Quinta Parte.
Quando aprì gli occhi avvertì una fitta lancinante alla testa, Lorelei non riusciva a capire dove si trovasse, completamente legata, stava raggomitolata dentro una sorta di bara in vetro ricolma d’acqua di mare.
Cercò di mettere a fuoco l’ambiente esterno che la circondava, c’erano tanti visi che la fissavano, ma nessuno di questi le era familiare.
Una flotta di persone quella mattina si era radunata dinnanzi alla piazza del villaggio, tutti erano venuti a conoscenza della celebre cattura, le voci si erano sparse a tal punto che ogni prima pagina dei quotidiani locali ne parlavano elogiando la destrezza e l’astuzia dei due fratelli O’ Donovan.
Presto sarebbero diventati ricchi, pensò Senan contemplando la grande folla che accorreva per ammirare la creatura.
Spense il sigaro che teneva tra le dita, lo spettacolo non sarebbe durato molto, presto lui e Ior sarebbero partiti e avrebbero portato via con sé la sirena per mostrarla a tutti i villaggi d’Irlanda.
Lorelei fissava spaventata quella massa esagitata di donne e uomini che cercavano di scavalcare invano il palco in cui era stata posizionata la sua gabbia di vetro.
Sembravano infuriati con lei, urlavano adirati verso la sua direzione, la fissavano contrariati, disgustati, alcuni addirittura apparivano terrorizzati dalla sua presenza.
A peggiorare la situazione poi, contribuiva quella specie di prigione in cui l’avevano rinchiusa, non riusciva a muoversi la dentro, aveva il terribile presentimento che se presto qualcuno non avrebbe aperto uno spiraglio di quella sottospecie di scatola della morte, sarebbe morta soffocata.
Fissò ancora una volta i volti della gente, come desiderava incrociare lo sguardo familiare e rassicurante del suo Irvin, tuttavia nessuno gli somigliava minimamente.
Strinse gli occhi, le lacrime iniziarono a scivolare copiose sul suo viso, disperdendosi nell’acqua circostante.
Era stata una stupida a farsi abbindolare in quel modo da quell’uomo che non smetteva un attimo di fissarla.
Quanto la disgustava! pensò amareggiata tra i singhiozzi, nonostante tutto, un barlume di speranza continuava ad albergare nel suo cuore, Irvin sarebbe arrivato di sicuro, non avrebbe lasciato che quei due vigliacchi gli facessero del male.
Ispirò a fondo l’ossigeno rimasto, cercando di mantenere la lucidità che stava svanendo pian piano, adesso non le restava che attendere il suo amato e soprattutto sperare.
Irvin percorreva nervosamente per le vie del villaggio, quella mattina era un giorno di festa, ma non per lui.
Aveva cercato Lorelei nella notte in ogni angolo della scogliera, nelle mattinate si era addirittura spinto a largo per cercarla in mare aperto, ma nulla, non era riuscito a rintracciarla.
Una volta arrivato a riva, vide sua sorella Aislinn corrergli incontro, stupefatto l’aveva sorretta non appena lei ansimante lo aveva raggiunto.
Quando Irvin infuriato le aveva chiesto il motivo per cui lei non si trovasse a letto come le era stato ordinato da i medici, lei aveva risposto che al villaggio era accaduto qualcosa di strabiliante, la leggendaria sirena del Moher era stata catturata.
Irvin si sentì mancare per un attimo, riportò la sorella a casa e si diresse di tutta corsa verso il villaggio, sperando che Lorelei fosse ancora viva.
Adesso vagava per le vie, guidato dal febbricitante vocio degli abitanti, raggiunse la piazza gremita di gente.
Cercò di farsi spazio tra la folla e quando arrivò dinnanzi il palco scenico improvvisato da i due buffoni dei fratelli, si passò una mano sul volto disperato.
Il senso di colpa divenne sempre più dolente e una rabbia intrattenibile aumentava sempre più.
Lorelei stava raggomitolata dentro un acquario sigillato, la sua pelle appariva più pallida e i suoi polsi erano divenuti violacei, a causa delle corde strette.
La sua coda trionfale era ferita, quasi spezzata in modo da non poter scappare.
Irvin lanciò uno sguardo carico di disprezzo ai due fratelli che incuranti contavano in un angolo diverse mazzette di denaro.
Li avrebbe seguiti per poi liberare la sua amata, ma doveva far in fretta.
Quando Lorelei aprì debolmente gli occhi, lui cercò il suo sguardo cercando il più possibile di non farsi notare da occhi indiscreti, cercò di rassicurarla con la sua presenza, almeno per quanto poteva.
Lei alzò una mano verso di lui che istintivamente avanzò verso la sua direzione, finché una salda stretta non lo fermò.
Irvin si voltò furioso liberando il braccio, quando vide Kieran fissarlo con sguardo d’ammonimento, si ricompose.
– Che avevi intenzione di fare?- gli chiese l’amico indicando con il capo la sirena, Irvin restò in silenzio scrutando gli occhi vitrei dell’amico.
– Andiamo, verrai a prenderla dopo, adesso ci sono troppi testimoni- esordì l’uomo tirando la manica del suo giaccone.
Irvin annuì, per poi rivolgere un’altra occhiata a Lorelei, lei sembrò terrorizzata dall’idea che lui la stesse abbandonando, ma in quel momento non avrebbe potuto far altrimenti.
Con una fitta al cuore si voltò dando le spalle all’unica ragione di vita che aveva.
Tornerò a prenderti, promise Irvin dentro di sé, mentre con lunghe falcate lasciava in quel luogo di tormento, il suo tesoro più grande.
<<continua>>