piatte. Riprendendo la poetica di Goya, l’artista allestisce un contemporaneo inferno, affollato di fumetti, cartoni animati, film dell’orrore, fantascienza, storia dell’arte antica e pop.
TVBOY
Poi c’è TVBOY che fa critica sociale con l’uso di immagini pubblicitarie. Questa è la più nota. L’allestimento delle luci fa risaltare il noto marchio, riproducendolo nella forma complessiva. Bravi allestitori.
Takashi Murakami
L’immancabile Takashi Murakami, imperatore psichedelico del neo pop giapponese che ha trasformato l’arte in un arcobaleno esplosivo di fiori sorridenti e creature kawai, fondendo la spiritualità zen con la frenesia consumistica in un vortice di colori che ha rivoluzionato il confine tra alta cultura e cultura pop.
Jago
Jago, scultore di marmo che Gloss segue da anni, sbatte in faccia al pubblico un Donald neonato dai capelli dorati. In un’altra opera marmorea, Jago denuncia quanto il pubblico sia assillato dal proprio ego.
Liu Bolin
Un autore orientale, Liu Bolin, denuncia la nostra ossessione per il consumismo, tanto da confondersi e farci confondere: grazie a un accurato body painting, il suo corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo. Le sue performance mimetiche lo fanno diventare cosa tra le cose, denunciano che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto. Assurgono al ruolo di emblema per problematiche sociali, identità culturali note e segrete.
KAWS (scritto proprio in maiuscolo)
All’inizio, Brian Donnelly era solo un ragazzo appassionato di graffiti che si firmava col tag KAWS. Come Pollicino con la sua scia di briciole, KAWS segnava il percorso mattutino verso il suo ufficio nel centro di Manhattan con il subvertising, interrompendo le pubblicità di moda con il suo colorato personaggio KAWS [Bendy], la cui lunghezza sinuosa scivolava giocosamente intorno a una bottiglia di profumo o a top model. Oggi KAWS crea tutti i tipi di arte: ci sono figure e giocattoli di KAWS, sculture e disegni colorati, dipinti e stampe che riprendono fenomeni pop come i Simpson, i Puffi e SpongeBob, SquarePants, streetwear, copertine di album musicali, collaborazioni con stilisti. Una fantastica evoluzione.
Una delle sue prime opere tridimensionali, [Companion], rivisitazione in vinile di Topolino alta otto pollici, con una testa a teschio e ossa incrociate e i caratteristici occhi XX – debuttò con una tiratura limitata di 500 esemplari. Andò esaurito. Ricreando l’arte come giocattolo, KAWS ha confuso i confini tra arte e commercio.
Mr. Brainwash
L’artista noto come Mr. Brainwash ci fa capire quanto siamo impregnati d’arte e di cultura pop. Imita Picasso, i fumetti, Basquiat – che Mr. Brainwash reinterpreta in [BasquiART], o perfino la Monnalisa, che riproduce con una tecnica quasi “tridimensionale”. Il 18 dicembre 2022 Thierry Guetta ha inaugurato The Mr. Brainwash Art Museum, con la mostra in corso Enter Through the Museum, è il primo museo d’arte contemporanea al mondo creato e gestito da un artista vivente. In qualità di creatore irrequieto e analista-catalizzatore della cultura pop, Mr. Brainwash vede il museo come un parco giochi d’arte per tutte le età, una nuova piattaforma per esprimere messaggi edificanti che portano speranza, positività e bellezza alla comunità di Beverly Hills, agli abitanti di Los Angeles e ai visitatori del mondo.
David La Chapelle
David La Chapelle, maestro del Kitsch con i suoi scatti a scenografia cinematografica, studiati nei minimi dettagli e poi composti minuziosamente in un vero e proprio set.
E fin qui Gloss e Fabri li conoscevamo tutti e già li apprezzavano. Ma una mostra in quanto tale non può mancare di istruire su chi non conosci. Ed ecco allora una irridente
Sara Pope
Sara Pope, (che ambisce a una foto col Papa) usa seduzioni e alchimia per trasformare labbra femminili in icone pop ipnotiche, creando un universo glossy dove sensualità e consumismo si fondono in un bacio technicolor che sfida gli stereotipi della bellezza contemporanea.
Ozmo
Ozmo mescola sacro e profano in affreschi monumentali contemporanei, fondendo iconografia classica e cultura pop in un linguaggio visivo dove madonne digitali e dèi pagani danzano insieme sulle pareti urbane, sfidando in confini tra arte alta e street art.
Angelo Accardi
Lo stile artistico di Angelo Accardi è caratterizzato da una miscela di elementi surreali e realistici, incentrati sulla narrazione e sulle molteplici interpretazioni. I suoi dipinti incorporano spesso elementi di artisti come Klimt, Picasso e Roy Lichtenstein. Questi riferimenti classici sono accostati a figure della cultura popolare contemporanea, tra cui i personaggi dei Minions e dei Simpson, di Matt Groening. O struzzi.
Obey
Shepard Fairey, meglio noto grazie al suo pseudonimo Obey, è uno degli street artist più quotati del panorama artistico contemporaneo. Il suo stile unico lo ha reso un’icona mondiale, tanto da essere legato anche alla campagna presidenziale di Barack Obama, che rappresenta l’apice della sua carriera. Obey crea il celebre manifesto [Hope], collaborazione mai ufficializzata a causa dell’illegalità delle affissioni, tuttavia il presidente gli riconosce l’apporto creativo. Molto critico nei confronti della società, Obey costituisce l’ubbidienza a regole dogmatiche imposte dalla Società. Il concetto assurge a simbolo di protesta, spina dorsale delle sue opere, declinate in serigrafie e adesivi.
Giuseppe Veneziano
L’esposizione Banksy&Friends mette in scena l’universo ultrapop di Giuseppe Veneziano, caratterizzato da un approccio ironico e provocatorio nei confronti delle contraddizioni della realtà contemporanea. Le storie raccontate dall’artista mostrano i falsi miti e le debolezze della nostra società, con la graffiante ironia e l’irriverenza che da sempre contraddistinguono il suo approccio. Solo così, secondo Veneziano, può emergere la verità sommersa da ipocrisia, convenzioni e meccanismi del potere. Con lessico pittorico, insieme primigenio e identificabile, l’artista affronta temi sensibili come religione, sesso e politica, creando un’immagine disincantata della società. Veneziano utilizza l’urto iconico dei soggetti, da un fumetto, da una foto di cronaca, da un’opera del passato.
Banksy
Proprio mentre Gloss sta scrivendo questo pezzo, è uscita una nuova opera di Banksy.
Banksy è considerato uno dei maggiori esponenti della “guerrilla art”. Si esprime negli spazi urbani, prediligendo i muri (la sua filosofia ed espressione artistica deve restare sui muri, non può essere venduta, non può e non deve generare reddito), documenta miserie umane e assurdità della società occidentale, financo al maltrattamento degli animali, passando dalle atrocità della guerra all’inquinamento, dalla manipolazione mediatico all’omologazione, dalla brutalità della repressione poliziesca allo sfruttamento minorile, tramite scimmie, topi, poliziotti, ma anche bambini, gatti e membri della famiglia reale.
Celebre la rappresentazione di un “facesitting” della Regina Vittoria, notoriamente puritana. Banksy trasforma il tessuto urbanistico delle città occidentali in luogo di riflessione.
Allo scopo di prevenire l’intervento della polizia, Banksy adotta la tecnica dello stencil, sì da rendere più veloce l’esecuzione dei murales. La maschera in negativo su un supporto rigido facilmente trasportabile riproduce l’immagine. Appoggiarla sul muro e spruzzare il colore per un writer si concretizza in una quindicina di minuti. Ma è in studio che trascorre la maggior parte del tempo nell’intagliare minuziosamente la normografia.
Banksy prende spunto dall’idea di serializzazione di un’opera d’arte da Warhol. Del celebre street artist non si conosce ancora l’identità. Una indagine di “profilazione geografica”, condotta dai cattedratici della Queen Mary University di Londra e mutuata dalle tecnologie poliziesche per la ricerca di criminali, hanno fatto corrispondere l’identità di Banksy a Robin Gunningham, già studente della Bristol Cathedral Choir School. Una delle ipotesi è quella che, sotto il nome di Banksy, si nasconda Maître de Casson, artista svizzero, che però ha sconfessato sul proprio sito.
Tuttavia, l’ipotesi più accreditata, dopo un’involontaria allusione del musicista britannico Goldie, ritiene che Banksy sia, in realtà, 3D, ovvero il musicista e graffitista Robert Del Naja dei Massive Attack.
Il più noto graffiti artist del mondo, fiero detrattore della mercificazione della pittura e del feticismo collezionistico, ha fatto in modo che un suo dipinto [Girl with balloon], battuto all’asta da Sotheby’s a Londra,
andasse distrutto dopo essere stato venduto per più di un milione di sterline. Nel video pubblicato sul sito ufficiale di Banksy e su Youtube l’artista mostra come ha nascosto il meccanismo di autodistruzione nella cornice e come il dipinto si è autodistrutto al termine dell’asta. Le immagini della vendita – girate con un cellulare – mostrano come un allarme acustico abbia preceduto il battitore mentre dichiarava venduto il quadro, e di pochi istanti lo scorrere della tela in basso, tagliuzzata in decine di striscette dal tritadocumenti. Gli astanti dallo sguardo allibito.
L’azione si è svolta fuori dal controllo attraverso un meccanismo occultato e azionato a distanza da un telecomando, pertanto la responsabilità non ricade su Sotheby’s. Banksy, poco dopo rivendicò la sua azione postando su Instagram un’immagine dell’opera finita nel tritadocumenti e scrivendo “Going, going, gone…”
Molto accortamente, l’anonima compratrice decise di tenere l’opera scivolata dalla cornice per riemergere sotto di essa ridotta a strisce. Il quadro è tornato all’asta, ribattuto per 18,5 milioni di sterline.
Ecco la sequenza con cui un Banksy incappucciato mostra al mondo il funzionamento del dispositivo per distruggere la tela “nel caso l’opera fosse finita all’asta”.
Da Sotheby’s confermano che si trattava di una tela incorniciata in un frame dello stesso artista di 18 cm di cornice e quindi non si poteva smontare.
L’azione ha moltiplicato il valore della tela. Sull’opera, con il nuovo titolo [Love is in the bin] (L’amore è nella pattumiera), autenticata dall’agenzia di Banksy Pest Control, è stata dichiarato: « Il nuovo lavoro dell’artista, [Love Is the Bin], (è) la prima opera d’arte della storia creata durante un’asta » e la innesta il writer in una lunga tradizione di artisti, come Rauschenberg, Metzger, Tinguely e Landy, che hanno distrutto l’arte in vario modo.
Banksy all’asta non ha distrutto un’opera d’arte, ne ha creata una nuova; gioca sull’ambiguità, la smaterializzazione dell’opera fa parte del linguaggio contemporaneo che prevede la sua assenza dell’opera, può rappresentare una critica alla mercificazione dell’arte in modo molto spettacolare, alla fine a favore di quel mercato che Banksy stesso critica.
Arte contemporanea, strumento potente
Il doppio evento artistico è un’occasione imperdibile per comprendere l’evoluzione dell’arte contemporanea. Gloss e Fabri si sono confrontati con opere che riescono a comunicare un messaggio profondo e universale, dimostrando come l’arte sia un potente strumento di cambiamento e consapevolezza. Insomma, una goduria per gli occhi e l’anima, che hanno da nutrirsi di bellezza. Una bella opportunità sotto la Mole di vedere riuniti alcuni dei nomi più influenti e innovativi della nostra epoca e per incrementare la propria cultura.
(seguente)
Netnografia
Mr. Brainwash, il sito che è uno spettacolo di lavaggio del cervello
1 commento
Molto interessante ed approfondito