di Valeria Vaccari
“Dove sono gli uomini?” Nel suo saggio inchiesta (edito da Chiarelettere, in questi giorni in libreria), Simone Perotti , skipper, giornalista e autore lo chiarisce attraverso le confessioni di donne tra i 30 e i 50 anni, amiche, donne impegnate e attive nella società. Gli uomini, ahimè sono spariti, oppressi dal troppo lavoro, inetti dal punto vista sentimentale o inaffidabili, hanno perso il loro ruolo e la loro collocazione sociale perdendo l’identità. Le donne invece sono ovunque: brillanti, affidabili, creative. Le single hanno superato quelle che coabitano, in Italia come negli Stati Uniti, facendo irruzione nella società civile e nel mondo economico conquistando posizioni di potere. Ma dove sono gli uomini? Secondo le donne intervistate da Perotti, una buona percentuale frequenta le chat erotiche e non disdegna il sesso a pagamento, un’altra percentuale pratica giochi di ruolo sul web, oppure si appassiona ad uno sport in maniera ossessiva. Quello che le donne lamentano maggiormente è la scarsa predisposizione all’ascolto da parte del genere maschile: gli uomini parlano, si parlano addosso, rovesciano addosso alle loro compagne le frustrazioni, senza ascoltarle minimamente. Non è strano di questi tempi osservare che, poiché il coraggio viene dalla salute, dall’equilibrio e dall’armonia con sé stessi, molti uomini si trovino in difficoltà: la crisi economica, la confusione di ruoli, la mancanza di sicurezza hanno messo in dubbio il potere maschile. Mettendo in dubbio il potere, si è avuto un significativo effetto sulla sfera sessuale: il calo di energie e lo stress riducono la libido, la capacità immaginativa, il desiderio. Le donne hanno reagito alle stesse paure diversamente: inventandosi un’attività creativa, riempiendosi di interessi , scegliendo di lavorare meno per dedicarsi a sé stesse. Le donne di oggi , non dimentichiamolo, godono di diritti conquistati dalle loro madri nelle generazioni precedenti: il diritto all’aborto, alla pillola anticoncezionale, alle pari opportunità, al rispetto reciproco.
Esse affrontano con entusiasmo lo sbocciare di relazioni con i coetanei, restandone però immancabilmente deluse. Gli uomini si defilano, non vogliono prendere impegni, accampano scuse. In Italia resiste ancora la deprecabile figura del “mammone”, l’uomo che vive coi genitori fino ai quarant’anni, incapace di ogni scelta che non sia approvata dalla mamma “chioccia”. Viceversa, sostiene Perotti si profila all’orizzonte una generazione di “cougar”, donne mature che hanno relazioni sessuali con ragazzi poco più che ventenni. Frequentazioni inusuali che spesso sfociano in vere e proprie storie d’amore, anche se a breve termine.
Quello che si comprende leggendo questo saggio è che esiste una grande confusione su ciò che uomini e donne desiderano e una profonda incomunicabilità tra i sessi. Quello che è certo è che le donne sanno stabilire rapporti saldi, confidenziali e duraturi tra di loro mentre gli uomini no. Le donne sanno rifarsi una vita, trovare nuove strade, mentre gli uomini vacillano. Il libro pone molti interrogativi di grande attualità, senza però dare risposte. Probabilmente dovremo aspettare la generazione successiva a quella indagata in queste pagine per sapere come andrà a finire. Sperando che una donna bella e attiva, nei prossimi vent’anni non debba per forza ricorrere ad internet per trovare un partner adeguato, magari dall’altra parte dell’Oceano.
Valeria Vaccari – è nata a Milano nel 1973, dopo gli studi in Lettere Moderne esercita l’attività di curatore e critico d’arte da oltre 14 anni. E’ appassionata di poesia e scrive anche piccoli racconti. Il suo sogno è di pubblicare un romanzo a puntate sul Corriere della Sera, che tenga compagnia ai lettori in spiaggia sotto l’ombrellone. Attualmente si dedica alla stesura di testi critici, alle passeggiate all’aria aperta e alla compagnia di amici fidati.
Ha pubblicato tre aforismi e una poesia per le edizioni Pulcinoelefante. Non crede negli oroscopi.
6 commenti
e non può essere semplicemente che gli uomini ci siano ma che siano le donne intervistate a non saperli trovare?
Andiamo con ragazzi + giovani xke’ gli altri infatti non ci sono.Io sono innamorata d uno che ha quasi 50 anni ke non mi guarda neanke e lavora sempre.Cosi’ succede ke ti “corteggiano” ragazzi anke d 20 anni meno d te e anke se non ci 6 innamorata va a finire ke ci vai xke’ di altro non c’e’ niente.Io cmq ho smp avuto quasi esclusivamente amici + giovani d me x varie circostanze della vita tra cui il fatto ke i “maturi” molto spesso sono divorziati e vogliono passare il tempo libero ke gli rimane coi loro figli.E quindi sono situazioni difficili e insostenibili.
Dovremmo prendere una decisione, prima o poi. O gli uomini sono quei mostri che detengono saldamente il potere nelle loro mani impedendo alle donne di emergere e dominandole in tutti i modi possibili e immaginabili oppure sono quei mostri inetti, privi di identità, che alla minima difficoltà vanno sotto le gonne delle loro mamme e preferiscono godersi una bella partita alla play station piuttosto che un sano rapporto sessuale con le loro sfortunate e affamate compagne costrette a rivolgersi ai toy boy per ritrovare un po’ di attenzione…
Ma non è che stiamo ridicolizzando un po’ tutto ? possiamo sapere qual’è il campione statistico alla base di questo studio di ricerca ?
mi arrischio, senza aver letto il libro (che penso non leggerò, date le premesse) ad affermare che i peggio sono gli uomini che si vergognano di essere uomini e mettono alla berlina il proprio genere sperando di sfuggire (forse proprio per questo merito) alla sorte dei loro compagni di sventura…
scusate lo sfogo ma si comincia a non poterne più di questi luoghi comuni… 🙁
Cari uomini poco coraggiosi, dovete si prendere una decisione, che è quella di crescere insieme alle donne e non rimanere indietro, legati a degli stereotipi tanto diffusi nel nostro paese. Dovete prendere coraggio . Quello che scrivo nell’articolo è basato su testimonianze vere e dati statistici, prendetene atto.
Leggete il libro prima di fare commenti non appropriati.
Valeria, la mia critica (che non ha nulla a che fare con il coraggio o la sua mancanza) è per una impostazione della recensione che sembra molto “la luce dell’avvenire è femmina” e che appare solo una sequenza di incensamenti al genere femminile poco sostenuta da dati a base statistica (per lo meno non se ne fa menzione). non è infrequente, negli scritti femministi, incorrere in questi luoghi comuni (comuni perchè frequenti) che risultano più come atti di fede che come risultati di indagini scientifiche. non mi sono permesso di commentare un libro che non ho letto ma il commento sul libro sì, quello l’ho letto e non lo condivido e non certo perchè mi senta indietro rispetto ad un percorso di crescita ma perchè lo ritengo contraddittorio rispetto al parere altrettanto sbandierato sul potere maschile ancora saldo e forte. o una cosa sta svanendo (il potere maschile) o sta prosperando. già il dire che le donne sono avanti agli uomini è una frase trionfalistica che non ha fondamento. per quella che è la mia esperienza diretta e surrogata (non essendo raccolti dati in merito ogni parere vale per quello che è: un parere) la grande maggioranza delle donne non condivide affatto queste posizioni avanzate illustrate nell’articolo ed è spesso ancorata ad una accettazione di ruolo subalterno che non sono solo gli uomini a mantenere. alla fine penso sia inutile parlare continuamente di un genere contro un altro genere… esistono persone evolute (in entrambi i generi) e persone conservatrici. i nuovi ruoli vanno conquistati e diffusi insieme senza convinzioni di superiorità da nessuna delle due parti. trovo disdicevole quando gli uomini parlano delle donne come delle sottosviluppate esattamente come trovo disdicevole l’opposto. non mitizziamo i generi in quanto tali… se no rientriamo nella propaganda del “partito unico” e costruiamo una realtà immaginaria solo perchè ci piace. il saggio basato sui casi di studio è interessante per offrire spunti di riflessione ma è cognitivamente fuorviante quando si pone l’obiettivo di parlare dello stato di una intera popolazione (i maschi e le femmmine italiani). solo questo. attenzione perchè gli stereotipi che si diffondono non sono solo quelli classici… ne stanno emergendo di nuovi proprio in chi combatte quelli classici. mi spiace se sembro un po’ duro ma comincio davvero a non amare la retorica istituzionalizzata “femminista”. mentre amo chi vuole cambiare le cose, maschio o femmina che sia.
In effetti per mettersi con lei ci vuole un bel coraggio