Terza Parte
Si svegliò nel bel mezzo della notte, la luna illuminava debolmente la stanza e il suo respiro affannoso sembrava cercare l’aria che le era stata tolta poc’anzi in sogno.
Le lenzuola erano mantide di sudore, così come il suo volto.
Si passò una mano tra i capelli umidi, erano anni che non faceva incubi simili, pensò.
La finestra era socchiusa e le tende leggere ondeggiavano delicate sfiorate dalla brezza marina, il suono delle onde risuonava per la stanza e il riflesso del mare fluttuava leggero per le mura di questa.
Le sue orecchie fischiavano fastidiosamente, si alzò per bere un bicchiere d’acqua passando per la camera da letto della sorella, fortunatamente dormiva serena.
Irvin tornò a letto, cercò di riprendere il sonno, ma nulla…
Si rigirò tra le coperte sospirando infastidito, finché non la udì nuovamente.
Sbarrò gli occhi a quel suono familiare, non era minimamente possibile che lei fosse li.
Tuttavia si alzò di corsa dal letto, spalancò la finestra e si affacciò così velocemente che per poco non scivolò giù dal davanzale.
Il canto risuonava nel vento tra le insenature della baia, il faro in lontananza diffondeva la sua potente luce illuminando a tratti l’ambiente circostante.
Irvin non riusciva a vederla, eppure la sua voce continuava a vagare tra la brezza marina, spingendosi sempre più a largo, oltre l’orizzonte.
Scavalcò la finestra con rapidità, voleva vederla ancora a tutti i costi, ma al tempo stesso una remota parte dentro di sé voleva convincersi che lei era solo frutto della sua immaginazione, che non poteva esistere in quella realtà così tetra e imperfetta.
Percorse la baia controllando tra gli scogli, ispezionando ogni insenatura di quel deserto squarcio di empireo, tuttavia non vi trovò nulla.
La voce risuonava a tratti, sempre più leggiadra e sottile, sembrava quasi portare con sé un profumo dolce e cipriato.
Irvin continuò a seguirla sforzando ogni suo senso, completamente incantato da quella scia di grazia e delicatezza che la voce lasciava al suo passaggio.
Arrivò dinnanzi i due scogli incontrati la sera durante il ritorno per la via di casa, si avvicinò ad essi per quanto il mare glielo permise, quando le acque arrivarono a toccargli i fianchi, si fermò.
Non riusciva a proseguire oltre, il buio completo regnava sovrano su tutta la riva, rendendo impossibile distinguere la linea immaginaria che divideva cielo e mare.
Il suo sguardo era fisso su i due scogli, la voce gli arrivava chiara e limpida proprio da li.
Prese dalla tasca i due sassolini raccolti poco prima e li sferrò nuovamente contro la superficie ruvida delle due rocce.
La voce cessò improvvisamente di vibrare nell’aria, Irvin trattene il fiato in attesa di vederla scorgere.
Lei uscì allo scoperto, i lunghi capelli neri come la notte scendevano setosi lungo le spalle per poi arrivare come una cascata di velluto fino al ventre, leggeri fluttuavano nell’acqua ad ogni minimo movimento.
I suoi occhi indaco sembravano brillare come diamanti e la sua pelle iridescente scintillava contro i raggi lunari illuminando così quel tratto di spiaggia.
Semi immersa dalle acque dava l’impressione di essere una donna comune, ma le donne che Irvin aveva conosciuto in tutta la sua vita non avevano la minima somiglianza con ciò che i suoi occhi stavano ammirando ammaliati.
Lorelei avanzò verso di lui, era rimasta nella baia tutta la notte ascoltando il suono lontano del suo respiro nel sonno, poi ad un tratto aveva percepito la disperazione di quegli incubi, incapace di far qualcosa per risvegliarlo da quella immaginaria angoscia, aveva cantato per lui, sperando che la sua voce giungesse nei sogni più bui del pescatore.
Adesso lui era li, la contemplava indeciso se avvicinarsi o meno, con molta probabilità stava pensando di sognare ancora.
Irvin decise di affrontare quella fantasia che non faceva altro che perseguitarlo, avanzò deciso verso di lei, ignorando quanto le acque diventassero più profonde ad ogni suo passo e a quanto incrementasse la bellezza di quella creatura, così perfetta da inquietarlo.
Lei lo attese in silenzio, studiando ogni suo sguardo e ogni suo minimo gesto, quando le arrivò di fronte, si guardarono a lungo negli occhi, come era avvenuto la mattina del loro primo incontro.
– Dimmi che non sto sognando- disse ad un tratto il pescatore, senza smettere di guardarla negli occhi.
Lorelei si avvicinò di più a lui, alzò la sua mano invitandolo così a sfiorarla.
Irvin contemplò la mano palmata della sirena, tra le dita si allargavano delle patine trasparenti, le sue dita erano più affusolate di quelle dei comuni essere umani e le sue unghie affilate come rasoi portavano il medesimo colore delle perle d’acqua dolce.
Lui coprì quella mano con la sua, la pelle della sirena era più liscia di quanto immaginasse.
Irvin percepiva la mano di Lorelei tremare, era così fredda da sembrare morta, pensò.
Lorelei sussultò a quel contatto, la mano dell’uomo aveva il colore dell’ambra ed era molto più grande della sua, il calore che emanava la scaldò completamente.
– Non stai sognando- rispose lei in tono sommesso, Irvin sfiorò con i polpastrelli la mano della sirena, passando per le patine flessibili che si allungavano dagli spazi tra le dita, sfiorò le sue unghie minacciose, per poi scendere su il suo polso stretto.
Rimirò la carnagione biancastra delle braccia percorsa da vene verdastre che sembravano creare imprecisi disegni astratti sul corpo della creatura.
– No, infatti- riprese lui ad un tratto, – questo non è un sogno… è molto meglio- rispose infine sfiorandole in viso.
Lorelei lasciò che per una volta fosse lui a studiarla nei minimi dettagli, se questo sarebbe servito a fargli credere che lei non fosse solo una sua fantasia lontana.
Chiuse gli occhi ispirando ancora una volta il suo profumo di muschi e resina di pini, era così aspro e provocante.
– Perché sei qui?- esordì Irvin, ancora incredulo di vederla.
Lorelei aprì gli occhi ancora spaesata, la sua domanda sembrava giungerle da un luogo sperduto e lontano.
– Perché ti sento chiamarmi- rispose lei con disinvoltura.
Erano anni che lo sentiva chiamare: un barlume di speranza, un briciolo di magico sogno, qualcosa che potesse cambiare quella vita vuota e priva di senso, ma forse lui non se ne rendeva conto…
Probabilmente quella richiesta proveniva dal suo inconscio e perveniva fino a lei grazie al legame che il pescatore condivideva con l’oceano.
Forse il mare era stato il loro mediatore, quel passaggio tra realtà e incanto che lui aveva sempre percepito nella sua mente, rifletté Lorelei.
Irvin aggrottò la fronte perplesso, – che significa?- chiese senza smettere di accarezzare quel volto diafano.
– Il mare ti ha portato a me- rispose Lorelei, indicando con la mano il vasto scenario marino che li circondava.
Irvin capì, aveva sempre percepito dentro di sé una sorta di chiamata che il mare esercitava da tempo su di lui.
Per anni aveva cercato di ignorare quei richiami che non facevano altro che assillarlo e perseguitarlo, finché infine non vi si era arreso del tutto, imboccando la via della pesca in mare aperto, da allora era sempre stato alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui capiva, finché ogni dubbio, ogni tassello non si era ricomposto in lei, la misteriosa sirena delle scogliere del Moher.
Lei era la risposta alle sue preghiere, lei era tutto quello che aveva cercato nei luoghi sbagliati e adesso che si erano trovati, non avrebbe permesso a nessuno di separarli.
– E’ vero- ammise lui stringendo le mani della sirena tra le sue, – e adesso che mi ha portato a te, non voglio più andarmene – concluse infine lasciando un lieve bacio sul dorso di quelle mani perlate.
Lorelei sfilò le sue mani da quel contatto, seppur piacevole, a lei estraneo.
Irvin sorrise a quel gesto così innocente, quella creatura non conosceva alcuna malizia o malvagità, non vedeva la cattiveria con occhi umani, non immaginava nemmeno quanto infimi e malvagi fossero gli uomini.
Lorelei era pura e scevra da ogni imperfezione e tale doveva rimanere, rifletté Irvin.
Se i cacciatori di sirene l’avessero sorpresa a nuotare nelle vicinanze della riva, gli avrebbero dato la caccia e di sicuro l’avrebbero catturata.
Irvin contemplò il volto della sirena, così docile e femminile, doveva far qualcosa per nasconderla ad occhi umani… ma dove? Si chiese.
Ad un tratto un idea attraversò la sua mente come un lampo, la baia davanti casa sua poteva essere un ottima soluzione, infatti spingersi fino al limite della scogliera non era un impresa da tutti e soprattutto, casa sua era completamente isolata dal resto del villaggio.
– Seguimi- disse ad un tratto contro Lorelei, lei annui fissando la direzione che il pescatore imboccò tra le onde.
Si sarebbero incontrati li, pensò Irvin, si sarebbero incontrati in quel luogo solitario, per il resto della loro vita.
<<continua>>