di Manuela Mimosa Ravasio da Ipaziaèviva
È solo per puro esercizio del dubbio, o per un gusto tutto femminile di complicarmi la vita, ma quando tutti urlano a una stessa cosa, a me vien voglia di cercare un altro punto di vista. Spazio ai giovani, si dice. Avanti con la rottamazione dei vecchi dinosauri della politica: da D’Alema a Finocchiaro, da La Russa a Cicchito, da La Malfa a Bonino, non hanno più l’età. Certo, mi sembra un buon proposito. Meno buono invece, è la logica conseguenza che si suppone obbligata: ovvero che i giovani siano meglio dei vecchi e che basti un dato anagrafico a tenerci lontano da ruberie e abusi di potere. Ancora una volta, in questo Paese sparisce dal dibattito un tema fondamentale: quello della meritocrazia e delle competenze. Competenze che non hanno età anche se, è bene ricordarlo, un buon leader, un buon capo, è quello che meglio ha fatto crescere i migliori e i più meritevoli affinché un giorno lo sostituissero.
Abbiamo avuto una classe dirigente così generosa? Basta guardare alla cronaca. Per dire, Maria Stella Gelmini è deputato dal 2006 e ha meno di 40 anni. La Carfagna è classe 1975 e parlamentare da pochi anni, proprio come la sua collega. La più giovane deputata è, dal 2008, invece Annagrazia Costanza Calabria detta Angie: per il suo curriculum c’è Wikipedia. E poi abbiamo i nuovi arrivati nei consigli comunali, da Roma a Milano, da Fiorito a Ponzoni. Sono loro che avrebbero dovuto rappresentare lo svecchiamento della politica, la stessa che, come diceva Silvio Berlusconi, era fatta da professionisti e non da gente vera. Poi la gente vera in gran parte si è rivelata veramente cialtrona e nella pratica disonesta.
Mi chiedo allora se porre un limite alle legislature sia davvero la soluzione per eliminare cialtroneria e disonestà. In fondo, per fare i Fiorito, bastano pochi anni. E se si vogliono comprare i voti dalle mafie, lo si può fare fin dalla prima elezione. La verità è che si dovrebbe rifuggere da ogni semplificazione, si dovrebbe guardare con estremo sospetto questo tentativo di mandare i cervelli all’ammasso. Tanto al chilo: età, competenze, qualità politiche, capacità di raccogliere voti.
D’Alema era D’Alema anche quando era un giovane comunista e per vedere cosa si nascondeva dietro Fiorito forse, come dice il solito sagace Massimo Gramellini, bastava guardarlo in faccia. Certo Pippo Civati, Deborah Serracchiani, fanno bene a scalpitare. Ma, guarda caso, ad alzare la voce e ad erigersi a il Nuovo è Renzi, mentre la loro voce, mi sembra, si sente meno (o va meno in televisione). Sarà, forse, perché da questa pericolosa semplificazione sono lontani? Sarà perché, forse, in questo Paese fa effetto solo questa pericolosa semplificazione e ogni altro tentativo di mettere in campo un altro linguaggio, un altro approccio ai problemi, è considerato inefficace e vano?
Fatecelo sapere. Perché se l’unica via è quella dei cervelli all’ammasso, di tirare una riga basandosi su età e tempi di permanenza (che in fondo sono la versione maschile delle misure femminili 60-90-60), io non ci sto. Rivoglio Berlinguer, cantava Crozza. Io vorrei invece assicurarmi di non avere ancora, nei prossimi anni, la testa sempre rivolta all’indietro.