Irvin osservava le reti emergere dalle profonde acque oscure, il vento non smetteva un attimo di battere sul suo viso e sul suo corpo ormai congelato, gli occhi ridotti a due fessure bruciavano intensamente, si consolò al pensiero che presto avrebbe lasciato quel luogo sperduto della baia che ogni giorno gli regalava pesce a sufficienza per vivere.
Quel mattino si era svegliato di buon ora e nonostante la sorella lo avesse implorato di restare sulla terra ferma , visto il forte mal tempo che si era abbattuto su quella remota parte d’Irlanda, lui aveva deciso di salpare ugualmente in cerca di pesce.
Tuttavia non aveva trovato molto nelle reti posizionate in riva, così decise di recarsi a largo dove ogni volta le reti si facevano più pescose e il mare più tenebroso e inquietante.
A quelle reti doveva tutto, se non fosse stato per i ricavi di quella generosa pesca, lui e sua sorella minore Aislinn sarebbero caduti nella miseria più totale.
Grazie al cielo era riuscito a pagare i debiti del padre e a comprare una piccola casetta sul limitare della costa, lontano dalla caotica vita del villaggio di Doolin.
Era riuscito anche a sostenere le cure particolari di cui la sorella, costretta in un letto di malattia, aveva bisogno.
Nessuno al mondo poteva impedirgli di affrontare ogni mattina il mare aperto, nemmeno una tempesta come quella che stava per abbattersi sul misero peschereccio che aveva affittato da un marinaio al porto.
Una volta recuperata la rete e svuotata di tutto il pesce intrappolato, sorrise soddisfatto, quel posto era la sua fortuna.
Canticchiò una vecchia ballata inglese mentre riponeva il pesce nella stiva, quando ad un tratto sentì la voce eterea di una donna accompagnarlo in un magico duetto.
Si voltò di scatto guardandosi intorno, dinnanzi ai suoi occhi il mare si stagliava come una valle bluastra e solitaria, non un anima attraversava quelle acque minacciose.
A pochi metri dal peschereccio due scogli emergevano dal fondale, Irvin le osservò costeggiando con sguardo meticoloso ogni linea aguzza delle rocce, era certo di aver sentito arrivare da li quel suono melodioso e inquietante al tempo stesso.
Il vento batté contro i suoi capelli ancora una volta, ma certo… era stato di sicuro il vento! si disse, dandosi dello stupido.
D’altra parte chi poteva mai esserci in quel punto sperduto dell’oceano, a parte lui? si chiese, con un alzata di spalle.
Lorelei sentiva il cuore battere con violenza contro il suo esile petto, stava quasi per essere scoperta!.
Si era lasciata andare a quel canto spensierato a tal punto da alzare la voce più del dovuto, quando il pescatore si era voltato in cerca della sua voce, si era prontamente nascosta dietro le rocce, sperando di non essere vista, l’avrebbe scampata ancora per poco prima o poi l’avrebbe sorpresa a spiarlo, ne era certa.
Tuttavia si sentiva stranamente appagata nel sapere che lui finalmente -dopo tanto tempo- si fosse reso conto di non essere solo durante quei giorni grigi passati in mare.
Irvin gettò nuovamente le reti in acqua, il mare iniziava ad agitarsi sbattendo con forza le reti sul bordo del peschereccio, imprecò a bassa voce prima di riprenderle a bordo.
Non poteva lasciarle li con la tempesta che pian piano rinforzava, doveva portarle con sé e ritornare l’indomani a riposizionarle.
Prima di ripartire si guardò intorno, non c’era traccia delle imbarcazioni della guardia costiera, avrebbe potuto approfittarne per pescare con lo strascico per un breve tratto.
Una volta sistemato tutto il necessario, mise in moto la barca e si diresse verso la riva.
Lorelei lo seguì come ogni volta, lui invece continuava a lavorare senza sosta fischiettando.
Il mare aveva iniziato ad agitarsi e le onde divenivano sempre più alte e aspre.
La pioggia iniziò a scendere e pian piano diveniva sempre più forte accompagnata dalle gelide folate di vento, il docile suono che diffondeva su quella silenziosa lastra satinata che era la superficie, sembrava rassicurare i sensi e rimarginare antiche ferite, Irvin inspirò l’aria salmastra chiudendo gli occhi e offrendo il viso alla pioggia, in quell’istante lui e l’oceano erano divenuti una sola infinita mente.
Lorelei continuava a seguire quel momento di assoluta intimità dell’uomo, la forza e l’immenso fascino che esercitava in lei la sopraffecero del tutto invogliandola ad avvicinarsi al largo bordo del peschereccio, in quelle condizioni sarebbe stato quasi impossibile essere vista.
Si immerse cercando di raggiungere la prua della barca, punto in cui l’uomo stava ammirando il paesaggio, nuotò ancora per pochi metri fin quando non intravide la luce brillante della superficie perforare il fondale dall’alto del cielo.
Quando stava per raggiungere l’ambita meta sentì qualcosa trascinarla verso l’abisso del mare, si voltò verso quella forza che l’aveva stretta a sé e inorridì quando capì di essere stata intrappolata dalle stesse reti a strascico del peschereccio.
Il terrore che provò in quel medesimo istante le mozzò il fiato e il cuore sembrò smettere di batterle per alcuni secondi.
Quante volte le sue sorelle le avevano raccontato dell’orribile fine che i suoi simili e le povere malcapitate creature facevano una volta catturati nelle reti?
Aveva sentito di arpionamenti senza pietà, di uccisioni a sangue freddo da parte degli uomini, o peggio ancora il sequestro da parte degli spietati cacciatori di sirene.
Le reti spesse e grezze graffiavano la sua pelle candida mano a mano che lei cercasse di liberarsene, erano dappertutto e la stavano trascinando via con sé insieme a una moltitudine di piccoli pesci e alghe che venivano attirate all’interno dei fori.
Quando si rese conto che opporre resistenza non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione, Lorelei si lasciò trascinare da quel lenzuolo di morte con le lacrime agli occhi.
Un forte rumore provenne dagli ingranaggi del sistema di ritiro, qualcosa ne aveva inceppato il normale funzionamento costringendo Irvin a fermare la barca per liberare le reti del sovraccarico.
– Dannazione…- sussurrò a denti stretti, cosa aveva mai catturato di così pesante in acque così basse?.
Afferrò il coltello aspettando che le reti emergessero dal mare in tempesta, quando le vide arrivare dal fondale le scrutò con estrema attenzione.
Apparentemente non vi era nulla di insolito, solo un folto banco di pesce e alghe marine le riempivano del tutto.
<<continua>>