Quante volte ci interroghiamo sulla nostra vera natura, chiedendoci se siamo sinceri o se mentiamo? Mentire è prima di tutto un progetto di disonestà nei confronti di se stessi. Si mente per rimuovere tutto ciò che è scomodo da guardare in noi e soprattutto per timore di dover prendere coscienza della propria inadeguatezza, non tanto per il dolore che ne consegue, ma per la responsabilità di dover poi lavorare per un cambiamento.
Ma quanto costa vivere nell’auto-inganno? Un prezzo alto, se pensiamo a tutte quelle volte in cui le illusioni che avevamo costruito si sono miseramente infrante a terra, lasciandoci scoperti e insoddisfatti! E quanta fatica mantenere il gioco delle bugie con se stessi! Reggere la maschera di ciò che vorremmo apparire e sentire il disagio di una recita continua, che non ci fa comprendere se gli altri ci amano davvero o se ci accettano solo per il gioco che abbiamo creato! Decisamente guardarsi dentro è un impegno… comporta l’assunzione di responsabilità e la capacità di accudirci ogni giorno, diventando il buon genitore di noi stessi. Comporta vivere tra l’accettazione e la tolleranza da un lato, la disciplina e la perseveranza dall’altro. Prima di tutto perché, per superare i nostri limiti, occorre ovviamente prenderne coscienza. Poi perché è sano coltivare l’ambizione di migliorare, di educarci alla vita e alle buone relazioni, di evolvere.
L’ideale certo sarebbe che tutto questo diventi un progetto e di conseguenza uno stile di vita, obiettivi perseguiti nel quotidiano attraverso un sereno lavoro interiore.
L’autenticità potrebbe essere una chiave… la possibilità di non essere sinceri a tutti i costi, ma di affrontare l’altro e la quotidianità con la trasparenza delle emozioni piuttosto che con la presunzione di una verità assoluta sulle labbra. Se essere sinceri implica ferire l’altro, infatti, meglio farne a meno. La storia è piena di stragi fatte in nome di una verità rivendicata… e anche le nostre storie personali. Ma chi di noi può asserire verità universali? La verità è spesso soggettiva, perché racconta un punto di vista parziale, anche quando si è in buona fede, dato che parziale è l’umana capacità di visione. Ognuno di noi tende infatti a identificarsi con il proprio punto di vista, frutto dell’esperienza e della mappa interiore che caratterizza una determinata fase della nostra esistenza.
Autenticità invece è l’opportunità della mediazione tra il nostro sentire e il rispetto, l’accudimento dell’interlocutore. Autenticità significa non mentire sui sentimenti, ma comunicare in maniera ecologica stando attenti ai contenuti che l’altro può sostenere, è pronto ad accettare e gestire. La relazione ne giova, perché così si basa sull’onorare la diversità dei suoi protagonisti, ma soprattutto il principio di eguaglianza che ci accomuna tutti. La nostra vulnerabilità.
1 commento
Mi piace “comunicare in maniera ecologica stando attenti ai contenuti che l’altro può sostenere”