di Giulia Salomoni e Veronica Farris
La condizione delle ricercatrici emiliano-romagnole di toponimi femminili è sensibilmente differente da quella delle colleghe di altri contesti geografici grazie a uno strumento rivelatosi, fin dalla sua apparizione, fondamentale: è l’Archivio Regionale delle Strade, un progetto della Regione volto a dare indicazioni precise sulla lunghezza delle vie e sulla loro percorribilità da parte di mezzi pesanti ma anche ad agevolare il lavoro delle Forze dell’Ordine.
Il database, che contiene i nomi di tutte le aree di circolazione di ogni singolo Comune, permette di scaricare facilmente gli elenchi formato pdf o excel dal sito internet (http://servizissiir.regione.emilia-romagna.it/ARS/). L’ARS, in funzione dal 1 maggio 2012, ha cambiato nettamente l’approccio alla ricerca, dal momento che, in precedenza, pochissime Amministrazioni avevano risposto alla richiesta di stradari ufficiali. Allo stesso modo pochi Comuni si sono dimostrati interessati alla campagna “8marzo: 3 donne, 3 strade”, con la sola eccezione di Rimini, che si è fortemente impegnata grazie soprattutto all’incontro tra Irina Imola, membro della commissione toponomastica cittadina, e Agnese Donati, responsabile del progetto “Toponomastica Femminile” per la Romagna.
Abbiamo recentemente scoperto anche l’esistenza di un progetto, poco attivo, delle pari opportunità della nostra Regione in un certo modo simile al nostro: si tratta di una raccolta di biografie delle donne a cui sono state intitolate le vie di Bologna (qui il link: http://www.allapari.regione.emilia-romagna.it/hp/vie-en-rose/vie-en-rose-luoghi-intitolati-alle-donne-e-le-loro-storie).
Ad oggi, considerata la giovanissima età dell’ARS, non siamo ancora in grado di tracciare un quadro completo della toponomastica regionale, ma possiamo già avanzare alcune considerazioni di massima: anche le città emiliane godono di una presenza femminile che oscilla in media tra il 2 e il 5% delle strade totali, mentre le vie dedicate a uomini fluttuano in modo più consistente e in funzione delle zone. In alcuni Comuni montani sono prevalenti i toponimi geografici e le intitolazioni maschili sono scarse quasi quanto quelle femminili, mentre nei centri abitati di maggiori dimensioni la presenza maschile nelle targhe stradali varia tra il 55 e il 70% del totale.
Un’altra differenza sensibile rispetto al resto del territorio, e rilevabile a prima vista, consiste nella classificazione per categorie delle voci femminili: accanto alle onnipresenti figure religiose – madonne, sante e suore – si è voluto dare ampio spazio anche ad altre tipologie di donne – artiste, scrittrici, (in primis Grazia Deledda), donne dello spettacolo e soprattutto donne che si sono distinte per il loro impegno sociale e politico. Tra queste ultime, che a fini statistici codifichiamo in diversi gruppi – eroine del Rinascimento, sindacaliste, politiche e protagoniste dell’Assemblea Costituente – spiccano per numero e varietà le partigiane e le vittime della seconda guerra mondiale.
Da questa particolarità degli stradari emiliani è nato il progetto “Partigiane in città” che si propone di raccogliere tutte le intitolazioni a partigiane, antifasciste, vittime del nazifascismo presenti sull’intero territorio nazionale.
Al di là dei dati numerici finora emersi, facilmente consultabili dal sito (http://www.toponomasticafemminile.it/), vorremmo focalizzare l’attenzione su alcune figure femminili tipiche degli stradari emiliano-romagnoli, familiari e care a chi ha partecipato ai cinque mesi di ricerche.
È il caso di Genoveffa Cocconi Cervi – ricordata a Reggio Emilia – madre dei famosi sette fratelli uccisi dai fascisti, la cui importanza nella formazione non solo etica ma anche politica dei figli è troppo spesso minimizzata.
Luisa Mistrali Guidotti, omaggiata a Modena, medica cattolica che nel 1966 partì alla volta della Rhodesia per prestare soccorso umanitario dopo la proclamazione d’indipendenza del Paese dal Regno Unito: fu la sola missionaria occidentale che decise di restare anche durante la guerra civile del ’75. Morì nel 1979 in seguito alle ferite ricevute a un posto di blocco mentre accompagnava una partoriente in difficoltà nel più vicino ospedale.
Virginia Raschi, prima direttrice dell’istituto magistrale cittadino e Maria Godi, ostetrica e instancabile lavoratrice, soprannominata “mamma Godi”, entrambe ricordate a Parma.
Alda Costa, insegnante e attivista socialista, perseguitata duramente durante il Ventennio, immortalata in una scuola di Ferrara e in una via di Rimini.
Giuditta Sidoli, eroina rinascimentale ricordata sia a Parma che a Reggio Emilia, così come Maria Luigia, moglie di Napoleone e duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla; Irma Bandiera e Renata Viganò, entrambe partigiane, intitolate un po’ in tutta la regione e soprattutto nel bolognese; Gabriella degli Esposti, anch’essa partigiana, che raccoglie più di un’intitolazione nel modenese, suo territorio di origine.
Non manca il tributo a protagoniste universalmente note e titolari di strade in tutta la penisola: Ilaria Alpi, Anna Frank, Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Eleonora Duse, Mafalda di Savoia, Nilde Iotti e Teresa Noce, solo per citarne alcune, trovano ampi spazi negli stradari emiliano-romagnoli.
Non sono però solo le figure locali o nazionali a dare un nome alle strade femminili della regione… A rappresentare le donne che si sono battute in tutto il mondo per i diritti umani troviamo Viola Luzzo, attivista americana uccisa dal Ku Klux Klan nel 1965, Rosa Parks, figura-simbolo della lotta alla discriminazione razziale in America, entrambe presenti a Ferrara, ma anche Garcia Villas Marianella, avvocata e collaboratrice salvadoregna di monsignor Oscar Romero, di cui resta traccia nello stradario parmense.