di Caterina Della Torre
Le battaglie femminili in Tunisia, non sono che all’inizio. Ma non bisogna guardarle solo con occhio occidentale. Intervistiamo Ouejdane Mejri dell’associazione Pontes dei tunisini inItalia.
E’ di questi giorni la notizia della donna tunisina stuprata da alcuni poliziotti e condannata a 6 mesi di prigione per attentato al pudore (insieme al suo fidanzato che era stato immobilizzato durante l’azione violenta). Le associazioni femminili tunisine hanno protestato, come lo avevano fatto per l’inserimento della definizione ”complementari’ e non pari all’uomo nella nuova Costituzione approvata dalla nuova costituente tunisina, dimostrando una forza che non è finita con la ”primavera araba” . Intervistiamo Ouejdane Mejri, presidente dell’associazione PONTES dei tunisini in Italia.
Come stai vivendo questa seconda fase della primavera araba?
Vedo il percorso della costruzione della democrazia in Tunisia, il paese nel quale sono nata e cresciuta, come una sorta di “attesa di un nuovo figlio”. Quando si aspetta un bambino, che sia naturale oppure adottato, si mischiano le gioie più grandi con le angosce più forti. Spesso ci si sente disarmati, come se nulla fosse sotto controllo, altre volte invece si cerca di agire per accompagnare le fasi di cambiamento. L’unica regola per costruire la democrazia è quella di essere profondamente democratici, noi stessi. E in questo momento, il popolo tunisino sta scoprendo quanto la dittatura ci abbia inculcato la paura dell’altro, del diverso, di noi stessi. Nel contempo, la società civile sta facendo un lavoro talmente enorme per sradicare tali riflessi che personalmente sono molto fiduciosa…non si impara ad essere buoni genitori e non si impara ad essere democratici, ci si arrivi “naturalmente” ma con grande fatica.
Sodisfatta, scontenta?
Sono felice perché oggi in Tunisia i tabu stanno crollando uno dopo l’altro e l’opinione pubblica discute ogni giorno di un tema che prima non si poteva neanche pensare, neanche tra sé e sé. Il dibattito pubblico, sui giornali, sulle reti sociali, nelle televisioni e all’interno delle famiglie riguarda tutta la nostra vita politica e sociale, per la prima volta. Oggi siamo noi che parliamo di noi stessi, con tutte le differenze che esistono in una società “normale”. La gente prende finalmente posizione, e si scoprono differenze di posizioni. Quindi tutto ciò non può che rendermi soddisfatta. Il problema enorme invece è che questa straordinaria liberazione è accompagnata da una crisi economica forte e quindi genera tensioni.
Cosa ti aspettavi succedesse nel tuo paese?
In questa tua domanda, intravedo la visione di chi credeva in una rivoluzione “positiva” e invece pensa che stia andando tutto male. Nei giornali italiani si parla della Tunisia solo quando succedono fatti come discussioni attorno ai diritti delle donne oppure i disordini per il film su Maometto, senza mettere questi fatti in un contesto generale, estrapolandoli da un processo di transizione democratico. Per dire la verità non mi ha stupito vedere il partito islamico tunisino proporre una mozione sulla “complementarità” della donna rispetto all’uomo, mi avrebbe stupito il contrario. Non mi ha neanche stupito vedere forti movimenti della società civile rifiutare una qualsiasi modifica del concetto di uguaglianza tra donne e uomini, realmente impregnato nella società tunisina, e riuscire a far valere questa posizione facendo annullare la proposta del termine “complementarietà”. Attorno alla stesura della nuova costituzione si sta ridiscutendo di tutto, ed è una occasione unica per sentire direttamente la voce del “démos”, occasione non sempre possibile in democrazie già attuate e ora … in crisi.
E perchè le donne non si ribellano?
Le donne tunisine che sono state presenti nelle piazze durante la rivoluzione, sono tutt’oggi in prima linea insieme agli uomini per difendere non solo i diritti delle donne, ma anche per chiedere giustizia per i martiri della rivoluzione, per rifiutare ogni violenza da parte della polizia, tra cui una recente violenza sessuale contro una giovane ragazza, e così via. Le donne sono presenti nell’Assemblea Costituente (24% dei deputati) e anche nei movimenti estremisti. Le donne sono ovunque ma non hanno tutte la stessa idea politica ne condividono per forza la stessa visione di se stesse. L’accesso alla libertà di pensiero, di coscienza e di espressione sta portando le donne tunisine a essere vere cittadine, che non si vedono solo come donne.
Hanno perso forza ed autonomia o è solo un’impressione occidentale?
Sono cresciuta in un paese nel quale le donne avevano la possibilità di accedere alle stesse opportunità di studio, di lavoro e di vita di un uomo anche sotto la dittatura. Il problema era l’assenza dei diritti politici e le libertà essenziali di cui eravamo tutti privi, uomini e donne. Non so per quale motivo l’impressione occidentale attuale sia di un indebolimento delle donne in Tunisia, io credo anzì che siano ancora più forti : si stanno dimostrando più attive nella politica, nella società civile, nelle associazioni e poi hanno una grande capacità di essere più chiare e pragmatiche nelle loro dichiarazioni pubbliche rispetto a tanti uomini. Le nostre donne credono tanto in questa nuova libertà e si stanno dando da fare (in modi diversificati e anche contraddittori) per costruire una Tunisia libera. Bisogna smettere di pensare le nostre donne come un gruppo uniforme e compatto che se non è segregato si sta battendo per i propri diritti, siamo diverse e impegnate su tanti fronti.
Noi possiamo fare qualcosa o rischiamo di interferire?
Credo profondamente nella collaborazione tra le persone che condividono gli stessi principi o le medesime idee e il supporto che potrebbe arrivare da parte vostra sarà sicuramente percepito come un elemento di costruzione congiunta. La solidarietà tra donne del Nord e del Sud è molto importante anche perché condividiamo spesso le stesse realtà, di donne lavoratrici, madri oppure single in un mondo frenetico e spesso non a “passo di Donna”. Ma se ci mettiamo insieme per costruire un mondo migliore, per donne, e uomini, credo che sia essenziale pensare che nessuno abbia la soluzione pronta o sia in possesso della ricetta perfetta: si tratta urgentemente di ripensare tante cose, insieme. Lo dico sia da tunisina sia da “italiana”.