By Lucia Tilde Ingrosso
Regia di Christy Hall
Con Sean Penn e Dakota Johnson
Una ragazza bella e giovane (che però, passati i 30, sente che le donne hanno possibilità dimezzate) arriva all’aeroporto JFK di ritorno da un viaggio in Oklahoma. Sfoggia unghie molto lunghe e un po’ troppo vistose, nonché un modaiolo caschetto biondo. È stanca, ha voglia di tornare a casa e prende un taxi. Alla guida trova un uomo di mezza età dal pizzetto (all’apparenza) tinto e dalle idee chiare. Fra i due inizia un botta e risposta che va in crescendo, tra confidenze e rivelazioni, ricordi e confronti. Lei non vuole dire il suo nome, lui rivela di chiamarsi Clark, ma di non sentirsi a proprio agio con quel nome. E, forse, con quella vita.
Man mano che il taxi si avvicina alla città, il dialogo tra i due si fa via via più intimo. Scabroso, anche, ma mai volgare. Mentre parla con il tassista, la ragazza chatta con un uomo. Di chi si tratta, lo scoprirà il conducente prima di noi. E questo giustifica il titolo originale: Daddio (che sta per “paparino”). Sulla trama di più è meglio non dire.
Sul film, si può dire che era nato come un’opera teatrale. Che il ruolo femminile era stato inizialmente assegnato a Daisy Ridley, che però ha rinunciato. Che quindi poi se lo è preso Dakota Johnson (figlia d’arte, di Don e Melanie Griffith), la quale figura anche tra i produttori.
Un film che si regge su due pilastri principali: gli ottimi dialoghi (credibili e coinvolgenti) e le splendide interpretazioni dei protagonisti (entrambi in stato di grazia). Ma fa la sua parte anche l’ambientazione. Infatti, non si limita al solito abitacolo, ma spazia anche all’esterno, dando allo spettatore proprio la sensazione del viaggio.
Uno dei maggiori pregi del film è quello di non regalare facili morali e soluzioni pronto uso. Attraverso la narrazione e il confronto, i due personaggi raggiungono delle consapevolezze che, probabilmente, li aiuteranno nelle loro scelte future. Perché la vita non accade per caso, ma anche in seguito a ciò che decidiamo noi. Lo spiega bene a un certo punto Clark. «Facevo sempre scherzi, alla mia prima moglie. Lei poteva scegliere se arrabbiarsi o ridere. Rideva sempre». E, sottinteso, “l’amavo anche per questo”.
Interessanti riflessioni possono poi scaturire sul ruolo delle donne nella società. Un ruolo che cambia, regalando nuove opportunità (la protagonista fa un lavoro in passato solo al maschile). Ma che conserva fragilità “strutturali” ancora oggi difficili da superare (altro non si può dire per non fare spoiler). In ogni caso, è un film che non vi deluderà.