Regia di Marc Webb
con Rachel Zegler, Gal Gadot
La domanda è: perché girare un film che si intitola Biancaneve se della favola si censura tutto?
Film in live-action, tante canzoni, musica e balletti, molti effetti speciali, attori che a me sono sembrati modificati digitalmente per non stonare nel contesto e una storia bistrattata.

Capisco che oggi occorra seguire il woke-pensiero o il politicamente corretto o in quale altro modo decidiate di definire questa follia, ma ci sono dei limiti che si chiamano buon senso e equilibrio.
Tutti conosciamo la storia di Biancaneve e nessuno si è mai scandalizzato più di tanto. Certo, adesso ci dispiace tanto che in Cappuccetto Rosso il lupo cattivo venga sventrato, ma del resto non si era comportato bene. E forse, dico forse, era anche un personaggio simbolico. Tutti d’accordo che la vecchietta di Hansel e Gretel fosse cattivissima ma arrivare a bruciarla nella stufa potrebbe parere una punizione eccessiva.

E possiamo andare avanti, comprendendo anche la Bibbia, la mitologia greca e pure qualche sacro testo indiano. Fermiamoci qui e torniamo a Biancaneve che nel nuovo film Disney ha il volto della attrice statunitense di origine colombiana Rachel Zegler, già protagonista di West Side Story di Steven Spielberg. All’inizio tutto è perfetto, lei coi genitori, sovrani democratici e generosi a regnare su un popolo dove ci sono anche parecchi neri (per l’inclusività) e dove la terra è di chi la coltiva (niente sfruttamento colonialista).

Quando le cose si mettono male, quando i genitori spariscono e la povera Biancaneve si trova a far la serva nel suo castello, la regina cattiva ancora non paga, al responso dello specchio, decide di farla uccidere dal cacciatore. E fin qui tutto procede abbastanza seguendo le tracce della fiaba classica.
Però… Però non sta bene che il cacciatore uccida un cerbiatto e gli strappi il cuore per dimostrare alla regina di avere ubbidito, così nello scrigno c’è solo una mela. Contenti tutti che il cerbiatto abbia salvato la pelle, peccato però che la regina sappia da subito che Biancaneve sia ancora viva e questo un po’ la storia la cambia.

Non è neanche rispettoso dei diritti di una donna farla sgobbare in casa, così quando Biancaneve si trova dai nanetti, non muove un dito ma obbliga loro a fare pulizia. Che poi i nanetti sono digitali perché non è corretto far recitare dei veri nani.
A questo punto la storia va per conto suo. E ne va di mezzo pure il principe: sarebbe stato complicato gestire il suo personaggio visto che avrebbe baciato la fanciulla senza consenso. Quindi, come viene risolto l’inghippo? Eliminando il principe e sostituendolo con una sorta di combattente Robin Hood esente da mascolinità tossica che si guarda bene dal fare avance alla bella: sarà Biancaneve a muovere i primi passi della seduzione.

Non voglio togliere agli eventuali spettatori il piacere di scoprire come ogni trappola “scorretta” sia stata epurata in maniera praticamente stalinista perché nel prosieguo il travisamento raggiunge livello surreali.
Insomma, di Biancaneve si è fatta strage. La storia è totalmente diversa e purgata da tutti i conflitti diventa noiosa anche perché viene annullata la struttura psicanalitica della fiaba (e dei miti), con buona pace di Propp. Non ho idea di come il pubblico possa accogliere il film e tantomeno se possa piacere ai bambini.
Certo, ci sono ancora gli animaletti del bosco, tanti colori, bei paesaggi, ma quello che un tempo (oggi non saprei) si definiva contenuto è da una parte fragile in quanto censurato quindi impoverito dall’altra reso più complicato per la preoccupazione di non incorrere nelle sanzioni del woke-pensiero.

Meglio Biancaneve risvegliata con un bacio dal principe o la stessa fanciulla capopopolo come in un fiabesco Quarto stato per spiegare alla regina cattiva il decalogo della democrazia?
A voi lettori l’arduo verdetto.