La geografia per superare le differenze.
Ne parliamo con Maria Pia Ercolini, classe ’54, vera romana doc (nonostante sette anni di precariato nel Veneto).
Dopo la laurea in lettere a La Sapienza, ha frequentato master e corsi di specializzazione in diverse altre università: Mediatrice per l’orientamento (Sapienza); Geografia (Tor Vergata); Didattica Museale, Mediatrice culturale nei musei, Storia e storiografia multimediale (Roma 3); Didattica assistita dalle nuove tecnologie (Politecnico di Milano). Attualmente stA per conseguire una laurea in Storia e società (Roma 3).
Da trent’anni insegna Geografia turistica nelle scuole superiori e si occupa in vari modi di questioni di genere.
Perché e quando hai cominciato a occuparti di differenze di genere?
Ho iniziato a interessarmi alle questioni di genere con i miei primi viaggi giovanili. Per scelta viaggiavo da sola e conversare con le donne era piacevole e rassicurante. Fare ricerca è anche un modo per entrare nel vivo di un Paese e conoscerne la gente e così ho preso contatti con le organizzazioni femminili locali. Ho realizzato fotoreportage e articoli per riviste settimanali e mensili diverse.
Negli ultimi anni, invece, mi sono occupata di altri temi: il linguaggio non sessista, il recupero del cognome materno, la didattica di genere…
Trovi che nel mondo contemporaneo ci sia più attenzione alla parità tra i generi? E alla differenza?
C’è un’estrema varietà geografica, ovviamente, ma un filo conduttore comune: manca un po’ ovunque la consapevolezza di un errore di sistema.
La mancata parità è vista più come lotta corporativa che come segno di democrazia incompleta.
Le maglie della rete si fanno sempre più larghe, ma la gabbia femminile resiste e per le chiavi bisogna ancora rivolgersi agli uomini addetti al controllo; padri, fratelli, mariti, sacerdoti, direttori, politici. Retaggi schiavisti che permeano il nostro quotidiano.
Recuperare le differenze, annullando le disparità, non è semplice.
Perché hai scritto la guida di Roma con attenzione ai percorsi femminili?
Da viaggiatrice e geografa, le guide sono il mio pane quotidiano.
L’idea di questa guida nasce da un’esperienza didattica.
La città è conosciuta per i suoi uomini illustri – imperatori, consoli, papi, condottieri e politici – ma sono assenti i segni lasciati dalle sue donne. Donne diverse che hanno fatto la storia senza esibirsi e senza essere viste dagli storici, che quella storia l’hanno invece cancellata.
Ieri, ma anche oggi.
A parte qualche recente illuminazione nordeuropea, la presenza femminile ai vertici conserva ovunque la sua eccezionalità. Eppure non c’è alcuna eccezionalità demografica: nei sette miliardi di abitanti, ci sono tre miliardi e mezzo di donne, per lo più invisibili.
Domani potrà essere diverso soltanto se le giovani generazioni ne percepiscono il difetto strutturale.
Le percezioni toccano i sensi e una lezione itinerante resta incisa molto più a lungo nella memoria.
La guida, che dalla scuola è nata, vuole tornare in aula per preparare le classi e portarle con sé, a vivere la città nella sua interezza.
In questi giorni dal libro stanno nascendo unità didattiche trasversali alle diverse discipline, che pubblichiamo su carta e in rete.
Cosa differenzia i due generi e cose li accomuna nei percorsi turistici?
Normalmente le guide indirizzate alle donne limitano la loro attenzione allo shopping e ai locali alla moda, mentre quelle tradizionali si concentrano su aspetti eroici e luoghi sacri e trionfali.
Qui c’è tutt’altro. Si parla di cultura e di vita quotidiana passate e presenti e in questo ampio lavoro collettivo, abbiamo cercato di utilizzare un linguaggio rispettoso delle differenze di genere, perché la lingua non è un fatto meccanico, ma il veicolo del pensiero che subordina il femminile al maschile.
Il percorso parte da un luogo fortemente simbolico, la Casa Internazionale delle donne, in via della Lungara, un edificio che per secoli ha rappresentato l’oppressione femminile e ne ha capovolto radicalmente la funzione, facendosi centro della solidarietà e della vivacità culturale femminile. Da reclusorio a spazio aperto: donne coatte ieri, donne libere oggi.
La guida, condivide con la Casa l’idea di riappropriazione spaziale: itinerari che attraversano secoli e quartieri per restituire visibilità alle donne e smorzare i caratteri rigidamente androcentrici della città, schiacciata da troppi poteri.
Non cancella Garibaldi, ma lascia spazio ad Anita, tanto per fare un esempio.
Della Repubblica Romana non dimentica il giovane Mameli, ma si sofferma su Cristina di Belgioioso e sulle altre donne che combatterono e soccorsero.
Il libro propone, in tre capitoli, una passeggiata lungo la sponda destra del fiume: nel secondo volume, che uscirà a primavera, il percorso si sposterà sulla riva sinistra, per tornare infine alla Casa e chiudere il cerchio.
Via della Lungara offre molto nel panorama culturale della città: la Villa Farnesina, l’Accademia dei Lincei, l’Orto Botanico, il palazzo e la galleria Corsini, sono luoghi che possono essere letti riequilibrando la presenza dei due generi, interrogandosi su limiti, dimenticanze e pregiudizi in cui la società patriarcale ha avvolto le donne.
E così il Gianicolo e Trastevere.
A Roma la tua guida ha avuto una buona accoglienza?
Sì, sta andando bene e ricevo continue proposte di presentazione in spazi culturali diversi: dalle biblioteche ai musei, dalle sedi associative alle librerie.
Il che mi fa pensare che ci sia il bisogno condiviso di ritrovare una visibilità femminile diversa.
In tante ormai crediamo che non sarà la politica, che comunque va spronata, a risollevare la nostra immagine, quanto piuttosto un’emersione culturale collettiva, al di là di ogni schieramento.
Per questo vorrei che l’iniziativa dei percorsi di genere venisse diffusa in molte altre realtà italiane.
Pensi sia ripetibile in altre città?
Sì, certamente. Se per gemmazione, le grandi città e le aree minori più sensibili al turismo si muovessero su questa direttrice, riusciremmo forse a scuotere la logica androcentrica del settore e i tour operator dovrebbero dare finalmente visibilità tanto alla nostra cultura, quanto alla nostra imprenditoria. Firenze, Venezia, Torino, Milano, ma anche la Versilia, il Salento, la Costiera Amalfitana, la Sicilia, tanto per fare alcuni nomi, richiamano flussi consistenti e target diversificati che giustificherebbero tale iniziativa.