da Londra di Daniela De Rosa di Permesola.com
E’ andata. Non sara’ stata come Pechino, ma la cerimonia di apertura delle Olimpiadi e’ stata un successo.
A cominciare dalle 100mila persone (me compresa) che sono andate a vederla al concerto di Hyde Park. Lunghissime code agli ingressi (dove ti guardano anche nelle tasche, un po’ come in aeroporto) ma una grande atmosfera.
In onore ai paesi del Regno Unito c’erano Paolo Nutini (scozzese), i Duran Duran (inglesi), Snow Patrol (Nord-irlandesi) e Stereophonics (gallesi). Ma soprattutto c’erano 100mila entusiasti, pronti a salutare con grida di gioia ogni minuto dello spettacolo.
La Regina catapultata con il paracadute insieme a James Bond e’ stato un colpo di bravura da parte di Danny Boyle, regista della cerimonia. E la dimostrazione – insieme a Mr. Bean che suona una sola nota al pianoforte sbadigliando e soffiandosi il naso – che questo popolo sa sorridere di se stesso e delle proprie manie.
Oggi i giornali e le televisioni sono pieni di commenti entusiastici sullo spettacolo. Tutti a dire che e’ stato fantastico, meraviglioso, quintessentialy British. Nessuna critica, nessun commento negativo. Ed e’ cosi’, immagino, che si costruisce una identita’ di popolo. E’ cosi’ che si tengono insieme 60 milioni di persone – di natura piuttosto grumpy – di fronte a un evento nazionale.
Mi sono sorbita anche il passaggio delle squadre. Volevo vedere la Vezzali con la bandiera, gli azzurri schierati. Belli e sorridenti, e probabilmente i piu’ eleganti nello loro perfette divise disegnate da Armani. Ma, oddio, vogliamo parlare di quei cartelli scritti a mano con scritto “Mamma sono qui”, “Papa’ e’ qui”? Sono certa che la mamma e il figlio di quegli atleti (ai quali da italiana auguro ugualmente tante medaglie) li avrebbero notati lo stesso, occhi incollati al televisore. Ma c’era proprio bisogno di fare queste figure da Peppino-il-pizzaiolo?
Alla fine del concerto sono andata a riprendere la mia Vespa, parcheggiata esattamente davanti al poliziotto di scorta davanti alla casa di Tony Blair. L’ho ringraziato per avere – indirettamente – tenuto d’occhio anche la mia moto, oltre che la famiglia dell’ex-Primo Ministro, e abbiamo chiacchierato due minuti sulla cerimonia, che lui – on duty – non ha potuto vedere. Mi sono sentita, ancora una volta, una privilegiata.
E adesso vado a pranzo a Casa Italia. Buone medaglie a tutti.