Le Assaggiatrici di Silvio Soldini è un triller. Sarebbe piaciuto ad Alfred Hitchcock, è nel suo stile.
La suspance, la condizione di ansia, la sospensione angosciosa che attende impazientemente che un fatto si verifichi e che una situazione di incertezza si risolva, l’incertezza e l’ansietà con cui si segue l’evolversi di situazioni ricche di drammaticità dall’esito incerto, che risiede nella tensione della guerra che non si vede, nella musica e nei silenzi, nell’amore che non è amore, nell’amicizia che non è amicizia e nella memoria del passato tragico che ci riporta a questo presente che viviamo.

Le Assaggiatrici lascia la guerra sullo sfondo. Il conflitto c’è ma Rosa e le altre, così come noi spettatori, lo viviamo indirettamente attraverso il rumore di bombe, aerei in volo, notizie sussurrate o diffuse alla radio.
Un film attualissimo, che parla di quanto sia facile scivolare nel male.
La storia si apre nell’autunno del 1943. Rosa (Elisa Schlott), una giovane donna di Berlino lascia la città distrutta dai bombardamenti per rifugiarsi nel paesino natale del marito Gregor impegnato al fronte. Lì l’aspettano i suoceri che a malapena conosce.
Ma quel villaggio nasconde un segreto: nella foresta confinante, Hitler ha fatto costruire il suo quartier generale, “la Tana del lupo”.

Soldini ha presentato il suo nuovo film Le Assaggiatrici all’apertura del Bif&St 2025 di Bari nello straordinario Teatro Petruzzelli e da “malanese” come ama definirsi, con la truppe fatta di attrici tedesche, in primis Elisa Schlott che interpreta Rose detta la “Berlinese”, come ha riferito il regista-“si sono commossi dell’accoglienza calorosa dimostrata dai baresi. Specie la Schlott è rimasta impressionata di tanto entusiasmo che non ha uguali, specie pensando a Berlino.
Il film, una coproduzione Italia-Belgio-Svizzera, prende spunto dal romanzo omonimo di Rosella Postorino, Premio Campiello nel 2018, a sua volta ispirato alla storia vera di Margot Wölk, la quale, verso la fine della vita, ha confessato di essere stata una delle giovani tedesche costrette ad assaggiare i pasti di Hitler per due anni. Una figura la loro, della quale nessuno aveva mai saputo nulla. Wölk, è stata unica del gruppo a sopravvivere alla guerra, fino a 95 anni.
Scritto dallo stesso regista insieme a Doriana Leondeff, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda e Ilaria Macchia.
Il film è girato in tedesco.
Ossessionato dall’idea di poter essere avvelenato, il Führer fa prelevare delle giovani e sane donne dal villaggio. Diventeranno “le Assaggiatrici”, chiamate a consumare i pasti cucinati per lui prima di lui. Tutto per scongiurare la possibile presenza di veleno.
Tra le sette donne c’è anche Rosa, chiamata dalle altre, tra invidia e scherno, “la berlinese”, Elfriede (Alma Hasun), Leni (Emma Falck), Heike (Olga Von Luckwald), Ulla (Berit Vander), Sabine (Kriemhild Hamann) e Augustine (Thea Rasche) donne che imparano a conoscersi e a diffidare l’una dall’altra.
Ad accomunarle la solitudine.
Tra di loro c’è chi è vedova, chi “zitella” o chi, come Rosa, ha il marito disperso in guerra. Mentre il Paese moriva di fame loro avevano accesso a piatti prelibati , ma potenzialmente letali. Altra suspance.
Il colpo di scena però è quando Rosa inizia un’inaspettata relazione clandestina con il sergente delle SS Albert Ziegler (Max Riemeld) il suo carceriere, il quale rimane fino alla fine un’enigma nei suoi sentimenti nei confronti di Rosa. La sindrome di Stoccolma. Si perché in guerra tutto cambia e si ha bisogno d’amore, anche di quello sbagliato, più che del cibo.
Muovendosi tra spazi circoscritti – la sala da pranzo e il cortile, la casa dei suoceri e la camera da letto di Rosa, il fienile e il dormitorio – il film si sofferma sui dettagli, le piccole storie personali, i particolari al margine del conflitto. I colori.
Soldini ricostruisce un mondo femminile vittima della guerra. E in quel contesto così drammatico lascia anche spazio a parentesi di leggerezza e dolcezza.
Le Assaggiatrici iniziano un periodo di reclusione che dura fino alla fine del1944, quando subentrò l’ Armata Rossa con la conseguente fuga di Hitler.
25 anni fa Soldini girò Pane e Tulipani dove una casalinga di Pescara scappa dal marito e figli Padroni e va a Venezia dove trova l’amore. Il sogno di tutte le casalinghe del tempo, compresa mia madre, che lo vide e rivide con la sua più cara amica, senza avere il coraggio di scappare da mio padre e dai suoi figli, se non sognarlo con la suacara amica. Il film guadagnò vari Premi Donatello. Per ora Le Assaggiatrici ha guadagnato il lungo applauso del Sol Levante al Petruzzelli di Bari che ha aperto alla sua uscita nel Paese e commosso le attrici tedesche, dopo lo straordinario lavoro.

Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.