Vi auguriamo un buon nuovo anno insieme a Toponomastica al femminile e vi riportiamo la lettera della sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e la replica di Giuliana Nuvoli, per far prendere coscienza di ciò che accade del ”mondo vicino” e perchè tutte ci si impegni con l’anno nuovo a che ciò non avvenga più.
Lettera della sindaca Giusi Nicolini all’Unione Europea e ripresa nei giorni scorsi da alcuni media, tra cui Radio Rai tre.
Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio 2012, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile.
Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.
Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?
Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita
quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.
Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri
questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente.
Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.
Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umani a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera.
Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”.
Giusi Nicolini
A seguito di questa lettera, ecco la risposta di Giuliana Nuvoli
I morti di Lampedusa
Giusi Nicolini è un’ambientalista, è forte, è tenace nelle sue battaglie, è donna capace di pietà ed è sindaco di Lampedusa.
La sua isola, adesso, è tutelata; ma non lo sono i disperati dei barconi. Loro sono, adesso, la sua emergenza. Così ci ha scritto, poche ore fa, una lunga lettera accorata: chiedendo, sopra tutto alle donne, una risposta.
Da maggio a novembre le sono stati consegnati 21 cadaveri: ma nel mare il numero dei dispersi è molto più alto. Sabato 15 dicembre è giunto a Lampedusa un barcone con 76 sopravvissuti, ma erano partiti in 115…. I più fragili, quelli che cedono prima, sono le donne e i bambini; chi resta, chi sbarca, muore dentro durante il viaggio.
La Libia li ignora: tanti morti, tanti dispersi sono un ottimo deterrente. Scrive Giusi: “In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto”.
Uomini, non Stati. Non l’Italia che è stata tenuta in ostaggio da movimenti razzisti e ciechi per abissale ignoranza; non l’Europa – che ha preso il Nobel per la pace – ma che non ha ancora compreso che la pace non nasce dalla difensiva.
Noi Italiani siamo figli del Mediterraneo; l’Europa è stata civilizzata dal Mediterraneo. Ma la memoria è breve e troppo spazio occupa l’egoismo. E la stoltezza.
Giusi: noi ti siamo vicine; ma questo non basta. Cominciamo, da subito, a darti voce ovunque potremo. La voce di tante donne può diventare un tuono, una tempesta.
Ci proveremo. Tu, intanto, sentici davvero vicine.
Giuliana Nuvoli
5 commenti
Grazie! Grazie a tutte e a tutti coloro che stanno contribuendo a squarciare il silenzio e a farci sentire meno soli.
Che il nuovo anno sia migliore!
Grazie a te giusi per il tuo impegno…
Hai ragione Giusi, c’è assuefazione alle tragedie, a quelle altrui sicuramente. Abbiamo dimenticato la nostra dolorosa storia di emigranti. Tieni duro, Sindaca, usa i Social Media…
Fossi in te creerei sul Web una pagina-manifesto, o addirittura un “Cimitero virtuale di Lampedusa” dove seppellire simbolicamente anche quelli che non sono stati ripescati. Per averne – anche noi – una consapevolezza costante e magari dare appoggio e partecipazione.
Auguri di buon Anno
Sarà compito delle parole che ci diremo faccia a faccia articolare la discussione su temi quali la autorappresentazione di sé come esseri sessuati, le condizioni dell’efficacia delle pratiche di donne nei luoghi istituzionali e della decisione, i limiti e il disagio della democrazia rappresentativa rispetto alle istanze di una vita buona, ecc. . A quante vogliono partecipare attivamente alla vita pubblica a tutti i livelli chiediamo di portare i loro punti di vista, le loro esperienze e pratiche politiche senza distinzioni rigide di appartenenza. Ma l’invito è rivolto davvero a tutte: le appassionate, le interessate e le curiose.APPASSIONATE COME GIUSI!
Continuare a discutere sull’opportunità di una quota certamente maggiore rispetto al passato di presenze femminili, significare continuare a ragionare in termini di quote e privilegi, non voltando decisamente pagina e, ragionando finalmente di democrazia paritaria.
Per me questa è l’unica battaglia che ha senso combattere. Non ci si può accontentare , non in questo momento!