di Maria Pasanisi
”Senza la parità nella rappresentanza di genere, qualsiasi nuova ipotesi di governo nasce già vecchia, già superata, già morta”. Lidia Ravera
Abito in Puglia, in un Comune, ahimè commissariato e su cui potrebbe abbattersi la pesante scure dello scioglimento per infiltrazione mafiosa…..
Fervono intanto i preparativi per le nuove amministrative che, nel migliore dei casi, saranno nella prossima primavera e, da donna, non posso esimermi dal fare qualche considerazione prima che cominci la corsa al reclutamento per le liste.
Le amministrative del 2010, nel mio Comune, hanno prodotto i seguenti risultati in termini di presenze di uomini e donne:
Presenze nelle liste: Uomini 284 – Donne 62 (18%)
Di queste donne 16 hanno preso zero voti, dunque usate solo come riempilista e 21 hanno preso tra 1 e 10 voti.
Tali percentuali fanno riflettere su quanto poco incisiva e poco partecipata sia la politica per il sesso femminile. E c’è da chiedersi il perchè, e le risposte, riteniamo, sono molteplici:
1 – La politica ha un retaggio di presenze maschili su cui non riusciamo ad allinearci neanche noi donne perchè pensiamo sia una cosa “da uomini”;
2 – La politica ha tempi maschili che male si conciliano con le nostre multi funzioni di madri, mogli e lavoratrici e vale il principio che decide la maggioranza (uomini) sui tempi e modalità organizzative;
Le donne sono state inserite, fino ad oggi, come riempitivo e solo in pochi casi perchè davvero si contava sulla loro presenza, competenza e attivo coinvolgimento e da qui si comprende la poca motivazione ad esserci.
E’ di questi giorni la presentazione di oltre 27.000 firme al Presidente del Consiglio Regionale pugliese per la proposta di iniziativa di legge popolare della modifica della legge elettorale regionale per introdurre la pari rappresentanza nelle liste. Tale riforma, oltre a bypassare la vecchia norma che prevedeva che in mancanza di ciò i partiti fossero sanzionati (nessuno ha mai pagato nulla…), afferma soprattutto il principio che, rappresentando le donne il 52% della popolazione italiana, al di là di ogni discorso di obsolete quote, queste possano davvero essere messe in condizione di dare il loro contributo al fianco degli uomini.
Come dice Lidia Ravera in un articolo di qualche giorno fa: “senza la parità nella rappresentanza di genere, qualsiasi nuova ipotesi di governo nasce già vecchia, già superata, già morta”.
La mia riflessione è che un territorio, costituito da uomini e da donne, abbia esigenze e problematiche differenti e che pertano dovrebbero essere affrontate secondo l’ottica dell’uno e dell’altra, ma la nostra classe politica ha mai avuto questa visione duale?
La risposta è no, ma non per mancanza di capacità probabilmente, ma perchè questa lettura non sarà mai possibile in maniera chiara fino a quando non ci sarà un sufficiente numero di donne a rappresentare i problemi delle donne!
Molti degli uomini hanno spesso risposto che nessuno di loro ha problemi all’ingresso delle donne in politica, ma…a patto che siano capaci e competenti.
Sono assolutamente d’accordo con tale presupposto, ma dovrebbe valere per uomini e donne: quanti uomini abbiamo avuto fino ad oggi a livello nazionale e locale che hanno ricoperto ruoli decisionali senza averne alcun titolo e producendo, quel che è più grave, effetti disastrosi?
Maria Pasaniasi – Esperta in politiche di genere. Progettista e Project Manager di numerosi programmi nell’ambito delle Pari Opportunità , per conto di varie Amministrazioni Pubbliche, Enti Privati, Università , Agenzie di Sviluppo,
Scuole di I° e II° grado. Docente nell’ambito di corsi finanziati dai fondi P.O. R. Puglia, P.O.N., Fondo Sociale Europeo e L.125/91. Relatrice a numerosi convegni nazionali ed internazionali sul tema delle politiche di Pari opportunità e imprenditoria femminile. E’ stata inoltre consigliera di parità supplente della provincia di Taranto nel quadriennio 2006-2010.
3 commenti
assolutamente d’accordo!!
“I diritti non sono un affare di coscienza e non possono essere messi in discussione se non al prezzo di tradire la verità più profonda: che siamo tutti e tutte uguali nel nostro desiderio alla felicità, nella consapevolezza della nostra comune vulnerabilità.”
condivido e sottoscrivo. l’alibi della bravura è uno stereotipo oramai superato, come l’unilateralità della politica attuale.