E’ normale stare al riparo, mangiare, relazionarsi, vivere la vita insomma. Nei suoi aspetti di necessità come in quelli legati alla sfera dei sentimenti, ai desideri, alla soggettività. Si certo, c’è chi vive meglio rispetto ad altri ma anche il contrario. I parametri non sono mai uguali, lineari.
Cambiano da soggetto a soggetto da realtà a realtà, ne siamo consapevoli. E già questo pone interrogativi insoluti. Che sia questione di fortuna, del caso o, per chi preferisce, del destino è altrettanto insondabile.
Insomma adagiati, si fa per dire, nella quotidianità ci sfuggono tutte le dissonanze da cui siamo circondati.
Più semplice ricercare dati e notizie compensativi che rendano più accettabile la realtà in cui si vive e forse meno irraggiungibili i sogni.
Dunque abbiamo già abbastanza su cui riflettere, perché dovremmo occuparci d’altro, di ciò che avviene lontano da noi, fuori dal nostro contesto?
Anche se sembrerebbe difficile sfuggire al richiamo della solidarietà umana, che potrebbe necessitare di volta in volta a ciascuno.
Certo che non si può intervenire su tutti i mali del mondo, soccorrere i bisognosi, far cessare le guerre, difendere i deboli, eliminare le violenze, certo che no. Non si potrebbe, anche volendo, perché nessuno è in possesso degli strumenti che tutto ciò richiederebbe.
Come rispondere dunque a tutti quegli appelli che il web accoglie generosamente, avendo spazio e tempo per tutti e tutto, rimandandoli alle nostre coscienze?
Bambini e animali sono i veri trionfatori e per concorrere ad ogni azione positiva nei loro confronti, sia pure solo con un click, una firma viene quasi sempre raccolta. E come si potrebbe fare altrimenti davanti le immagini con cui questi appelli vengono presentati per smuovere anche il più incallito dei cuori.
Altra faccenda sono gli appelli su questioni che vanno capite-spiegate. Che vuol dire soffermarsi a leggere attentamente di che si parla e magari riflettere prima di dare il consenso.
Mentre essi viaggiano rapidi e si rinnovano di continuo sul web mostrano la loro dissonanza tra la rapidità con cui vengono lanciati e il tempo a disposizione degli individui. Chiedere di sostare sul tema è già troppo per chi si muove velocissimo in rete, più facile non approfondire, passare oltre.
Irrilevante che chissà chi, chissà dove, implora la nostra attenzione.
E’ il caso di alcuni appelli che implicano scelte a monte, consapevolezza universale.
Come è accaduto e accade in questi giorni con il ripetersi dell’appello promosso per salvare la vita dell’operatrice umanitaria e attivista della società civile Pakhshan Azizi, che è stata condannata a morte nel luglio 2024. Per lei è stato promosso un appello per chiedere l’annullamento della condanna a morte e la sua liberazione.
Nessuno pensa, neanche i promotori stessi, che il mondo si fermi per firmarlo ma certo lo sperano.
La riflessione successiva e immediata è: che valore hanno gli appelli in nome del diritto? Quanti sono disposti a mettere a disposizione di un altro essere, di una causa, di un’ideologia anche solo il tempo di un clik? In un tempo di vita così veloce, apparentemente raggiungibile, condivisibile, davvero i contatti umani si avvicinano in modo comunitario o, per dissonanza, è solo illusione? Nei gesti quotidiani, nei pensieri delle persone quanto spazio occupano gli interessi altrui?
Banalmente: mentre si svolge tranquillamente (si spera) la propria vita, sapere che c’è una persona (in questo caso) che anela alla nostra attenzione, che conta su una veloce adesione che ha il valore infinito della sua vita dovrebbe almeno turbare anche i più distratti navigatori, persi nella rete e nelle sue dissonanze.
Appello Amnesty: https://www.amnesty.it/appelli/iran-attivista-curda-condannata-a-morte/