Ogni persona è libera di credere o no, di avere fede o no, c’è la possibilità della negazione per tutti, sta nella libertà dell’uomo poter dire no, non credere in nulla o perdere la fede, non custodirla, non alimentarla e rifiutare la stessa religione acquisita da bambini quando le famiglie educavano alla preghiera quotidiana prima di dormire o la mattina appena svegli.
Alcuni teologi teorizzano un futuro con la sparizione di ogni religione, quindi la sparizione di ogni fede, ma per contro esistono e sono tante, spesso inspiegabili, le conversioni religiose misteriose quanto convinte e totali.
Parlando con un gruppo di laureati in filosofia ho notato che la maggior parte di questi non ha convinzioni precise né cultura religiosa, i più si professano agnostici ed alcuni, pochi, mi hanno detto di credere in un’energia universale che può essere anche identificata con Dio, ma con la quale intrecciano un rapporto totalmente personale, dialogico e non convenzionale quindi non regolato da vincoli, principi o regole di comportamento ufficiali.
Il cuore delle persone è scandito da misteri differenti per ognuno e se esiste un Dio certamente, nella sua potenza ed intelligenza, sa come parlare ad ogni essere vivente per illuminarne l’esistenza e dargli la forza per resistere agli affanni, affrontando con coraggio le enormi difficoltà di questa vita.
Ma la fede? Esiste ancora? C’è ancora qualcuno che crede in Dio?
Un sacerdote cristiano tempo fa legava il concetto di fede al senso di giustizia, diceva che l’una senza l’altra non può esistere quindi se la fede è tramontata sicuramente la nostra società ha visto svanire anche il valore della giustizia perché le diseguaglianze sono sempre più evidenti, la violenza cresce ogni giorno insieme ai soprusi a danno dei più deboli e dei meno tutelati.
Le persone che si rivolgono al cielo con fiducia, speranza e cuore e che con le loro parole chiedono un aiuto per sé o per i cari, spesso si trovano di fronte al silenzio assordante della mancanza di risposta di Dio.
Per questo motivo molti, presi da sconforto e delusione, abbandonano la fede, non credono più ci sia la possibilità di una relazione, di un colloquio aperto e soprattutto ascoltato tra uomo e Dio.
Lo stesso Gesù di Nazareth esortava gli uomini del tempo a chiedere a Dio qualsiasi cosa: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto» (Mt 7, 7-8).
Ma la promessa è stata mantenuta? Dio ci ascolta o è sordo alle richieste?
Allora se Dio non ascolta o ascolta, ma non agisce, quale fiducia si può riporre in un essere potente e intelligente che conosce e vede tutto. ma lascia l’ingiustizia, la violenza e la sopraffazione sui più fragili, le guerre di distruzione e la miseria?
Dio è veramente un padre amichevole e sollecito per gli uomini?
La relazione con Dio potrà mai avere per noi umani un epilogo felice?
Enzo Bianchi, monaco cristiano e saggista cita: Dio non nega mai a chi chiede col cuore aperto la presenza dello Spirito Santo (cfr. Luca 11,13) ovvero la forza determinante per continuare ad amare e accettare la vita sia pur densa di prove drammatiche e dolorose, la sua presenza attenua l’ansia e la paura del futuro.
La domanda che ci poniamo allora è questa: può essere sufficiente la forza dello Spirito Santo?
E’ questo che ci si aspetta come risposta dell’onnipotente?
La visione di un Dio indifferente di fronte alle sofferenze e al dolore dell’intera umanità, un Dio che promette e non mantiene rimanda l’idea che non esiste un Dio a cui rivolgersi.
Questo è uno dei motivi da cui nasce e si crea l’indifferenza religiosa o la totale assenza di una fede.
La delusione è figlia dell’illusione e questa mancanza di una spalla sulla quale piangere e appoggiarsi comporta la perdita della fiducia, della possibilità di un aiuto quindi l’inutilità della
stessa preghiera che tanta consolazione e speranza porta a chi le si affida come ci dicono i Santi o i monaci che ne fanno un uso quotidiano. La preghiera è anche un modo per dimostrare gratitudine e l’essere grati di quello che si è o si ha è una modalità di contatto con Dio.
Ma “Il figlio di Dio che girava la Galilea sanando ogni malattia e infermità tra i popoli” (Matteo 4,23) e ascoltava le preghiere di guarigione che gli venivano rivolte dai fedeli dove è finito?
E’ lo stesso di allora? O adesso non ascolta più?
Anche lo stesso Gesù di Nazareth che ha chiesto al padre di risparmiargli il calice amaro non è stato esaudito ed è morto crocifisso quindi che si deve fare per non perdere la spalla, la forza, la speranza quindi la fede?
Una cara persona che ho avuto il piacere di incontrare è Maria Ilaria, monaca benedettina che vive in clausura da quando era ragazza, riesce ad avere sempre parole di fede e speranza, in ogni occasione e per tutti quelli che l’avvicinano, consigliando loro di continuare a pregare con fede e avere sempre fiducia nell’ascolto di Dio.
Ha dedicato tutta la sua vita, dopo la laurea in medicina, alla preghiera, si è ritirata volontariamente e ora è madre abbadessa, in un antico convento dove lei e le consorelle, durante la giornata, pregano sette volte al giorno e per molte ore, iniziando alle quattro del mattino.
La loro preghiera è di lode, di ringraziamento e di intercessione per tutti, è alternata al lavoro per sostenere la casa e per le necessità della comunità.
“Ora et labora, con serietà e soavità” mi dice Maria Ilaria.
E’ una persona particolare che trasmette una serenità insolita e tranquillizzante a chi parla con lei.
Le ho chiesto come possiamo fare per non perdere la fede e la speranza di poter entrare in contatto con l’onnipotente e soprattutto le ho chiesto quanto può essere determinante pregare.
Mi dice:
“Quando pensiamo a Dio lo immaginiamo come una forza che può fare tutto, in realtà Dio può agire solo nell’amore, lasciando all’uomo la più totale libertà di agire”
“Questa forza è onnipotente, ma nell’amore, non ha preferenze e lascia l’uomo totalmente libero.
Non è un padrone, ma un padre presente e vigilante e se desideriamo la vera vita dobbiamo percorrere la strada dell’amore e non quella delle richieste personali, Dio sa cosa è bene per ciascuno.
La preghiera è il nostro abito interiore e se non ci fosse saremmo nudi nel cuore.
Pregare è un sostegno, una forza, una speranza.
Dio ha parlato con noi attraverso suo figlio che non ha respinto il dolore, ma l’ha trasfigurato, l’ha offerto e accolto nella convinzione che questa non è la vera vita.
Pregare serve per unirsi a Dio nella vita eterna e acquistare forza”.
Nel silenzio di quelle mura antiche che da oltre settecento anni raccolgono e indirizzano al cielo tante energie comuni di preghiera, appare tutto semplice e possibile.
In un canto indiano il Mahatma Gandhi ci invita a non desistere mai, a trovare sempre in ogni circostanza la forza per credere e continuare a lottare per la vita nostra e quella degli altri.
“E se anche non intravedi che campi aridi e sterili
Ara, uomo, questi campi, non ti riposare
Il mondo sarà avvolto nelle tenebre, ma
sarai tu a gettarvi luce
Anche quando la forza ti abbandona
Uomo non ti riposare
Non darti mai al riposo
Dona ristoro agli altri “