Scritto e diretto da JT Mollner
con Willa Fitzgerald, Kyle Gallner, Ed Begleyir, Barbara Hershey
prodotto da Bill Block, Roy Lee, Steve Schneider, Giovanni Ribisi, Chris Ivan Cevic
direttore della fotografia Giovanni Ribisi
nelle sale dal 13 febbraio
Va be’, sarà la solita storia su un serial killer, un po’ splatter, un po’ horror, magari con qualche citazione. Poi leggi i crediti e vedi che alla produzione e come direttore della fotografia (al suo esordio c’è Giovanni Ribisi, attore quanto mai interessante che non si è mai buttato a caso in niente. La tua attenzione si risveglia e decidi di vedere il film. Senza poi pentirti neppure per un secondo durante la proiezione.
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Pensavi non si potesse dire più nulla di nuovo sul tema, dopo film epocali come Il silenzio degli innocenti e La casa di Jack di Lars von Trier e invece ti trovi davanti a questo piccolo capolavoro, impeccabile in tutte le sue declinazioni. A cominciare dalla scansione in capitoli in stile Quentin Tarantino, perché non sono in ordine cronologico ma a carte mescolate, struttura che permette un colpo di scena dopo l’altro, spiazzando tutte le aspettative dello spettatore.
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Le certezze e i pregiudizi vengono messi in discussione, la visione passiva riceve uno scossone e a ogni capovolgimento sei costretto a interrogarti sulla meccanicità dei ragionamenti a cui così spesso ti arrendi.
Il film si apre con una ragazza alla guida di un auto, il viso insanguinato. Sta fuggendo terrorizzata inseguita da un uomo che non riesce a raggiungerla. In mezzo ai boschi, strada deserta, nessuno può aiutarla. E tu stai dalla sua parte: sarà scappata dal suo rapitore?
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Cambio di scena, nuovo capitolo, ma precedente a quello che abbiamo appena visto. La stessa ragazza e lo stesso uomo, in auto, dopo una serata in discoteca. Davanti a loro un motel. Una scena di seduzione a armi pari, dove tutti e due eccedono in fantasie e provocazioni. Saliranno in camera? La ragazza lo sta solo provocando e poi gli dirà il fatidico no che significa sempre no?
Mi fermo con la trama perché sarebbe un delitto proseguire. Dico solo che il film è straordinario, che l’attrice è all’altezza di un ruolo super difficile, che la regia non ha mai incertezze.
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Poi, la fotografia e gloria a Ribisi, colori acidi, sgranata, richiama tutto un cinema popolare degli anni Settanta, americano ma anche italiano, lo stesso che ha nutrito la cinefilia di Quentin Tarantino.
La storia non fa una grinza e se ne frega di tutto, del politicamente corretto, delle regole e ubbidisce a un solo imperativo: quello del grande cinema.
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