Regia di Barry Levinson
con Robert De Niro
Barry Levinson, regista di film come Rain man e Good morning, Vietnam e Robert De Niro che a 81 anni sta vivendo una nuova stagione di gloria, si sono alleati per realizzare un film vecchio stampo che riporta in auge i classici racconti sulla mafia italo-americana. Qualche scena di massa, qualche spettacolare omicidio, fra cui la classica strage dal barbiere, spolvero di magnifiche auto d’epoca, ma soprattutto un’indagine psicologica, tutta giocata sui primi piani.

I primi piani, in questa storia che prende le mosse dal 1957, indugiano sui due protagonisti, Frank Costello e Vito Genovese, due fra i più noti boss della criminalità organizzata di New York, ambedue interpretati da Robert De Niro, sicuramente intrigato da questa sfida per un doppio ruolo.

Istrionismo attoriale all’estrema potenza, nei panni di Frank Costello, che è anche il narratore, l’attore punta su una recitazione pacata ed è il De Niro più sobrio, quello che trasforma poco il corpo, lo stesso De Niro bonario e scaltro, protagonista anche di qualche commedia leggera (Ti presento i miei). Quando invece presta volto, corpo e voce a Vito Genovese si trasforma e non solo per il trucco. In certi momenti ricorda Joe Pesci, la sua recitazione è esasperata, isterica, con lampi di follia e l’aspetto più interessante è il lavoro fatto sulla voce (vale la pena vederlo in originale). Nei due ruoli la differenza maggiore è proprio nella voce e nell’accento, che in Genovese ha cadenze italiane molto forti.

Non c’è dubbio che il grande attore si sia divertito ad affinare i caratteri, le camminate, le posture e il risultato è da Oscar, ma non c’era bisogno di conferme per ammirare il suo immenso talento.
La storia è quella in gran parte vera della rivalità fra Costello e Genovese. Il secondo che era boss indiscusso deve lasciare gli Stati Uniti e il comando passa a Costello che tiene con onore le fila dell’organizzazione per anni. Quando però Genovese torna a New York vuole riprendersi quel che era suo, costi quel che costi. E l’odio che cova per il vecchio amico, si conoscevano fin da bambini, tocca vertici paranoici, anche perché il film legge la vicenda attraverso il racconto di Costello.

I fatti si susseguono fitti, carne al fuoco ce n’è molta, i vari boss sparsi per il paese e chiamati a decidere in quei vertici resi famosi dal Padrino hanno tutti le facce giuste.

Frank ha una moglie che sa tutto della sua vita e che vorrebbe finalmente godersi col marito la pensione, lui, uomo e socialmente ripulito sarebbe anche d’accordo ma c’è da risolvere l’affair Genovese che gli manda contro un sicario con l’ordine di ucciderlo. Il colpo fallisce nello stesso modo in cui era fallito l’attentato a Trump, Costello è colpito solo di striscio ma riportare il giusto equilibrio nell’organizzazione, passare il bastone del comando senza rimetterci le penne non è cosa da poco.

Soprattutto perché Genovese non si fida per niente del vecchio sodale e anche quando non ne ha motivo è sempre convinto che “quello abbia in mente qualcosa”.
Film robusto, un vero classicone, raccomandato a tutti gli appassionati del genere e a chi vuole godersi la superba interpretazione di Robert De Niro.
