di Elio Sannicandro Presidente CONI Puglia
Vi racconto la mia bella esperienza alle Olimpiadi di Londra (pubblicata su Gazzetta del mezzogiorno del 10 e 11 agosto 2012)
“Less is more” potrebbe essere uno slogan rispondente a chi abbia vissuto le Olimpiadi di Londra 2012
LONDRA – I commentatori della BBC, nel loro inconfondibile humour, evidenziavano come lo spirito olimpico abbia inesorabilmente pervaso il popolo britannico, tradizionalmente schivo e riservato, per cui gli inglesi ormai parlano affabilmente in metropolitana, commentano i successi sportivi e aiutano i turisti senza storcere il naso per il loro pessimo accento inglese o tollerandoli se risalgono le scale a destra anziché a sinistra. Il miracolo olimpico può cambiare l’approccio di un popolo con il mondo e nel trascorrere dei giorni, grazie anche ad un crescendo straordinario di successi sportivi targati Great Britain, le bandiere con la croce inglese si moltiplicano a dismisura, con foulard, mantelli e costumi personalizzati che sventolano nelle mani di bambini, adulti e di anziane e distinte signore.
Girare per i siti olimpici, ancorchè problematico per i tanti controlli e i rigorosi sistemi di indirizzamento, consente di verificare un’organizzazione molto complessa con impiego eccezionale di volontari, poliziotti e militari, ma allo stesso tempo dimostra il grande impegno per rendere tali controlli efficienti senza ostacolare visitatori e spettatori, usando la massima gentilezza e cordialità per attenuare gli inevitabili disagi dovuti alle code ed alle conseguenti limitazioni della mobilità.
La rete dei trasporti locali, ed in particolare la straordinaria e storica metropolitana di Londra, ha retto eccezionalmente bene la pressione dell’evento sia in virtù della dislocazione logistica degli impianti olimpici sia per la collaudata efficienza di una rete plurisecolare che continua ad essere migliorata ed implementata negli anni con competenza ed esperienza. Altro punto di forza sono state le immagini televisive e le tecnologie messe in campo dalla BBC con grande capacità comunicativa ed innovativa ma anche con notevole dispendio di uomini e mezzi. Ma si sa, le immagini delle Olimpiadi invadono le case di tutto il mondo con miliardi di telespettatori e determinano il successo esterno ed il consenso interno di un così imponente evento mediatico.
L’organizzazione logistica basata su un massiccio impiego di volontari ha mostrato una grande efficienza ma improntata ad un understatement tipicamente anglosassone che bada più alla sostanza che alla forma. Infatti, inizialmente, l’impatto con la grafica e la comunicazione olimpica non risulta appariscente o trionfalistica, ma gradualmente ci si accorge positivamente dell’effetto visivo di quei colori, non eccezionali sul piano estetico, ma sicuramente efficaci per riconoscibilità e funzionalità.
I siti Olimpici
Oltre alla efficiente organizzazione ed al successo mediatico, ritengo che, il risultato più straordinario di questa Olimpiade inglese riguarda l’approccio alla pianificazione ed alla realizzazione degli impianti sportivi con una razionalità ed una compostezza mai registrata nelle più recenti edizioni.
“Less is more” sembra il motto più appropriato per La 30a Olimpiade di Londra nel 3° millennio ma in un periodo di crisi internazionale, dopo l’eccessivo dispendio di risorse economiche delle ultime edizioni Olimpiche (Sidney, Atene e Pechino). Una progettazione sostenibile, funzionale e attrattiva (friendly architecture) sono una possibile risposta (non facilmente perseguibile) al gigantismo olimpico e per limitare l’impatto economico ed ambientale che i grandi eventi producono sulle città e sui territori. Le criticità maggiori si verificano “dopo la festa” cioè quando, archiviato il grande momento celebrativo, che ha una visibilità mediatica planetaria, le comunità locali devono assorbire i costi ed integrare l’eredità gestionale dei grandi impianti sportivi e delle infrastrutture logistiche realizzate.
La strada seguita dagli inglesi è quella di aver immaginato la gran parte dei siti olimpici come strutture temporanee – che si smontano dopo i Giochi – e i pochi impianti progettati ex novo sono stati dimensionati per il dopo Giochi con una parte fissa e permanente ed una parte mobile e temporanea. In questa maniera il gran numero di spettatori richiesti dal C.I.O. per gli impianti olimpici, non giustificati nell’uso corrente degli impianti sportivi in quanto non gestibili economicamente, vengono installati per la sola durata dei Giochi e smontati al termine dell’evento ripristinando la dimensione ottimale dell’impianto sportivo e la previsione di spettatori, ad un livello gestibile in relazione alla funzionalità definitiva del sito. Lo stadio olimpico di Londra (80.000 spettatori durante le Olimpiadi) si ridurrà a 60.000 per ospitare i campionati del mondo di atletica già programmati nel 2017 e successivamente saranno ridotti a soli 25.000; la piscina olimpica, progettata da Zaha Hadid, avrà solo 2.500 spettatori nella versione post-giochi mentre durante l’Olimpiade ne conta 17.500. Gli impianti all’aperto per il triathlon, l’hockey prato, il tiro con l’arco, l’equitazione ed il beach volley, localizzati in grandi parchi pubblici londinesi, in location molto suggestive e funzionali dal punto di vista logistico, saranno completamente smontati dopo i Giochi. Altri impianti storici e rinomati come Wimbledon per il tennis e Wembley per il calcio, sono stati semplicemente adattati alle esigenze prestazionali olimpiche. Per discipline al coperto quali ginnastica, scherma, pugilato, taekwondo, judo e sollevamento pesi sono stati utilizzati temporaneamente alcuni grandi contenitori esistenti come il Millennium Dome (utilizzato normalmente per grandi spettacoli) e l’Excel (grande centro di stoccaggio doganale situato nei docks).
Un impianto di grande interesse ingegneristico, forse uno dei più grandi edifici interamente smontabili mai realizzato, è rappresentata dalla basketball arena (progettata da Wilkinson Eyre) con una capienza di 12.000 spettatori ed una superficie complessiva di oltre 13.000 mq, un grande parallelepipedo rivestito da un involucro in pvc corrugato con un effetto vibrante; dopo i Giochi Olimpici sarà rimontato a Glasgow per i Giochi del Commowealth e successivamente spostato a Rio de Janeiro per le prossime Olimpiadi del 2016. Analogamente la piscina per la pallanuoto progettata da David Morley è una struttura temporanea – sia la vasca sia l’involucro in pvc con capienza di oltre 5.000 spettatori – e sarà smontata e rimossa dal parco Olimpico.
Insomma l’eredità dei Giochi sarà leggera e dimensionata per le effettive esigenze di una città che, se pur grande come Londra, non avrebbe necessità di decine di palazzi dello Sport, stadi o megaimpianti specialistici.
Il Parco Olimpico
Le Olimpiadi hanno sempre rappresentato un momento celebrativo delle capacità organizzative, culturali e tecnologiche dei Paesi ospitanti e, per questo, le realizzazioni architettoniche ed ingegneristiche hanno anche un elevato valore simbolico ed evocativo; per questo diventano icone rappresentative della città e del periodo culturale. Ma questa esigenza deve fare i conti con i costi gestionali e le problematiche di mantenimento dopo i Giochi per cui vi sono nella storia tanti esempi di successo (la tour Eiffel, il palasport olimpico di Nervi, lo stadio olimpico di Monaco, l’Opera House di Sidney ecc…) ma vi sono tanti esempi negativi che hanno determinato enormi problemi e tante polemiche (gli impianti olimpici di Atene 2004 e molti impianti di Torino 2006, gli stadi di Italia ’90 ecc…).
A Londra il programma Olimpico è stato fortemente impostato sul tema della “rigenerazione urbana”, rappresentativo di una cultura di riqualificazione e riuso dei siti industriali e degradati avviato venti anni fa con il recupero dei docklands lungo le rive del Tamigi. Per le Olimpiadi la municipalità di Londra ha realizzato il “parco Olimpico” mediante un importante trasformazione di una vasta area urbana degradata a nord est della città realizzando un quartiere ecosostenibile che si sviluppa intorno ad un parco di oltre 100 ettari lungo un canale artificiale. Quindi il villaggio olimpico che ospita gli atleti è costituito dall’area residenziale con oltre 2.800 alloggi di edilizia convenzionata, un grande centro commerciale dislocato tra due nuove fermate della metropolitana (Strafford e Strafford International) con nuove connessioni alle linee DLR che collegano la zona con i docks e una grande centrale elettrica a biomasse a testimonianza della sensibilità ecologica e dell’utilizzo di energie rinnovabili per l’alimentazione dell’intero quartiere.
Anche Londra ha voluto così celebrare le Olimpiadi per lasciare un segno positivo nella crescita della città ma lo ha fatto con grande sensibilità ambientale, intelligenza, lungimiranza e senza pregiudizi o inibizioni che spesso frenano la creatività ed il progresso.
Presidente CONI Puglia