La Corte Suprema si esprimerà a poco sul quesito “Impedire alle persone omosessuali di sposarsi viola la parità di diritti fra i cittadini garantita dalla Costituzione americana?
La Corte Suprema si esprimerà a poco sul quesito “Impedire alle persone omosessuali di sposarsi viola la parità di diritti fra i cittadini garantita dalla Costituzione americana?” Indipendentemente da quanto deciderà la Corte, il caso è servito ad approfondire e diffondere un dibattito, oramai già mainstream nella società americana, sul significato di parole come “famiglia” e “matrimonio”. Il caso è anche servito a costatare, ancora una volta, come una maggioranza in continua crescita di Americani sia favorevole alle nozze gay.
In Italia, anche se il numero di persone favorevoli alle nozze gay cresce ogni anno, ancora non è maggioranza. In parte, siamo una società più anziana, dunque meno aperta al cambiamento. In parte, i modelli positivi di persone gay, anche se in aumento, sono ancora meno ( e meno “al top”) che negli Stati Uniti. In parte, la battaglia per il matrimonio ugualitario è ancora settorializzata e i loro portavoce sono spesso proprio le persone gay, mentre negli USA da Hillary Clinton a Obama a Beyoncé, moltissime sono gli opinion leader eterosessuali che si esprimono in favore dei diritti del movimento LGBT.
A parlare poi chiaramente in favore di questo tema sono anche le femministe americane, argomentando che il matrimonio ugualitario è propriamente un tema femminista. Non sono state infatti le femministe a rivendicare per prime la necessità di una visione delle relazioni di genere più libera e basata sull’uguaglianza ed il rispetto tra persone, più che sulla replica di ruoli tradizionali? Non sono state loro a dire che la famiglia doveva cambiare, aprirsi, ammorbidirsi per aggiustarsi alle necessità degli uomini e donne di oggi? Non è questa liberazione, infondo, la lezione del femminismo che ha aperto la strada alle politiche sulle pari opportunità? Per quanto mi riguarda, il ragionamento non fa una piega.
Certo, ci sono anche le teoriche femministe che sostengono che il matrimonio è un’istituzione patriarcale e come tale andrebbe eliminata, invece che riformata. E anche se questa è una posizione rispettabile, non risponde alle necessità di milioni di donne e uomini che oggi vogliono fare figli, avere accesso alle proprietà dei loro compagni o delle loro compagne di vita, e via dicendo. E per tutte queste cose, il matrimonio semplifica le cose. E poi c’è l’aspetto sentimentale. Per molti, uomini e donne, eterosessuali e non, al di là delle necessità pratiche, sposarsi vuol dire fare una scelta di vita importante, parlare di un impegno e di un amore diverso da tutti gli altri e come tale riconosciuto non solo dalla coppia, ma dalla società.
Moltissime delle giovani femministe americane questo lo hanno capito e si sono schierate a favore del matrimonio ugualitario, mettendosi dal lato giusto della storia, dei diritti umani e del progresso sociale.
Anche in Italia c’è un avvicinamento tra femminismo e diritti LGBT (O LGBTQA, come si dice qui, aggiungendo anche le categorie Queer o Questioning e Asexual), ma mi piacerebbe che andassimo oltre. Vorrei che tutte le donne abbracciassero i diritti LGBT come parte della piattaforma di pari opportunità, capendo non può esistere una società che rispetta le donne nella loro diversità senza rispettare i diritti delle persone LGBT. Almeno in questo, gli Stati Uniti sono sulla buona strada, speriamo che l’Italia li segua.
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