Regia Manetti bros.
Con Rocco Papaleo, Blaise Afonso, Giulia Maenza, Massimiliano Bruno e Claudia Gerini
Siamo in una cittadina, un po’ disastrata, del Sud Italia. La squadra di calcio locale naviga in pessime acque, finché succede qualcosa in grado di mutare le sorti della città e del team. Arriva infatti, da Milano, un grandissimo calciatore straniero. L’incontro di due realtà così lontane sarà il detonatore di grandi cambiamenti, a tutti i livelli.

Quando ho letto lo spunto del nuovo film dei Manetti Bros. (due fratelli romani che già ci hanno regalato film come Diabolik e serie come L’ispettore Coliandro) non ho potuto non pensare al primo romanzo di un autore a me molto vicino: Giuliano Pavone. Il romanzo si intitola L’eroe dei due mari, è stato pubblicato da Marsilio nel 2010 e ha fatto incetta di premi. In questo caso, è il calciatore brasiliano Luis Cristaldi che, in onore di un voto (anche se si scoprirà una realtà ben più complessa) decide di andare a giocare in Puglia, nel Taranto. La sua presenza in una città piegata dall’inquinamento e dalle morti sul lavoro sarà in grado di restituire ai tarantini entusiasmo e fiducia. Fino all’imprevedibile finale.

U.S. Palmese si inserisce poi nel filone dei film sportivi, che trova nei francesi dei maestri. Cito, fra gli altri, Una squadra da sogno, film del 2016, in cui un campione dal pessimo carattere (come il calciatore raccontato dai Manetti bros.) in un momento di pausa forzata della carriera va ad allenare la squadra del suo paese natale. In questo modo ritrova se stesso e riallaccia il rapporto con il padre (interpretato da Gérard Depardieu).

Ma torniamo a U.S. Palmese. Il film è ben costruito, divertente e godibile. Ha trovate di regia interessanti e originali e interpreti in stato di grazia. Rocco Papaleo prende il film sulle sue spalle nel ruolo del notabile locale che lancia la raccolta di fondi per portare il campione francese a Palmi. Claudia Gerini, nel ruolo di una ruspante poetessa locale, da sola merita la visione. La narrazione riserva un paio di pregevoli coup de théâtre, che rendono il film sempre avvincente.

Forse si poteva osare di più, cinsi poteva elevare dalla dimensione macchiettistica del paesino calabrese. E far vedere le scene di calcio in modo più coinvolgente (ma forse per quello serviva un budget superiore).

Il romanzo di Pavone, pur partendo dallo stesso spunto, è riuscito a entrare più in profondità e raccontare, pur con leggerezza e in modo accattivante, la realtà di una città e il percorso verso il cambiamento. Vista questa sintonia tra lo scrittore e i registi, magari i Manetti bros. potrebbero trovare nei suoi altri romanzi (13 sotto il lenzuolo, per esempio) spunti per nuovi film?
