di Rita Cugola
Pierluigi Bersani, Matteo Renzi, Nichi Vendola: è la triade inviolabile offerta su un piatto d’argento da un centrosinistra febbricitante e sempre più diviso al suo interno.
Il giorno delle elezioni primarie si avvicina a grandi passi e in gioco c’è il futuro del paese. Al vincitore della consultazione popolare verrà infatti affidato il compito di affrontare la grande sfida per il premierato.
I contendenti sono naturalmente agguerriti; molte le polemiche, pochi i ragguagli sui rispettivi programmi.
Peccato che la situazione non sia esattamente come viene mostrata nei dibattiti televisivi. Esiste in effetti un quarto nominativo, spesso volutamente ignorato non solo dai media ma anche – fatto ancora più grave – nello stesso ambito politico. Si tratta, guarda caso di una donna. E’ la pidiessina Laura Puppato, trevigiana doc, un curriculum politico di tutto rispetto.
Dopo alcune esperienze di carattere umanitario, nel 2002 si trova a confrontao con la prima carica politica. Catapultata alla guida del comune di Montebelluna dà prova di grande dedizione, di competenza e di serietà , tanto che nel 2007 viene riconfermata per un secondo mandato.
Del resto, la sua retta amministrazione non sfugge a nessuno, tanto che nel 2008 Montebelluna riceve svariati riconoscimenti importanti come il premio Amico della Famiglia (secondo in classifica), il Leone dell’Innovazione dell’ANCI e il Premio Qualità delle Amministrazioni Pubbliche.
Non mi risulta che Renzi, il primo cittadino di Firenze attualmente in carica, abbia ancora ricevuto alcun merito ufficiale da parte di chicchessia.
Inoltre, se nel 2009 Puppato risulta la prima dei non eletti al Parlamento europeo per la circoscrizione Nord Est e un anno dopo manca per un soffio la conquista della presidenza nella sua regione, entra comunque in Consiglio Regionale con 26230 preferenze su 70754, dove è tuttora capogruppo del Pd.
Con buona pace di Bersani che a quel tempo l’aveva tanto sostenuta e che invece ora, inspiegabilmente, sembra essersi dimenticato della sua esistenza.
Non è certo un caso fortuito, poi, che persino il presidente Giorgio Napolitano si sia accorto di lei, decidendo di conferirle, alla fine del 2010, il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica.
Comune, Regione, militanza politica: Laura Puppato non ha quindi nulla da invidiare ai vertici di quell’ingannevole triangolo che pare racchiudere ogni aspettativa dell’elettorato di sinistra.
Al contrario, riassume nei suoi trascorsi la summa delle singole esperienze proprie dei rivali.
Eppure nessuno parla mai di lei, quasi rappresentasse una sorta di “quarto incomodo” da sottovalutare volutamente. Tra l’altro è la sola figura femminile in corsa e forse è questo l’elemento destabilizzante nella lotta al potere.
Il nostro, non dimentichiamolo, è e resta un paese tremendamente maschilista. Un paese dove l’universo femminile sembra dover necessariamente sfuggire a qualsivoglia connotazione umana, prima che sociale. Un paese dove le donne vengono uccise al ritmo di una ogni due giorni, come se fossero solo radici marce da estirpare preventivamente dal tessuto connettivo di una palesemente società fondata, ormai, su corruzione, tacita connivenza e illegalità.
L’Italia, ammettiamolo chiaramente, non è pronta per essere retta da un premier di sesso femminile: ecco perché Laura Puppato viene sistematicamente occultata nel panorama politico preelettorale.
In modo alquanto discutibile (sebbene facilmente individuabile) è insomma in atto un deprecabile tentativo di zittire quella che potrebbe essere l’unica voce destabilizzante nei precari equilibri prestabiliti in vista di un fantomatico cambiamento all’interno del centrosinistra. E’ l’astrusa “rottamazione” di facciata che, anche se dovesse regalare volti nuovi seguiterebbe comunque a cullare nel suo seno la serpe della discriminazione di genere. La stessa che non dobbiamo smettere di combattere.
Laura Puppato, dunque, esiste: è la quarta candidata nella forsennata competizione verso il premierato. Mutando il precedente triangolo in un quadrato otterremo il ring sul quale si svolgerà il vero match politico. E la geometria non è frutto di opinione.