di Luciano Anelli
Uscire dall’invisibilità con una democrazia paritaria anche nelle elezioni
In Puglia la proposta di iniziativa popolare per una pari dignità di genere nella corsa elettorale regionale ristagna nella più bieca burocrazia maschilista. Quindi donne e uomini sensibili hanno iniziato presidi silenziosi ma pesantemente presenti durante le riunioni dei Consigli regionali.
Nei mesi scorsi le donne di tutti i partiti esistenti in Puglia, di tutti i sindacati e di tutte le Associazioni femminili esistenti in tale regione e le Consigliere di Parità, regionale e provinciali, con l’Assessora al Welfare e Pari Opportunità della Regione, Elena Gentile, ed il suo staff e qualche uomo, hanno elaborato una proposta di legge popolare per una parità di genere che tende a modificare la legge elettorale regionale per consentire una partecipazione paritaria dei generi nelle Liste elettorali, con eguale dignità e con la rappresentanza della composizione dei generi nella società, pena la inammissibilità delle liste (oggi la legge regionale prevede una ripartizione 70/30 e una multa , mai pagata, per gli inosservanti, che sono stati tutti i partiti nel passato) e preveda la possibilità di una doppia preferenza, con voti dei due generi (argomento ormai in avviata discussione nei due rami del Parlamento Italiano, per le elezioni nei Comuni). La presentazione di una Legge popolare, prevede un minimo di 15000 firme raccolte in 6 mesi.
Il comitato, invece , formando gazebo e incontri in tutte le piazze pugliesi, ha raccolto 30000 firme, di donne e uomini stanchi dell’attuale modo di fare politica, in soli 3 mesi, presentando la proposta nel mese di Luglio e consentendo all’ Ufficio di Presidenza di inglobarla con altre richieste in una proposta inviata prima della pausa estiva alla Commissione regionale preposta (la VII) per l’esame ed il rinvio in aula consiliare ! La Commissione ha chiamato in audizione il Comitato per le spiegazioni del caso, ma poi il tutto si è fermato. Quindi le donne, e alcuni uomini, pugliesi hanno deciso di mobilitarsi creando dei presidi davanti alla sede del Consiglio Regionale, in occasione di ogni sua riunione, per evidenziare la necessità di non vanificare l’espressione di 30000 cittadini pugliesi. Il 16 ottobre, quindi il presidio si è concretizzato con l’apposizione di maschere bianche sulla nuca di tutti i manifestanti , a significare che si vuole uscire dall’ indifferenza che la politica ed i politici “maschi” riservano alle donne ed alle loro richieste.
La giornata è incominciata con un partecipatissimo presidio sotto i portici della Regione Puglia per chiedere attenzione ed impegno da parte dei Consiglieri tutti, affinché le nostre 30.000 firme raccolte, possano contare e, permettere che la discussione sulla doppia preferenza e sulle liste elettorali al 50 e 50, possa finalmente essere discussa in Consiglio. C’erano donne di tutte le province pugliesi e rappresentanti di partiti e di associazioni che, in questi mesi, hanno raccolto le firme, incontrando e parlando con tanti cittadini e cittadine di Puglia.
L’intento di tutte è quello di non permettere che cada il silenzio sulla discussione per le modifiche alla legge elettorale in chiave di genere. Le donne ed i manifestanti silenziosi, sono state/i ricevute/i dal Presidente della Giunta Vendola e dal Presidente del Consiglio Introna che hanno ascoltato le preoccupazioni e la richiesta di messa in calendarizzazione della proposta nella Commissione, per il rinvio in aula consiliare per la discussione e deliberazione in merito e, pur con differenti valutazioni, si sono impegnati ad accoglierle. Sono intervenuti all’incontro anche i Presidenti dei Gruppi Consiliari ed il Presidente della VII Commissione consiliare, interessata all’argomento. Purtroppo, sono state registrate ancora tante resistenze seppur velate da questioni procedurali e di merito, in quanto è in esame la modifica dello Statuto Regionale per portare da 70 a 50 il numero dei consiglieri dell’assemblea, come da imposizione Nazionale, e la ripartizione di questi secondo la nuova revisione delle Provincie che, in Puglia, dovrebbero scendere da 6 a 4.
É questo uno snodo importante della discussione: “Siamo consapevoli che i percorsi legislativi sono importanti e non aggirabili, ma non siamo disponibili a percorrere la strada di decidere di non decidere” ha detto la coordinatrice del Comitato promotore, Magda Terrevoli. A nulla è valso anche ricordare da parte mia (da uomo) che la proposta non riguarda le donne, ma un principio di rappresentanza della società ed una equa dignità, che interessa tutti donne e uomini. Infatti, la proposta di legge, al di la di ogni contesto legislativo, intende sollevare il velo sulla ipocrisia delle tante dichiarazioni a favore della presenza delle donne che si esauriscono nello spazio di una frase: la richiesta irrinunciabile, pertanto, è stata di portare la discussione in Consiglio, nei tempi più veloci possibili, chiedendo di scindere la sua discussione nella Commissione da quella delle modifiche statutarie, perché non intrinseche e consequenziali fra loro, e quindi l’immediata calendarizzazione in commissione con date certe e ravvicinate. Così facendo viene chiesta una trasparenza politica di ogni singolo Consigliere attraverso una sua palese dichiarazione all’interno della discussione consiliare, senza il ricorso agli ambigui voti segreti.
La proposta sul riequilibrio di genere può andare in discussione in consiglio ed essere votata a prescindere dall’adeguamento dello statuto al nuovo numero di 50 consiglieri/e che può avvenire in una seconda fase: le due cose sono autonome. Come diceva il consigliere PD, Mario Loizzo, si può portare la Proposta in consiglio e votarla e, se e quando poi si farà la discussione sulla nuova legge elettorale, il consiglio dovrà assumere nel nuovo testo l’orientamento espresso con il voto già espresso su tale Proposta Il timore, viste anche le possibili evoluzioni nazionali, è che i tempi siano stretti e si profila la possibilità che per “cambiare tutto non cambiare nulla”.
I Consiglieri regionali Michele Losappio e Angelo Disabato, presidenti dei Gruppi Sel e PPV, hanno formalmente richiesto al presidente della VII Commissione di inserire, con un ordine del giorno suppletivo, nella seduta del 24 ottobre la proposta di legge di iniziativa popolare “Disposizioni in materia di equilibrio nella rappresentanza di genere nelle elezioni per il Consiglio Regionale” sostenuta da 30.000 firme raccolte dal Comitato promotore, ricordando come nell’incontro suddetto, l’urgenza di una calendarizzazione come risposta della politica alle promotrici sia stata ampiamente condivisa ovviando ad ogni altra soluzione ed impedimento.
Ma il Comitato non demorde e non si accontenta, forte anche di analoghe iniziative in altre regioni , come la Toscana, Il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, e forti dell’approvazione avvenuta già nella regione Campania, anche in modo più blando.
Infatti, il 22 ottobre, le/i componenti pugliesi del comitato pro-proposta di genere si sono presentati in assemblea regionale, con il volto dissimulato da maschere bianche,utilizzando la forma di protesta non urlata,ma ferma e decisa. La maschera, nel teatro antico, conferiva una potenza vocale straordinaria, ecco quindi il motivo del suo utilizzo per uscire dall’invisibilità, in cui i politici hanno relegato le Donne ed amplificare le istanze in modo eclatante, ma democratico e silenzioso.
Le timide rassicurazioni offerte dal Governatore Vendola e dal Presidente Introna non hanno convinto nessuno, anzi hanno rafforzato la consapevolezza che il tema politico della parità di genere non sia tra le priorità di questo governo regionale. Sarebbe una scelta miope non dare credito alle donne che per la loro praticità ed il modo di fare che le contraddistingue, sarebbero in grado, in un momento di profonda crisi etica, di riportare la politica nell’alveo della giustizia e della legalità per il bene di tutti, donne e uomini.
1 commento
non avevamo dubbi sulla timidezza di genere. avete raccolto anche un po’ di firme per Laura Puppato? così, per dare un segnale poco timido e molto di genere.
ne bastano 2000 per regione.