Regia di Bong Joon Ho
con Robert Pattinson, Naomi Ackie, Steven Yeun, Toni Colette, Mark Ruffalo
nelle sale dal 6 marzo
Protagonista (pure bravo) Robert Pattinson ormai emancipato dalla saga di Twilight, alla produzione anche Brad Pitt, regista lo stesso del magnifico Parasite, nel cast altri attori di gran talento come Toni Colette e Mark Ruffalo. E grande investimento da parte della Warner.
Ebbene, e ahimé, nonostante queste ottime premesse il risultato è un film noiosissimo che per giunta dura due ore e mezzo di cui una avrebbe potuto con gran giovamento di tutti essere tagliata.

Siamo nel territorio della pura fantascienza, con una trama simile a quella che gli appassionati avrebbero potuto leggere in cento pagine nei vecchi Urania degli anni Settanta e si sarebbero anche divertiti. Qui tutto viene preso molto sul serio. Troppo.
Mickey Barnes e perseguitato da creditori che non guardano troppo per il sottile e rischia di lasciarci le penne, così accetta di partire per una spedizione nello spazio, che mira a colonizzare un pianeta lontano. Il suo ruolo è da paria, è un sacrificabile. Una nuova tecnologia infatti permette di “ristampare” un essere umano, reimpiantandogli la memoria. Quindi può essere sacrificato in qualunque azione pericolosa perché tanto tonerà in vita. Solo con un numero in più.

Ci troviamo sul pianeta già con Mickey 17 e mentre tutti gli chiedono curiosi cosa si provi a morire il nostro eroe è già impegnato in un’impresa rischiosa. Ma non muore perché gli abitanti del pianeta, degli insettoni giganti simili agli animaletti dell’umido, invece di mangiarlo lo salvano. Peccato che nel campo base abbiano già provveduto a stampare un Mickey 18 e i multipli sono vietati come la peste dalla legge. Mickey e il suo alter ego faranno molta fatica ad abituarsi a una coabitazione. L’unica che apprezzerà lo sdoppiamento è la fidanzata perché, dice, quando mai le capiterà un’altra occasione così?

Aggiungete i capi spedizione, una coppia di monarchi più squilibrati che perfidi (Mark Ruffalo e Toni Colette) che sembrano usciti da Brazil di Terry Gillian. Insomma poca carne al fuoco e già molto vista, da Brazil, appunto ai replicanti di Blade Runner. a molta fantascienza da B movie e parecchie serie televisive coreane. Se poi tutto questo già visto, già letto, già orecchiato viene miscelato con presunzione e dilatando all’infinito ogni sequenza, il risultato non è confortante. Belli gli insettoni con un cuore, piatti i caratteri dei vari personaggi. Niente a che vedere con la compattezza geniale di Parasite. Bong Joon Ho è tornato ai suoi primi amori di avventure e fantascienza. Il fatto è che adesso noi ci aspettiamo molto – e forse troppo – da lui. Così usiamo dalla sala annoiati e delusi.

