di Caterina Della Torre
Ho preferito dare questo titolo alla recensione del film ‘’Viva la libertà’’ ( sottraendolo al romanzo di Andò da cui è stato tratto) perché mi sembra più appropriato ad esprimere i contenuti del film. Le idee e i simboli. Non ho indagato su quanto detto da altri perché non non ho voluto essere influenzata nel commento che andavo a scrivere.
Un Servillo ottimo che è riuscito ad impersonare egregiamente il ruolo dei due protagonisti ‘’gemelli’’
Uno, Enrico Olivieri, impegnato in politica da anni ed arrivato a diventare segretario di un partito di sinistra (immagino il PD) e l’altro Giovanni Ernani, professore universitario e scrittore saggista.
Il primo lucido e razionale anche se…
Il secondo passionale, emotivo e psicopatico secondo alcuni, ma in realtà solo diverso dalla gente normale. Tanto diverso da essere stato affidato a cure psichiatriche.
Enrico ad un certo punto della sua carriera si trova nel mezzo al fallimento del suo partito. La sua mente si ribella, ma non riesce a focalizzarsi sulla strada corretta da intraprendere. Allora per non implodere, fugge e si nasconde dai suoi colleghi per aver tempo per riflettere. E si rifugia lontano dalla gente che potrebbe riconoscerlo. Va da una sua lontana fiamma che vive in Francia, sposata con un famoso regista orientale. Cerca calore o ritorno alla gioventù, dove tuttora ancora è possibile.
Nel frattempo il giovane assistente del segretario (Mastrandrea) cercando di uscire dall’impasse dovuta alla scomparsa del capo, viene a scoprire dell’esistenza del fratello ‘’gemello’’ di Enrico, Giovanni, che viveva in una casa di malati psichiatrici non considerati pericolosi.
Lo rintraccia e lo convince a prendere le vesti del fratello. E questi ci riesce molto bene. Fin troppo. Anche nelle riunioni e convegni con gli iscritti al partito, ottiene un successo inaspettato. Parlando di niente, né contenuti né piani programmatici, ma sono sollevando gli umori e il morale delle folle, risvegliando le passioni addormentate dentro coscienze intorpidite.
Le quotazioni del leader politico tornano a galla ed Enrico le segue in TV dal suo rifugio francese. Dove vive una vita ritirata ma tra la gente. E dove si scopre che la sua vecchia amica era stata la fidanzata di entrambi i fratelli in gioventù. Ha amato ’’l’ occhio sinistro di uno e quello destro dell’altro”. Amandoli cioè tutti e due.
Qui si ricongiungono i due gemelli: un’amima, una persona, due coscienze e vite diverse.
La scena finale del film e probabilmente del libro (che non ho letto) si chiude proprio sull’immagine del ‘’leader’’ tornato all’ovile, gettando in confusione ed in disperazione l’assistente che si era ormai abituato alla personalità ”diversa” ma vincente di Enrico. Tuttavia la canzoncina che sfugge dalle labbra del ‘’rientrato a casa’’ che canticchia come faceva il fratello Gipvanni (magicamente e improvvisamente scomparso dalla scena) rimette la palla al centro: chi sarà costui che siede nella poltrona dello studio del parlamentare? Enrico o Giovanni?
Una storia avvincente che ci pone due domande: basterà la passione che accende i cuori, a governare un paese? Ma una politica senza passione, che politica è?
Regia e cast:
Un film di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto.