Lui aveva sorriso. Un sorriso da squalo. Le aveva chiesto se voleva salire. Lei era salita. Le aveva chiesto se voleva fumare. Lei aveva rifiutato. Le aveva offerto una gomma. Ce l’aveva già. Erano ripartiti. La macchina, dal di dentro, sembrava ancora più grande. E Mia si sentiva un corpo estraneo. Non si preoccupava per le cicatrici, l’uomo le aveva viste, ma non sembrava importargli. Forse era uno di quelli a cui piacciono. Le aveva chiesto dove volesse andare. Lei aveva risposto con un’alzata di spalle: “dove vuoi tu”. Gli aveva dato del tu senza che lui glielo avesse concesso. Una ragazzina che si rivolge a un adulto, è obbligatorio che usi la più rispettosa forma del lei. L’accettazione di quella improvvisa confidenza era, per entrambi, la sottintesa ammissione che i giochi erano già stabiliti. Nessun dubbio.
“Cinquanta bastano?” Aveva domandato l’uomo. Lei non aveva fatto una piega. Aveva capito benissimo cento cosa e per fare cosa. Le era passato davanti tutto un mondo. E in tutto quel mondo non aveva trovato un solo motivo per scendere da quell’auto. Un’altra qualsiasi delle ragazze che conosceva sarebbero inorridite alla sola idea. Non sarebbero mai salite con uno sconosciuto. Mia no. A lei non importava. Lei non era come le altre. Non lo era mai stata. Perché nemmeno la sua famiglia era mai stata come quelle delle altre ragazze o degli altri ragazzi della sua scuola. Mia era sicura che nessun’altra famiglia al mondo fosse come la sua. Questo l’autorizzava a non essere come tutte le altre ragazze del mondo. Anche lei era unica. Come la sua famiglia. “Se paghi prima”. Aveva risposto.
Ha deciso di non tagliarsi più di giorno perché qualcuno potrebbe vederla sanguinare, e lei non vuole farsi vedere mentre sanguina. E’ un atto privato. Come piangere o sedersi sul gabinetto. E poi il sangue crea allarme. E lei non vuole allarme. Vuole passare inosservata. Il sangue non passa inosservato. Per cui niente tagli di giorno. Di giorno il mondo è in piena attività, sanguinare di giorno è troppo rischioso. Meglio farlo di notte, quando nessuno vede. Quando nessuno può intervenire. Anche perché i piccoli tagli non bastano più, e solo quelli passano inosservati. Durante la giornata il sangue reclama l’attenzione di Mia, ma lei riesce a tenerlo sotto controllo. Si è inventata qualcosa da fare. Le piace disegnare. Le piace scrivere. Non le piace salire sulle macchina che attraversavano il quartiere industriale, ma lo fa lo stesso. Lo fa per tenersi occupata. Lo fa pensando alla notte, quando può dare sfogo a tutta quella pressione interiore. Come con un amante: attendere di giorno, liberare l’orso di notte. E così, quando sua madre si addormenta ubriaca sul divano o con la testa sul tavolo di cucina, Mia va in bagno e si chiude a chiave. Dopo numerose prove ha scelto un coltello piccolo ma affilatissimo, con la lama sottile e appena arcuata, il manico d’osso. L’ha rubato da una sua compagna di scuola l’unica volta in vita sua in cui è andata a studiare fuori casa. L’unica volta in cui qualcuno ha cercato davvero di conoscerla, di guardare oltre i tagli che Mia porta addosso. Questa ragazza si chiama Greta. Minuta, bionda, sempre vestita di chiaro, con una femminilità che ancora non può permettersi. L’esatto contrario di Mia. Il pomeriggio a casa di Greta è stato per Mia come un interrogatorio. La madre di Greta le ha fatto il terzo grado. “Chiètuopadrechiètuamadrecosafatuopadrecosafatuamadredoveabitatechemacchinaavetecosavuoifaredagrandetuha
famevuoimangiarequalcosamatenedannodamangiareacasaguardacomeseimagraeilnerotifasembrareancorapiùmagra.”
<<continua>>
L’immagine è presa da L’Insonne” è un fumetti creato da Giuseppe Di Bernardo e Andrea J. Polidori. Racconta le avventure di Desdemona Metus, una giovane dj che lavora a Radio Strega, una piccola radio fiorentina. Desdemona è afflitta da una strana forma di insonnia, probabilmente di origine traumatica, che le consente di percepire aspetti della vita quotidiana normalmente nascosti alle altre persone. Conduce una trasmissione in radio che si chiama, appunto, “L’Insonne”, attraverso la quale entra in contatto con il pubblico, e spesso con persone che manifestano caratteristiche molto particolari, misteriose e, a volte, anche pericolose.
L’avventura editoriale di questo fumetto, dopo un periodo di uscite regolari nelle edicole, al momento si è fermata ed è in cerca di un nuovo editore. Ogni anno si celebra L’Insonne Day, in cui autori e lettori si incontrano. Per ogni appuntamento viene realizzato un albo speciale che contiene alcune storie brevi e disegni vari. Quest’anno è toccato anche a me, con questa storia che si intitola “Il primo taglio è il più profondo”, ma che è ispirata a “Mia”. Te la mando per intero, oltre alle immagini estrapolate. I testi sono di Simone Togneri, i disegni sono di Luigi Criscuolo. L’albo si intitola “Interferenze”. Stampato dalle Edizioni Arcadia di Bergamo.