ECCELLENZE ITALIANE
IN PUGLIA, A BARI, SI PRESERVA LA FERTILITA’ DALLE AGGRESSIONI DEL CANCRO
A Bari si difende la fertilità di giovani pazienti ammalati di cancro a rischio di perdita della funzione riproduttiva a causa delle terapie chemioterapiche. Questa attività è svolta dalla Biobanca dei gameti umani del Policlinico di Bari diretta dalla ginecologa Raffaella Depalo.
Inserita nel Centro di procreazione medicalmente assistita (Pma), la Biobanca è operativa da oltre un decennio e dal 2005 è il punto di riferimento in Puglia e nel Mezzogiorno d’Italia. L’attività medico-scientifica del Centro di Pma rivolge particolare attenzione ai giovani pazienti, donne e uomini, affetti dalle malattie oncologiche che – grazie all’utilizzo di mezzi diagnostici sempre più innovativi e al perfezionamento dei trattamenti radio-chemioterapici – guariscono dal tumore. Ma, per effetto della gonadotossicità di tali trattamenti, rimangono sterili.
‘Per questi giovani pazienti, custodire nella Biobanca il proprio seme è diventato un imperativo della politica sanitaria perchè la riproduzione è uno degli scopi primari nella vita di un essere umano ed un figlio – dopo il cancro – rappresenta la più grande speranza di vita per questi pazienti’, spiega Raffaella Depalo.
‘La nostra attività non prescinde in alcun modo dalle indicazioni della legge 40/04 (art.4 comma 2/b) in base alla quale, laddove è possibile rimuovere le cause che impediscano la procreazione, noi favoriamo la riproduzione spontanea prima ancora di ricorrere a inutili e costosi cicli di Pma. Infatti, l’indicazione al trattamento di procreazione assistita la riceve il 40percento delle coppie. Mentre, il 60percento segue un percorso diagnostico di approfondimento volto ad individuare e rimuovere le cause di infertilità. Tra le 1300 coppie da noi valutate annualmente, i cicli di Pma eseguiti sono soltanto 300. Nel 50percento dei casi le coppie infertili trattate nel nostro Centro ottiene una gravidanza spontanea’, aggiunge la dottoressa Depalo.
Attualmente, nel Centro pugliese di procreazione assistita, sono congelati oltre 7600 dosi di liquido seminale raccolto da giovani uomini (età media 22-30 anni) affetti nel 67,3percento dei casi da una patologia tumorale. Circa duecento giovani donne hanno richiesto l’autoconservazione dei gameti per un totale di 670 ovociti e 175 frammenti di ovaio.
‘In alcuni casi, i gameti sono stati scongelati per essere utilizzati in procedure di fecondazione assistita e cinque gravidanze sono state portate a termine di cui due gemellari. Diversi altri bambini sono nati in buona salute’, continua la Depalo.
Di recente, per stabilire regole e criteri di attuazione di protocolli ufficiali in materia di Pma, la Biobanca ha avviato un protocollo di ricerca su un campione di cento donne in età fertile che non hanno mai avuto una gravidanza. Lo studio è in corso con il Servizio di isteroscopia della I^ clinica di Ostetricia e Ginecologia (Stefano Bettocchi e Oronzo Ceci) e il Dipartimento di scienze biomediche e oncologia umana – laboratorio di immunologia (Mimmo Caccavo).
I dati scientifici del WHO sottolineano che l’infertilità colpisce tra il 10 e il 20percento della popolazione mondiale, il 50percento è maschile e l’analoga percentuale è femminile (fonte: World Health Organization), nonostante le pratiche di stimolazione ovarica e fertilizzazione in vitro, e le norme della Pma, si avvalgano di tecniche all’avanguardia. Molto spesso infatti si assiste al fallimento dell’impianto degli embrioni in uteri apparentemente favorevoli per spessore e vascolarizzazione.
In considerazione della crescente domanda da parte di coppie infertili e tenuto conto che la pratica medica non sempre raggiunge i risultati sperati, sorge ‘la necessità di studiare nuovi markers molecolari per evidenziare e conoscere la competenza embrionale e valutare la ricettività endometriale’, precisa.
I modelli sperimentali dimostrano l’esistenza di un dialogo precoce (pre o periconcezionale) tra embrione ed endometrio uterino modulato da fattori biomolecolari, che – in presenza di patologie come l’endometriosi, i polipi, i miomi sottomucosi, sono soppressi causando un difetto dell’impianto embrionale. Ma anche i farmaci (agonisti o antagonisti del processo fecondativo) utilizzati nei protocolli di stimolazione ovarica nei cicli di fecondazione assistita inducono modificazioni della espressione di tali fattori, interferendo con l’impianto.
‘Analizzare il profilo dei geni e dei markers immunologici espressi dall’endometrio al tempo dell’impianto porterà ad accrescere le conoscenze dei processi fisiologici e patologici dell’impianto con importanti evoluzioni nella medicina riproduttiva’, conclude Raffaella Depalo.