Di Felicita Scardaccione
“Mangia!”, di Anna Piscopo, è sua opera prima inserita nella sezione “A Sud” del Bifest 2025– svoltasi nello spazio Anche Cinema di Bari- scelta dal direttore Oscar Iarussi “nonostante sia un film sia indipendente ed eversivo- ammette la regista- che mi ha permesso, e lo ringrazio, un’anteprima nazionale di prestigio. Spero sia solo l’inizio di una lunga collaborazione”.
Ma il suo percorso prima di questa regia?

Ho iniziato a lavorare in teatro come attrice a 18 anni, dopo un provino al Teatro Kursaal di Bari, una produzione pugliese diretta da Roberto Corradino, ma ho sempre sentito la vocazione al cinema e all’ autorialità. A Roma, oltre ad aver studiato il Metodo “Stanislavskij Strasberg” per perfezionarmi e sviluppare la ricerca artistica, ho studiato sceneggiatura all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. E appena ventenne ho iniziato a scrivere per altri, a volte facendo ghostwriting, sia per il cinema che per il teatro. Poi nel 2016 ho vinto il Premio Rai-Bixio con la sceneggiatura di una serie tv originale dal titolo “Angry Kidz”.
“Mangia!” quindi parte da uno spettacolo teatrale
Certo. Non avendo contatti produttivi, ho pensato che il modo più veloce ed economico per farlo, era proprio il teatro. Così è nato il monologo Mangia! A Roma è stato un vero successo underground, nato dal basso, arrivando anche alle orecchie dei piani alti.
Ciò mi ha permesso di incontrare il mio produttore Galliano Juso, grazie al passaparola romano. Di origine pugliese, Juso aveva da tempo il suo successo a Roma, noto per i primi sei film girati tra il 1976 e il 1979 con protagonista Tomas Milian nei panni del maresciallo Nico Giraldi. Ha prodotto anche grandi film d’autore, “Lo zio di Brooklyn” di Ciprì e Maresco, “Escoriandoli” di Rezza, “Tatanka” di Gagliardi e tanti altri. Juso è stato un maestro per me, non solo per le cose che ho imparato nella pratica del lavoro da regista e autrice, ma soprattutto per gli enormi ostacoli che ha involontariamente creato in relazione alla realizzazione di questo mio primo film.
L’ultimo è stata la sua morte, avvenuta lo scorso novembre, mentre finivo il film. Nonostante questa triste circostanza mi ha permesso di tirare fuori tutta la determinazione, la fermezza, il coraggio di fare, a prescindere da tutto. Porterò per sempre dentro di me questa esperienza finita in vittoria e non smetterò di essere grata a Galliano Juso e alla sua storia. Ci siamo voluti tanto bene e abbiamo condiviso immaginari ribelli, cinismo, risate e ottimi piatti di pasta. Lui diceva che il nostro cinema doveva essere come un piatto di amatriciana: popolare ma che può diventare stellato. Continuerò a fare amatriciana.
Altre difficoltà sono legate alla location delle riprese: non era possibile girare a Bari e si è passati a Catania. Ci racconti i retroscena.
Galliano Juso era impegnato in altra produzione che andava drammaticamente in over budget; i soldi di MANGIA! si sono purtroppo ridotti notevolmente e lui mi ha mandato a girarlo in Sicilia a costi contenuti grazie alla preziosa organizzazione di Leonardo Giuliano, altro produttore, siracusano. Non è stato semplice, non avevo nulla e ho dovuto fare della povertà il mio punto di forza, il mio tema e il mio stile. Il merito della riuscita è della mia coraggiosa troupe e di tutti gli attori e non attori che hanno partecipato con grande dedizione al progetto.
Le musiche sono una nota di rilievo in “Mangia!” Composte da Tony Esposito, suo amico da tempo. La scelta dei pezzi?
Le musiche sono composte sulle immagini. Ritengo che Tony Esposito abbia fatto un capolavoro, perché si è immerso nel mondo emotivo ed esteriore che racconto percuotendolo con potenza e facendolo vibrare. Io sono stata la paroliera di “Cocca di papà”, del riarrangiamento di “Abbasso alla Marina” e di “Che la luna mezzo mare”. E in questi ultimi due brani ho anche cantato per la prima volta in vita mia. Gli altri pezzi cantati nel film, invece, sono composti e cantati da Fabio Abate, un cantautore di grande talento conosciuto a Catania.
E proprio tra i brani che possiamo sentire c’è una hit: un pezzo che potrebbe trasformarsi nel tormentone estivo 2025. Entra subito in testa, ci avete pensato?
Assolutamente! “Cocca di papà “, a detta di tutti, può diventare una hit. Vedere il film per crederci.
Lei di diritto fa parte della nuova generazione di registi ed attori che si stanno ben distinguendo. Ma dal suo punto di vista qual è l’attuale scenario per chi desidera emergere nel cinema?
Sono un’ ottimista. So di portare un mondo e un linguaggio totalmente diverso da quello che il cinema italiano attuale propone e so che questo è il mio punto di forza. Nonostante il drammatico periodo che gli autori e tutti i lavoratori del settore stanno vivendo, so che la mia libertà eversiva e il mio anarchismo aprirà un varco, anche per quelli che verranno dopo e accanto a me.
Vincitrice di un recente concorso a cui ha partecipato, continuerà adesso sempre in ambito cinematografico o conta di portare a teatro altri suoi testi?
Continuerò a fare teatro perché ho una professione avviata e continuerò a farlo con la mia produttrice Bam Teatro. E poi voglio dedicare il miglior tempo del mio futuro al cinema. Con il corto “La Coperta”, attore protagonista Fabrizio Ferracane, ho vinto a pieni voti selettivi Mic e bando Apulia Film Commission. Girerò il corto a dicembre, a Taranto, ma intanto spero che una nuova produzione finanzi al più presto il mio secondo film: a dire il vero ho già delle proposte. Il set è davvero il posto per il quale sono nata.


Felicita Scardaccione – Giornalista free lance per anni ha scritto per il Corriere del Mezzogiorno, e riviste del gruppo Conde’ Nast, Rcs, Cairo.