regia di Giulia Louise Steigerwalt
con Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan, Lidija Kordic, Davide Iachini, Marco Iermanò
nelle sale dal 6 febbraio
Avrebbe potuto essere volgare, avrebbe potuto essere kitsch, avrebbe potuto essere molto altro per niente positivo mentre invece Diva Futura che racconta la nascita del porno gentile, quello di Moana e Cicciolina, nell’Italia (ancora un’Italietta) degli anni Ottanta è un film che funziona, che si guarda volentieri e che è in ogni momento misurato.
I motivi della riuscita sono più d’uno, una regia spumeggiante, molto pop, internazionale, per niente “nostrana”; interpreti eccellenti (Pietro Castellitto e Tesa Litvan su tutti) e il tono perfetto che nasce da uno sguardo poco convenzionale. Che è quello di un personaggio marginale, testimone eccellente del periodo, Debora Attanasio, una ragazza come tante che cercava solo un lavoro e che per dieci anni è stata la segretaria di Riccardo Schicchi, il fondatore dell’agenzia Diva futura. Debora, ora giornalista, ha raccontato la sua esperienza in un libro del 2013 (Non dite alla mamma che faccio la segretaria, ripubblicato oggi col nuovo titolo Diva futura, edito da Sonzogno) su cui è basato il film. E lei stessa (è Barbara Ronchi a interpretarla) appare nel film, oltre ad esserne la voce narrante.
Abbiamo quindi il punto di vista di una ventenne che ambisce a diventare giornalista e non pornodiva catapultata in un mondo di cui ignora tutto capace di guardare senza giudicare il variopinto universo che ruota intorno a Riccardo Schicchi, raccontato come un vero gentiluomo. Non è mai passato al tu, la chiamava “signorina” e apprezzava il suo lavoro, dispensandole pure di tanto in tanto qualche lezione di vita, con affetto paterno.
Schicchi, deus ex machina di tutta la vicenda con la sua agenzia Diva futura rivoluziona la cultura popolare dell’epoca, facendo arrivare in tv, ospiti di Maurizio Costanzo, Enzo Biagi, Pippo Baudo, Roberto D’Agostino e Giovanni Minoli le sue dive, Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger. Davanti al pubblico della prima serata le fanciulle parlano con disarmante innocenza di libero amore e sesso. Qualcosa di impensabile fino a pochi anni prima.
Il successo delle ragazze di Schicchi fu all’epoca enorme, i film hard grazie all’avvento dei videoregistratori e delle cassette VHS sono alla portata di tutti e gli spettacoli dal vivo delle ragazze aprono la strada alle fiere del porno. Che entra pure nella vita sociale: Cicciolina anima una trasmissione radio e con il Partito dell’amore, spalleggiata dai Radicali, arriva in Parlamento. mentre Moana Pozzi, si candida (senza successo) alla carica di sindaco di Roma.
Quella che fu una vera e proprio rivoluzione sociale nel film (e nel libro) viene raccontata con lo sguardo stupito e ironico della segretaria che si affeziona a quel gruppo variopinto di personaggi che diventano la sua “famiglia”. Eccessiva, “amorale sì, ma immorale mai”, di sicuro non scontata. Una famiglia che ha i problemi di tutte, amori che iniziano e finiscono, invidie, slanci di generosità, tradimenti, guai finanziari.
Cuore del film è Pietro Castellitto (bravo, bravo, bravo) che si trasforma in un Riccardo Schicchi idealista, sognatore, romantico, convinto che sdoganare il porno sia un passo miliare per la civiltà e la libertà. Occhi sgranati, generoso, sempre pronto ad accogliere e aiutare le ragazze, salvandole dai cattivi mercanti del sesso. Un’illusione, perché la deriva inevitabile del suo “porno gentile” è stata la caduta di tutte le barriere che hanno portato al porno più detestabile, fatto di violenza, sopraffazione, umiliazione della donna. Una deriva che nel corso degli anni ha nutrito con effetti sotto gli occhi di tutti le giovani generazioni, ancor più oggi visto che la pornografia grazie a Internet è accessibile a chiunque.
Documento d’epoca, film storico sulla perdita dell’innocenza, film sentimentale, melodramma, commedia leggera, tanti generi si mescolano in Diva futura e se chi quegli anni li ha vissuti ritroverà vecchi ricordi, i più giovani scopriranno un tassello della nostra storia che ignoravano.
La regista, Giulia Louise Steigerwalt, moglie di Matteo Rovere, regista pure lui e abile produttore, ha girato finora solo un film (Settembre, ottimo) e si avventura solo nei progetti in cui crede. Ormai ci fidiamo di lei e aspettiamo la prossima prova certi che non sbaglierà la mira.